Robben Ford e le sue (straordinarie) lezioni di Blues
Robben Ford a Roma nella balena di Renzo Piano
Un successo continuo per il “Dragon Tales Tour 2024” del chitarrista americano
Roma, 03 Dicembre 2024 | Ph. © Stefano Panaro
Oggigiorno l’appellativo di “maestro delle sei corde” viene spesso usato in modo abbastanza generoso, addirittura talvolta davvero improprio. Al contrario, nel caso di Robben Ford mai definizione è più adatta.
La sua è una storia musicale lunga, che inizia proprio con la The Charles Ford Band e album mitici. Il percorso solista ha oltrepassato e attraversato ogni confine musicale, a volte eccedendo persino nell’autocompiacimento. Ma in queste ultime produzioni ed esibizioni live, il ritorno ad uno stile armonico – diretto discendente della formazione blues / jazz degli esordi – è tornato ad avere il sopravvento. L’ispirazione creativa è esplicita, diretta al compianto Jeff Beck, più volte citato durante la serata e a cui Ford ha dedicato per intero la scaletta.
I compagni d’avventura (Jones, Goldings e Husband) hanno suonato con i migliori artisti degli ultimi venti anni, come d’altronde lo stesso Ford, e i momenti in cui hanno addolcito la serata con i loro virtuosismi sono stati ben presenti nel live. In scaletta c’è spazio per brani dilatati, come ‘The Light Fandango’, ‘Blues in MD’, ‘Two shades of Blue’. Ma anche citazioni musicali dal passato, con una versione ai limiti della distorsione di ‘Jealous Guy’ di John Lennon, che è stata destrutturata e ricostruita come fosse stato un pezzo scritto dallo stesso Ford. Anche incursioni jazz come ‘Remedy’ e ‘Octavia’ hanno contribuito a rendere completa la serata.
Robben Ford è un virtuoso della chitarra, non ha bisogno di dovere dimostrare nulla – né su disco né nelle esibizioni live. Unico nell’approccio armonico che è stato in grado di fondere il blues rock con il jazz moderno di ispirazione elettronica. Le radici dal vivo sembrano spingerlo sempre su una ricerca ancestrale dei suoni, come faceva agli esordi. La sua tecnica, sublime, lo rende un chitarrista pulito che evita gli assoli. È uno di quei chitarristi che lo strumento lo rispetta, nel senso che sembra quasi farlo vivere in modo indipendente. E così fa anche questa sera, con la Gibson Les Paul che ha scelto per accompagnarsi.
Il pubblico presente al concerto è per gran parte composto di addetti ai lavori e amanti della chitarra, che assistono alla performance di uno dei pochissimi artisti ancora in piena forma capace di rendere dal vivo in modo quasi speculare ciò che ha prodotto su disco. E questo è un dono molto apprezzato dal pubblico che vede nelle sue capacità tecniche un punto di arrivo e ispirazione. La sua mano si muove tra le corde con uno stile claptoniano, lentamente, accarezzando le corde ma capace di dilatare il suono in un modo così pulito da cullare a occhi chiusi con le sue note la dimensione onirica degli ascoltatori. Uno di quei casi rari in cui le note sublimano il singolo brano come fosse un qualcosa di unico e vivo. Ford ci accompagna per mano all’ascolto con profondo rispetto per lo strumento. Una serata di grandi virtuosi fatta per chi ama la musica, da chi la musica la sa trattare per ciò che è: un dono.