Massive Attack live a Napoli: “siamo tutti insieme in questa situazione”
Ciao amici. Ciao Napoli. Ciao famiglia. Da quanto tempo…
Ci sono città legate da fili invisibili, legate da sensazioni e da vibrazioni, legate dalla musica. È il caso di Bristol e di Napoli, due scene musicali all’apparenza così lontane eppure in perfetta sintonia. L’anima elettronica partenopea è da sempre considerata con rispetto negli ambienti musicali esteri e in special modo a Bristol, dove un certo Robert Del Naja sa di “ritornare casa”.
Sono da poco passate le 21 del 27 luglio e sul palco salgono gli Almamegretta, l’Arena Flegrea non è ancora gremita, molti sostano ancora all’esterno quando la band napoletana comincia il suo set.
Pezzi vecchi e nuovi, passando per i classici ‘Fattallà’ e l’immortale ‘Nun te scurdà’.
La Band di Raiz e soci non è su quel palco per caso, lo sappiamo tutti, lo sanno loro e lo sanno benissimo anche i veri protagonisti della serata, i Massive Attack. Ma diamo tempo al tempo, il concerto della band di Bristol comincia dopo un meticoloso cambio palco. Parte con ‘United Snakes’, dopo pochi secondi pare già di essere caduto in un loop audiovisivo da cui è difficile uscire. La band è quasi invisibile al cospetto del ledwall che gli è alle spalle, a tratti vero e proprio protagonista dello show. Con ‘Hymn of the big wheel’ al secondo brano si è già rapiti, dietro 3D e Horace Andy cominciano a passare scritte che aggiungono pathos allo show.
“Qual è lo scopo della vita?”, “Qual è lo scopo di avere intelligenza?” e così via. La platea adesso è attenta, l’Arena Flegrea si riempie in ogni ordine di posto, l’atmosfera cresce brano dopo brano.
La scaletta propone brani nuovi ma lascia anche spazio a pezzi appartenenti alla storia della band con particolare riguardo alle esclusioni di brani eccellenti come i più famosi ‘Teardrop’ e ‘Protection’.
La data di Napoli assumeva un’importanza maggiore viste anche le defaillance registrate nella data fiorentina. Ma a Napoli, che la band considera da sempre la sua seconda casa, le cose vanno per il verso giusto. Dopo un primo blocco di brani Del Naja rompe il ghiaccio salutando la folla in italiano come un figliol prodigo che ritorna a casa: «Ciao Napoli, ciao amici, ciao famiglia, da quanto tempo…».
Il concerto è speciale e si vede, l’atmosfera cresce brano dopo brano, eccezion fatta per ‘Pray for rain’ che nella versione live fatica a decollare.
L’alternanza di pezzi vecchi e nuovi funziona come una macchina del tempo, brani come ‘Eurochild’ e ‘Safe from Harm’ tirano fuori le atmosfere degli anni ’90, i sonici anni Novanta, plasmati anche dal “Bristol Sound”. Certe sonorità che difficilmente riesci astaccarti di dosso. Il video intanto proietta immagini di ogni tipo, su ‘Ritual Spirit’ si alternano i nomi di Snowden, Marlene Dietrich, Marx, Chagall e tanti altri. Ad un primo impatto sembrerebbero tutti accomunati dall’avere alle spalle una storia di emigrazione.
Quello dei Massive Attack è probabilmente uno dei concerti più politici visto in questo paese negli ultimi anni. Dal palco Del Naja e soci ricordano Giulio Regeni, la resistenza No Tav della Val di Susa, Erri de Luca, la Brexit – frasi del tipo “ora gli italiani in Inghilterra hanno nuovamente paura di sentirsi stranieri”.
Il gruppo dimostra attenzione nel selezionare i tempi, nel seguire ciò che ci succede intorno mentre noi riusciamo difficilmente a mettere insieme i pezzi che continuamente ci cadono vicino. C’è spazio anche per una lunga serie di “Je suis….Orlando, Charlie, Kabul, Nizza, Istanbul, Bangladesh, ed anche Prete”.
È un concerto politico non nel senso canonico in cui saremmo portati a pensare a questa categoria.
La musica dei Massive Attack ha sempre interpretato la modernità, ha saputo raccontare quella degli anni 90 e riesce ancora ad accompagnare quella odierna.
Le loro sono sonorità che pongono domande, che aprono porte nel nostro subconscio, a tratti è come registrare il magma che sgorga dal nostro profondo. Non portano risposte ma sanno tenere alta la guardia, sanno arrivare alle viscere dell’ascoltatore spianandosi la strada a colpi di sequenze e ritmi incastrati dalle due batterie che suonavano live alle spalle dei frontman.
‘Angel’ ed ‘Inertia Creeps’ sono i veri detonatori che fanno balzare definitivamente tutti in piedi, è in questo momento che il concerto trasmette tutta la sua potenza, ed è anche l’acme da cui normalmente comincia la discesa verso la fine della scaletta, solitamente. Ma Napoli è un concerto a parte, è probabilmente la data in cui sfoggiano la migliore prestazione, prima di tirar fuori il pezzo che tutti aspettavano c’è ancora tempo per scambiare due battute in napoletano con un «tutt’a post?» e un brave e doloro passaggio calcistico «meglio non parlare di calcio stasera, per fortune resta sempre Marekiaro» riferendosi al trasferimento di Higuain dal Napoli, squadra per la quale Del Naja perde ogni inibizione.
Finalmente arriva ‘Karmacoma‘, il vero regalo alla città, ritorna il “Napoli Trip”, ritorna il duetto con Raiz, e ritornano a galla tutti quei legami di cui si parlava all’inizio, quei fili invisibili che hanno tenuto insieme Napoli e Bristol, è forse il momento più partecipato, il brano scorre via facendo ballare l’intera Arena ed alla fine 3D lancia anche una bandiera del Napoli in platea insieme alla maglia, sempre del Napoli, che indossava Raiz.
Probabilmente se un neo si può trovare al concerto dei Massiva Attack è quello di presentare una scaletta estremamente breve. Non chiedevamo tanto, ma al culmine della tensione un quarto d’ora in più non avrebbe stonato, gli assi di certo non gli sarebbero mancati.
‘Unfinished Sympathy’ è il suggello finale, la band sempre in grande forma e le emozioni sono palpabili, fin dalle prime file nessuno riesce a trattenere l’entusiasmo, sullo schermo si parla di fiducia, di restare uniti, di comunità: “Siamo tutti insieme in questa situazione”.
È un concerto profondamente politico ed anche profondamente privato, è la storia di persone che tornano a casa, è la storia di persone che aspettano il ritorno a casa di chi gli sta a cuore, è la storia di una serata fatta di musica e, cosa non scontata, di tante occasioni per andare oltre quella stessa musica per capirne la potenza.