Pete Doherty, storia di un talento puro che ha preso fuoco
Roma, 12 ottobre 2019
Raramente mi è capitato di avere tante difficoltà nel parlare di un artista.
Pete Doherty, ex leader di Libertines e Babyshambles, oggi front man dei Puta Madres, ha fatto tappa col suo minitour italiano nella meravigliosa location dell’ex Teatro Riccardi di via Celsa, oggi Teatro Centrale.
Curioso che una città come Roma che annualmente fa fatica a trovare una location degna per il rock abbia invece trovato l’occasione di riportare il centro della città ad avere confidenza con eventi del genere e questa è senza dubbio una nota di merito, ma veniamo alla parte artistica.
Che dire di Doherty – o come lo chiamano i fan confidenzialmente, Pete?
Sempre in dubbio e in gioco tra personaggio e musicista.
Oggi la nebbia sembra dipanarsi a favore della prima ipotesi ed è un peccato, perché con l’eccesso si scade nella caricatura della rockstar e si perdono occasioni.
Un avvio bruciante di carriera come i Libertines con l’amico/nemico Carl Barat e il ritorno con i Babyshambles lo hanno quasi assurto a mito moderno della musica.
Ma il senso e la voglia di autodistruzione, che ha avuto precedenti illustri in Jim Morrison o Sid Vicious sembra sempre prevalere e portarlo a manifestazioni come suonare con accanto alcolici normo e super di vario genere.
Certo, ogni tanto ricorda a sé stesso e a noi che è stato e se vuole è ancora un musicista che non ha bisogno di straniarsi: così gli episodi migliori sono ‘Boys in the band‘, ‘Good old days‘ e ‘Don’t look back into the sun‘, brani della sua prima band.
Immancabile ‘Albion‘ dei successivi Babyshambles e anche le cover di Barat come ‘Let It Rain‘.
La sua produzione con i Puta Madres è ancora da perfezionare nonostante i buoni spunti come in ‘All at sea‘.
La serata ha avuto molti alti e bassi nella performance nonostante l’alchimia col chitarrista (ex Libertines) Jack Jones sia rodata.
Anche il coinvolgimento sul palco di un fan è stato preso male dal resto della band, specie dal batterista Rafa che gli ha lanciato le bacchette.
Il concerto dopo un paio di bis è andato a chiudere con un Doherty a metà tra lo stremato e l’esaltato, che lascia aperta una serie di interrogativi su un musicista dalle enormi potenzialità espresse in modo contraddittorio e dalle avventure di uomo che lo hanno segnato in modo decisivo, tanto da tenerlo sempre al punto di partenza.
Ecco, forse sarebbe arrivato il momento di capire se ci sono ancora margini di crescita per Doherty: lo deve a chi lo segue dagli esordi ma soprattutto a sé stesso e al suo talento che, nonostante tutto, rimane davvero elevato nel panorama musicale di oggi.