Messa: liturgie domenicali al Solidar Rock
Al netto della pausa forzata causata dalle restrizioni del Covid, sono oramai 21 gli anni in cui la S’Apre Onlus ed i 150 volontari reclutati per l’occasione allietano annualmente quella decina di giorni a cavallo tra la fine di maggio e gli inizi di giugno con il Solidar Rock, la manifestazione che nel campo sportivo di Via Mazzola a Cassano D’Adda vede musica, gastronomia e solidarietà convergere per dar luogo ad una grande festa in cui la musica è solo una buona scusa per partecipare contribuendo ad un evento i cui proventi andranno a finanziare progetti benefici sia locali che internazionali.
Questa domenica sera di fine maggio è caratterizzata da un cielo plumbeo che se da una parte invoglia a non abbandonare il divano di casa, dall’altra fornisce il perfetto substrato per le sonorità boom degli ospiti musicali che il Solidar Rock offre quest’oggi gratuitamente (e sottolineo il gratuitamente) al proprio pubblico.
Ed ecco allora che poco dopo le 21:00 salgono sul palco i Cancervo, power trio il cui nome richiama l’omonimo monte delle Prealpi Orobie che si staglia sulla Val Brembana, luogo d’origine della band stessa.
Giunto da pochi mesi al traguardo del secondo album, il trio brembano prende possesso del palco investendo i presenti con il proprio, monolitico sound di stampo sabbathiano, con una ritmica da giorno del giudizio ed una sventagliata di riff doom che ti entrano sottopelle e ti scuotono le interiora.
Con il secondo album sono arrivate anche le parti vocali, totalmente assenti nel debutto, che contribuiscono nel dar maggior spessore alle composizioni della band e quindi a renderne più variegate le sonorità, tradotte poi in canzoni in cui far rivivere miti e leggende del folklore propri del territorio da cui provengono.
Per quanto interessanti, inutile nascondere che gran parte di chi è accorso nel campetto sportivo di Cassano D’Adda lo ha fatto per assistere all’ennesima prova live degli instancabili Messa, la grande speranza bianca del metal italiano, che con il terzo, meraviglioso album “Close” è definitivamente e meritatamente entrata nei cuori (e nelle personali classifiche) di tanti appassionati del genere.
Abbiamo detto che questa sarebbe stata una serata doom, ma definire semplicemente ‘doom’ il sound dei Messa sarebbe ingiusto, ed assolutamente limitativo.
Il punto di forza della band sta proprio nell’aver incorporato nelle proprie sonorità una moltitudine di generi ed influenze, che partono dal metal e si spingono fino al jazz ed alla world-music, dando luogo a composizioni multi sfaccettate ed assolutamente originali, in un caleidoscopio di suoni ed emozioni impreziosite dall’ammaliante vocalità di Sara (Bianchin) e dalla chitarra di Alberto (Piccolo), che si snodano nei meandri delle ritmiche ipnotiche intessute da Marco (Zanin) e Rocco (Toaldo).
Reduci da una apprezzatissima esibizione al Desertfest di Berlino, i Messa salgono finalmente sul palco del Solidar Rock ed aprono il concerto dando (giustamente) largo spazio a “Close”, da cui ci propongono in sequenza l’oscuro heavy blues di ‘If You Want Her To Be Taken‘, la cavalcata di ‘Dark Horse‘ e ‘Suspended‘, con quello splendido intermezzo jazzato di Alberto.
Un piccolo tuffo nel passato lo viviamo con ‘Leah‘ dal precedente “Feast For Water” salvo poi tornare a “Close” con quel gioiellino dal sapor mediorientale che è ‘Pilgrim‘, lasciando agli echi zeppeliniani di ‘Rubedo‘ (il mio pezzo preferito) di chiudere il main-set.
I tempi stringono per cui si passa subito all’encore, con un altro passo a ritroso nel tempo grazie ad ‘Enoch‘, dallo split con i Breit uscito nel 2016.
L’intensissima attività live che li sta vedendo girare in lungo ed in largo per l’Italia e per l’Europa ha conferito ai quattro di Cittadella un’invidiabile padronanza del palco, e per quanto inevitabilmente la presenza scenica e la voce di Sara tendano a catalizzare l’attenzione del pubblico, è tutto l’insieme che ci restituisce la dimensione di una band che sta mostrando di giorno in giorno un’incredibile potenziale di crescita, una crescita che non intravediamo solo nel comparto compositivo ma anche a livello di popolarità, con un’affluenza di pubblico sempre più numerosa di concerto in concerto, per quella che oramai non è più una bella promessa ma una solida realtà.
E che questa realtà sia tutta nostrana, dovrebbe riempirci di sano orgoglio nazionale.
Un consiglio pratico: questo è quanto i Messa riescono ad offrire nella loro formazione standard, ed è già tantissima roba.
In selezionate date, tipo quella del Desertfest, si presentano in formazione estesa, con tutti i musicisti che hanno preso parte alla registrazione di “Close”.
Purtroppo, non abbiamo ancora avuto modo di assistere ad uno di questi spettacoli concerto, ma se ve ne capitasse l’occasione, consiglierei caldamente di non perderla per alcun motivo.
E se non ci credete, date un colpo d’orecchio al recentemente pubblicato “Live At Roadburm“, che fissa su disco l’esibizione in configurazione allargata che i Messa tennero lo scorso anno nell’ambito dell’omonimo festival.