Me And That Man, la seconda vita di Adam Darski
Davvero interessante il cartellone proposto questa sera da Cerberus Booking presso il Legend Club di Milano, un cartellone in cui i protagonisti indiscussi sono i Me And That Man, il progetto parallelo con cui Adam ‘Nergal’ Darski, messi temporaneamente da parte il corpse-paint ed il blackened death metal dei suoi Behemoth, si (e ci) diverte mescolando con sorprendente efficacia folk, blues e country, generi all’apparenza parecchio lontani dalla visione musicale per la quale è arrivato al successo, ma proprio per questo indice di grande eclettismo e versatilità artistica. Avendo amato tutti e tre gli album fino ad ora rilasciati a nome Me And That Man, è con malcelata curiosità ed aspettativa che raggiungo con buon anticipo un Legend Club non particolarmente affollato – nelle due serate precedenti hanno suonato sia a Roma che a Mantova, e forse questo ha portato il pubblico interessato a distribuirsi sulle tre location toccate da questo mini-tour italiano.
Battezzata la serata con la solita birretta pre-concerto ed il consueto giro di chiacchiere con amici e conoscenti nel dehor del Legend, accedo al locale giusto in tempo per assistere alla performance di Dalila Kayros, cantante – o meglio – ricercatrice vocale e compositrice sarda, della quale avevo già sentito parlare senza peraltro aver ascoltato molto, cosa a cui ho cercato di porre rimedio documentandomi un poco per arrivare un minimo preparato al concerto di oggi, e nel processo rimanendo parecchio colpito dal suo ultimo album “Animami” (2022), tanto spiazzante quanto coinvolgente e che ha aumentando a dismisura la curiosità di vederla performare in sede live. Non possiamo però parlare di Dalila Kayros senza citare lo stretto collaboratore Danilo Casti, il musicista elettronico che la affianca sia in fase compositiva che in studio e – naturalmente – dal vivo. Casti fornisce il substrato su cui Dalila intarsia le sue melodie vocali stranianti per un viaggio sensoriale che trascende i generi e che sul palco prende vita anche grazie ad una performance che unisce alla peculiarità compositiva l’aspetto più strettamente visuale. La Kayros si esibisce con un face-paint tribale e movenze sciamaniche, sorta di sacerdotessa dell’inconscio in cui il canto è solo una parte del rituale che sul palco sembra stia officiando, un rituale che si sviluppa dalla console di Danilo Casti, presenza fondamentale on stage. Il tempo a disposizione non è tantissimo, ma comunque sufficiente per dare al pubblico più di un assaggio di quella che è l’affascinante universo musicale di Dalila. Scorrono via due estratti dal succitato “Animami”, ‘Abyss’ e ‘Breath’ – quest’ultima si fonde poi con ‘The Last Breath On Earth’, attualmente inedita, e che in buona sostanza ne è la naturale estensione. ‘Hacab’ è un vecchio brano del 2013, originariamente apparso sull’album “Nuhk” ma questa sera proposto in una versione ambient, su cui svetta la peculiare vocalità dei Dalila. Il concerto si chiude con ‘Lamia’ e ‘Corpus Sonorum’, due nuove composizioni ancora in forma embrionale che troveremo probabilmente sul nuovo album. «Saranno un po’ diverse», ci dice Dalila dopo il concerto, «il nostro studio in questi due anni è stato il palco, ora le stiamo mettendo nero su bianco e andiamo a fare il lavoro di rifinitura». Molto bene, non resta che attendere e nell’attesa, possibilmente, vederla di nuovo dal vivo.
