Motorpsycho live a Bologna: sono arrivati i mostri
Attesissimo appuntamento quello con i Motorpsycho al Tpo di Bologna.
Dopo le date di Pordenone, Milano e Roma, il trio norvegese arriva in Emilia Romagna l’11 maggio e suona per più di due ore sfruttando l’enorme repertorio a disposizione, figlio di una carriera lunga ormai più di un decennio.
Trio composto da due chitarre e batteria, ci pensano un paio di sintetizzatori e una batteria con la doppia cassa (quella di Kenneth Kapstad, presente dal 2007) a riempire il palco del Teatro Polivalente Occupato.
Sin dall’apertura del locale la folla cresce in maniera regolare e pian piano sotto palco si avvicinano i fans più temerari, pronti ad assistere ad un’esibizione unica nel suo genere. Questo è il tour di promozione di “Here Be Monsters”, album uscito a febbraio 2016 e coerente con l’intenzione di voler stupire l’ascoltatore cercando di incastrare più di un’influenza – prerogativa della band, famosa per il suo eclettismo e la propensione verso scelte particolarmente intense.
I Motorpsycho si fanno attendere ed iniziano con un po’ di ritardo.
Lo fanno con ‘Big Black Dog‘, brano presente nel loro freschissimo lavoro in studio, e dopo un paio di pezzi rigorosamente uniti e collegati con gusto Bent Saeter lascia la chitarra e per abbracciare il basso: avviene spesso, e generalmente è un gesto che dà l’inizio ad un’altra manciata di brani senza respiro.
L’utilizzo frequente dei sintetizzatori arricchisce il sound del trio (come se non bastassero i volumi di chitarra decisamente sopra la norma!): se ne occupa Hans Magnus “Snah” Ryan, chitarra solista, sfruttando la miriade di effetti a disposizione e andando a creare un’ottima dinamica.
Il pubblico presente è adulto e rispettoso di ogni singolo intermezzo e questa risposta facilita la buona riuscita dell’evento, permettendo a tutti di cogliere i vari aspetti del live.
La nota positiva (al contempo negativa) è che il Tpo si riempie in fretta date le sue dimensioni, e questo fa sì che se da un lato i Motorpsycho sono un nome di punta, dall’altra la temperatura interna del locale aumenta in modo asfissiante rendendo estenuante la resistenza al concerto.
Degno di nota ‘Lacuna/Sunrise‘, uno dei tanti brani che nonostante i 10 minuti suonati risulta di facile fruibilità grazie ai mille cambi di tempo, di svolte sonore e delle esplosioni di chitarra, ma impeccabili anche le più movimentate ‘No Evil‘ o ‘Whole lotta Diana‘.
Il live arriva a conclusione con due pietre miliari dell’alternative rock dei primi anni ’90, ‘Feel‘ e ‘Nothing to say‘.
Nonostante la grandezza del concerto ho trovato la voce di Bent un po’ sottotono: sarà la stanchezza accumulata a causa delle numerose date in giro per l’Europa?
Nelle parti strumentali, invece, ha offerto al pubblico un’esibizione da manuale – impeccabile.
Potrebbero suonare per altre due ore (questa è la dichiarazione che giunge dal palco) ma si tratta dell’ultimissima data in Italia prima di raggiungere la Germania e continuare il tour.
Anche se se ne sono appena andati, noi li aspettiamo presto per ripetere insieme quest’esperienza.