Rock In Roma 2024 | Cristiano De André
CRISTIANO DE ANDRÉ PORTA IL SUO “BEST OF LIVE TOUR” A ROMA
Tormento ed estasi di un talento inespresso
Roma, 20 Giugno 2024
Rock In Roma va in trasferta: dall’Ippodromo delle Capannelle siamo in Auditorium, in città torna Cristiano De André.
Durante la serata, a circa metà concerto, Cristiano racconta un aneddoto, tra gli altri. Durante il tour di “Anime salve” il padre gli confessa di sentirsi sconfitto, che tutto quello che aveva scritto a difesa degli ultimi o contro la guerra non era servito a un cazzo. Ecco, forse è questo episodio una delle chiavi di volta per cercare di capire cosa scorre in mezzo ad un rapporto filiale del genere.
Fabrizio De André è stato il genio letterato che tutti conosciamo, ma anche un uomo dalle molte contraddizioni. Con il figlio e i sentimenti ha avuto un rapporto a volte contrastante. E poi c’è il rovescio della medaglia: quello di un figlio, proprio Cristiano, che ha voluto ripercorrere la stessa strada artistica del padre. Anche contro il suo volere, che lo avrebbe voluto veterinario.
A differenza di altri casi simili, Cristiano De André è davvero un figlio d’arte. Ha rivelato di avere un gran talento, sia come strumentista che come cantautore. Talento che nella sua carriera non è comunque servito a fargli scalare la montagna di un confronto difficile con un padre troppo ingombrante. Fino al Tour di “Anime salve”, l’ultimo di Fabrizio. Un tour nel quale ha voluto il figlio come chitarrista ma soprattutto in cui gli ha chiesto di riarrangiare i suoi brani, un po’ come all’epoca fece la PFM.
Fu un riconoscimento per Cristiano che da allora, con intervalli irregolari, si è sentito in dovere di ridare nuova vita a quel repertorio per riportarlo in tour. È stato anche un modo per risolvere un confronto difficile con il fantasma del padre. Ed il concerto di Roma lo ha dimostrato. Cristiano De André è riuscito in un’opera titanica: costruire nuove armonie intorno alle canzoni di Fabrizio. Così, brani come ‘Se Ti Tagliassero a Pezzetti’, ‘Sand Creek’ o ‘Ho visto Nina Volare’ assumono contorni rock. O anche di ballata country romantica. Persino in modo più originale e contemporaneo di quanto fecero negli anni Settanta Di Cioccio e soci.
Accompagnato da musicisti di gran livello, Cristiano non ha avuto paura di sperimentare. Non solo per un omaggio in qualche modo dovuto al padre, ma anche per sé stesso. Come ha più volte ricordato, questo confronto continuo lo ha fatto soffrire ma negli ultimi anni ha assunto un respiro davvero diverso.
La Cavea, lo abbiamo ricordato più volte, è la location adatta per questo tipo di concerti. Per intenderci, è il posto perfetto per i concerti che hanno anche qualcosa di emozionale da trasmettere. A livello sensoriale, sembrava quasi di toccare gli strumenti: questo è stato possibile grazie alla capacità dei musicisti di suonare in modo caldo. Lo stesso Cristiano ha messo in luce le sue doti. Come non capitava da molto tempo, ha trasmesso al pubblico proprio il suo piacere nel suonare. Pianoforte, chitarra classica e chitarra rock, violino e viola e anche il mandolino: un live ricco. Forte il bisogno di esprimersi e coinvolgere il pubblico, la voglia di spiegare e spiegarsi. La voglia di farsi ascoltare.
Il pubblico, manco a dirlo, si è fatto coinvolgere da subito. E no, non potevamo davvero chiedere di più. Con la sensazione che il fantasma di De André padre si fosse accomodato anche lui in platea, ad ascoltare un figlio in grande spolvero. Cristiano si è divertito concedendo due bis e proponendo una scaletta davvero importante. Soprattutto, arricchita dal suo tocco che ha reso la serata davvero unica.
Forse l’età o forse anche la consapevolezza che in qualche modo avesse qualcosa da dire al di là del suo cognome. Lo aveva già dimostrato ai tempi dell’album “Canzoni con il naso lungo”, ma questo tour arriva alle veneranda età di oltre sessant’anni. È un altro esame di maturità, quello di un artista che ha dovuto mettere da parte sé stesso e ripartire. Da dove? Da una storia letteraria paterna che non poteva essere ignorata.
Un po’ quello che è successo a Jacob Dylan, figlio del grande Bob. La vita che non consente di cancellare i propri genitori, in nessun ambito – men che meno nell’arte, nella canzone o nella musica. Anzi, in questi mondi si ha l’occasione di avere degli strumenti in più, come se si usassero le mani dei padri con gli occhi dei figli. Un’operazione lunga e complessa di emancipazione artistica e umana, ma prima o poi ci si arriva grazie all’amore e al talento. Lo stesso amore per il prossimo che Fabrizio ha sempre messo come stella polare di un’esistenza che escludesse la guerra. Pensiero al quale necessitano atti pratici da far seguire, nel proprio quotidiano anche tra noi, anche in una famiglia. Come tra artisti, come tra padre e figlio. Come Cristiano e Fabrizio De André.