Oca Nera Rock

Turn ON Music

Paola & Chiara, il ritorno degli anni Novanta

Oggi sono pigro e stanco, apro direttamente copiando da Wikipedia.
“Una cosa divertente che non farò mai più” è una raccolta di saggi di David Foster Wallace, pubblicata nel 1997.
Si tratta di un reportage su una settimana di crociera ai Caraibi commissionato a Wallace dalla rivista Harper’s Magazine.
È il primo pensiero al risveglio di stamattina, dopo aver assistito la sera precedente al concerto di Paola e Chiara, a Villa Ada a Roma.
Mi chiedo come avrebbe potuto raccontarlo il genio di Ithaca e mi sento minuscolo e non all’altezza del compito che mi è stato assegnato.
In questo primo anno di collaborazione con Oca Nera Rock ho spaziato tra i generi più disparati: afrojazz, pop, rock, elettronica, afrobeat, crossover, indie, jazz sperimentale, noise, contaminazioni di ogni tipo riuscendo a barcamenarmi – più o meno bene, non sta a me dirlo – e portarla a casa.
Ma stavolta l’impresa va oltre le mie capacità di ascolto e di narrazione.
Complice una colazione a base di biscotti ai grani antichi e miele, accompagnata da dosi industriali di cioccolata extrafondente, decido comunque di provarci.
Faccio un respiro profondo e comincio dalla versione remixata di ‘Felicità‘ di Al Bano e Romina – abbastanza inquietante -, seguita da una Viola Valentino d’annata, che mi accolgono nella zona food del sito deputato ad accogliere l’esibizione delle sorelle Iezzi.
Sono sparato improvvisamente in un mondo parallelo: incontro visioni ologrammatiche di Barbie e Ken, che incontrano gli anni Novanta, che incontrano “Grease” che incontra me.

Tengo botta e sulle mie gambe entro nell’area del live, dove la mia attenzione è immediatamente magnetizzata dallo stand del merchandising e dal telo da mare di Paola e Chiara.
Vi campeggia la scritta “Mare Caos”, titolo della loro hit dell’estate 2023.
Per un buon quarto d’ora il rimpianto più grande della mia vita è di essere arrivato al mese di settembre senza poter sfoggiare siffatto imperdibile gadget.
Ahimé è tardi per rimediare, a rimpianto si aggiunge rimpianto.
Intanto vedo animarsi qualcosa e qualcuno sul palco.

Rizzo

L’apertura è affidata a una giovanissima artista romana – «Ciao raga’ come state? Daje, balliamocela insieme» – che dice di chiamarsi Rizzo (all’anagrafe Alessandra Rizzo, ma non male il suo nome utente su Instagram) come l’antagonista di Sandy in “Grease”.
Proviene direttamente da un varco spazio-temporale che sono certo connetta stasera la zona del laghetto di Villa Ada con gli studi Palatino di Canale 5 durante gli anni Novanta.
Gli studi di Gianni Boncompagni, Irene Ghergo e di auricolari nascosti.
Quelli di “Non è la Rai”, per i meno perspicaci.
È accompagnata da un dj ai piatti e all’elettronica, ma davanti a me passa un treno con i volti di Cristina Quaranta, Pamela Petrarolo, Mary Patti, Emanuela Panatta e fino all’ultimo la mia segreta speranza è di veder spuntare sul palco Francesca Gollini che canta ‘Rosso‘.
Invece colgo nei recessi dei miei lobi temporali Rizzo proclamare «tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci regali fiori» e infine sciogliersi con ‘Cassa Forte‘, pezzo di commiato dal pubblico.
Indosso una maglietta celebrativa dello Sziget ultimo trascorso, che attira l’attenzione della ragazza che si occuperà dei video da proiettare durante lo show delle sorelle Iezzi.
Conferma definitiva che il mondo si divide in due: chi è stato al festival ungherese e chi no.