Questa intensa serata è ancora giovane, e l’attesa per l’esibizione di Nergal e compagni viene stemperata dal folk psichedelico a tinte dark dei milanesi Nero Kane, l’oscura e decadente creatura di Marco Mezzadri (chitarra/voce), coadiuvato dalla poliedrica Samantha Stella (cantante, tastierista, performer e filmaker). Con tre album all’attivo ed un’intensa attività live che li ha visti esibirsi sui palchi di tutta Europa, Nero Kane è una solida realtà nostrana, affascinante e melanconica, il cui sound ricercato ed introspettivo meriterebbe atmosfere più raccolte ed un pubblico un po’ meno caciarone di quello che sta attendendo lo show dei Me And That Man. Marco e Samantha ci propongono questa sera un set principalmente basato sui brani di quello che è attualmente il loro ultimo album “Of Knowledge And Revelation” (2022, Subsound Records). E così come apre il disco, ‘Lady Of Sorrow’ (guardate il relativo video di cui Samantha è anche regista, è stupendo) apre il loro show di questa sera. L’approccio è assolutamente minimal – chitarra, tastiere, effetti elettronici e tanto pathos in questi suoni dilatati ed eterei che evocano l’eterno dualismo tra amore e morte. L’incedere ipnotico di ‘The Vale Of Rest’ ci trasportano in territorio post rock, mentre in ‘Angelene’s Desert, dal precedente “Tales Of Faith And Lunacy” Samantha Stella declama il poetico testo di cui è autrice, e la sua performance su questo brano non può che riportarci alla memoria i toni gotici della sacerdotessa delle tenebre, Nico. Con le atmosfere liturgiche di ‘Sola Gratia’, sottolineate dall’organo e dalla voce di Samantha, si chiude il set dei Nero Kane, resisi ancora una volta protagonisti di una pregevole prestazione nonostante il contesto, forse non il più consono alle sonorità del duo milanese.
Ma veniamo al clou della serata. Le luci del Legend si spengono per l’ultima volta alle 22:30 di questa domenica sera, quando sul palco prendono posizione il nostro Matteo Bassoli (basso e voce), il batterista Lukasz Kumanski ed il chitarrista Marcin Galazka, che ha preso il posto lasciato vacante da Sasha Boole, attualmente impegnato in faccende decisamente più serie del rock’n’roll. Ed infine arriva lui: jeans e canotta terra, stivaletti e cappello da cowboy, l’enorme Gretsch Black Falcon a tracolla.
Non c’è traccia di Nergal oggi sullo stage del Legend, c’è solo un Adam Darski sorridente, quasi solare ed assolutamente in contrasto con la figura demoniaca che di solito sale sul palco coi Behemoth. Fin dalle prime note di ‘Run With The Devil’ appare evidente quando il buon Adam si stia divertendo nel portare in giro per l’Europa questo ibrido di blues, country e folk riletti in salsa gotica. Niente di particolarmente originale ed innovativo, nei brani che man mano vanno a comporre la setlist possiamo ritrovare riferimenti nemmeno troppo nascosti ai capisaldi del genere, da Johnny Cash a Tom Waits, passando per il Nick Cave più oscuro, quello del periodo “Henry’s Dream” per intenderci.
Quello che manca in originalità però viene abbondantemente compensato da un song -writing diretto, privo di fronzoli ed assolutamente godibile, che in sede live viene esaltato ulteriormente dall’attitudine scanzonata ed anche un pò strafottente che caratterizza lo show dei Me And That Man.
La scaletta esplora tutti e tre gli album fino ad ora pubblicati, con particolare predilezione per l’ultimo nato “New Man, New Shit Vol. 2” (2021), e bene o male meno tutti i pezzi che aveva senso proporre dal vivo ce li hanno fatti ascoltare. Non potevano mancare gli inni oscuri come ‘My Church Is Black’, ‘Burning Churches’ e ‘Witches Don’t Fall In Love’, brani che non stonerebbero su un qualsiasi disco del Black Keys come ‘Blues & Cocaine’ e ’Silver Halide Echoes’ o il mix di goth, soul e gospel di ‘Surrender’. Con ‘Black Hears Cadillac’ viene ricordato il grande Hank Von Hell dei Turbonegro (che il pezzo lo ha scritto), venuto a mancare un paio di anni fa, e che fornisce ad Adam un buon motivo per metterci in guardia contro i pericoli della droga. Ma, ovviamente, lo fa a modo suo, un po’ come Bill Nighy in ‘Love Actually’.
Ottima la performance di tutta la band, ma ci preme segnalare la prova davvero eccellente del nostro Matteo Bassoli, chiamato spesso e volentieri al microfono, soprattutto in quei pezzi che negli album sono cantati da ospiti esterni, come ad esempio in ‘Angel Of Light’, che su disco viene interpretata da Myrkur – la presenza scenica non poteva essere esattamente la stessa, ma dal punto di vista del risultato finale Matteo ne esce promosso a pieni voti.
In definitiva, un concerto davvero divertente e godibile, in cui Adam ed i suoi compari si sono divertiti tanto quanto il pubblico in sala, se non di più. Considerato quanto rarefatte siano le apparizioni dal vivo dei Me And That Man, chi non ha partecipato ha perso una grande occasione per godere di uno spettacolo inconsueto, fuori dagli schemi e, soprattutto, tra i più divertenti che mi sia captato di vedere negli ultimi tempi.