Ore 21.54, scorrono sullo schermo in fondo al palco immagini presenti e passate delle due, accompagnate da frammenti di dichiarazioni estratti da interviste.
Poi eccole, Paola esuberante ed estroversa, Chiara più timida e riservata.
Abiti griffati Dolce e Gabbana per il primo tour insieme dopo dieci anni: pantaloni neri, maglia nera autocelebrativa con i loro nomi scritti in fucsia.
Sono accompagnate da tre ottimi musicisti, Andrea Montalbano alla chitarra, Terence (Paola non perderà occasione di ricordare il personaggio di “Candy Candy”) Strambini al basso e Paride Surace alla batteria.
A questi si aggiungono il playback delle backing vocals di sostegno alle cantanti e le basi elettroniche che partono direttamente dal mixer.
Nulla di nuovo, una normale abitudine dei live.
Forse lo è sempre stata e i megascreen ai lati del palco hanno svelato il segreto.
La scaletta è collaudata, l’ordine dei pezzi è lo stesso del live di Verona di due giorni fa; una carrellata dei loro successi passati e presenti.
Tre giorni dopo Max Pezzali – del quale furono coriste – è un altro viaggio nel vissuto di figlie e figli degli anni Novanta.
Nessuno escluso: nemmeno io, che nel 1997, quando vincevano Sanremo nella categoria Nuove Proposte, cercavo, inutilmente, fama imperitura in una band la cui mente era un loro insospettabile ultras.
Erano gli anni di ‘Amici Come Prima‘: immancabile presenza già nella prima parte del concerto.

Paola & Chiara

Se Umberto Eco fosse ancora tra noi, potrebbe scriverebbe la fenomenologia di Paola e Chiara.
Le sorelle che ancora molti pensano siano gemelle; la bionda e la mora.
Il dualismo che in Italia è una garanzia dai tempi dei Ricchi e Poveri.
In un’Italia sempre più nera, hanno il difficile compito di riportare tra noi colori dell’arcobaleno, ma non solo quelli.
Le eredi naturali di Raffaella Carrà.
Gli ingredienti nazional popolari ci sono tutti.
Centinaia di smartphone che a precisa richiesta, su ‘Milleluci‘, titolo di uno storico programma televisivo del 1974 con Mina e Raffaella Nazionale (sarà un caso?), accendono le torce e le rivolgono verso il palco.
I Carramba Boys in versione 2.0, carne di primissima scelta a uso e consumo di occhi e fantasie del pubblico, senza distinzioni di appartenenze di genere.
I cartelloni con i messaggi del pubblico, puntualmente letti da Paola e diffusi a tutta la platea.
I saluti alle singole persone del fan club riconosciute alla transenna.
Il loro lato sensuale e torbido, liberato sotto le luci rosse di ‘Kamasutra‘.
La busta gigantesca consegnata a Chiara e contenente il cartonato a grandezza naturale di Jason Momoa, conseguenza di un’intervista in cui la maggiore delle due sorelle lo ha indicato come uomo ideale.
Poi le battute allusive e senza troppi veli con Chiara Francini – giudice di Drag Race Italia, talent con concorrenti Drag Queen – chiamata sul palco a cantare “a cappella” ‘A Modo Mio‘.
Il “marchettone” per il network che ospiterà la trasmissione («Abbonatevi tutti a Paramount+»).
Il sostegno all’amore inclusivo oltre ogni genere con ‘Viva El Amor‘.
La Disco Music anni ’70, con giganteschi globi strobo portati dai ballerini.
Gli abiti della seconda parte del concerto – sempre firmati D&G – a richiamare i globi stessi.
Il light show della seconda parte del live che mi proietta retrospettivamente negli show televisivi di Antonello Falqui o Enzo Trapani.
Il featuring con Boomdabash di ‘Lambada‘.
Questo e molto altro ancora, ma soprattutto, ed è il mio personale sballo, il campionamento di ‘I Feel Love‘ di Giorgio Moroder, con la voce di Donna Summer.
Quarantasei euro è anche troppo poco per una serata così.

Roma, 05 settembre 2023

Photogallery

© Stefano Panaro

Paola & Chiara

Rizzo

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