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Magnus live a Brescia: l’anima elettronica del Belgio

Sono i Magnus a chiudere il 7 ottobre la rassegna Molloy Calling, per l’appuntamento di ottobre alla Latteria Molloy di Brescia.
Il side project di Tom Barman dei dEUS, assieme a CJ Bolland e alla band di supporto, regala una serata all’insegna dell’elettronica raffinata ad un pubblico che si è abituato ormai bene con una serie di nomi importanti del panorama internazionale.

La formula collaudata prevede che l’apertura tocchi ad un gruppo locale, e sono i Don Turbolento a scaldare il locale. Il duo voce e synth parte forte, proponendo dal loro noto repertorio brani spinti adatti a un palco quanto a un dj set, e starsene immobili risulta alquanto difficile. L’elettronica danzereccia di casa nostra si presenta bene al cospetto di uno degli artisti più eclettici e carismatici della scena europea.

Due chitarre davanti a tutti. Dietro, percussioni, tastiere e consolle a dettare il ritmo.
I Magnus aprono con ‘Rhythm is deified‘ a due voci, pezzo non troppo aggressivo e che rimanda un po’ a suoni di più di trent’anni fa. La chitarra viene però presto abbandonata da Tom Barman, che riempie il palco ballando, cantando e rimbalzando da una parte all’altra, rivelandosi ancora una volta artista dal grande impatto scenico, oltre che dalla voce indiscutibile e dall’estro spiccato. Il mood tende talvolta all’R&B, come per ‘Catlike‘, altre volte si fa più raffinato ed è il caso di ‘French movies‘, brano portante del loro primo album, più portato al coinvolgimento mentre i pezzi recenti dei Magnus hanno più il piglio del sound ballabile. Ce lo spiega con ‘Singing man‘, salendo sulla cassa alle spalle del DJ a mo’ di cubista. Si vira un po’ su terreni a lui più usuali con ‘Soft foot shuffle‘, nuovamente supportato dalla voce di CJ Bolland, e con la chitarra decisa di ‘Regulate‘.

Per il rush finale, Tom Barman torna a imbracciare la chitarra e il suono si fa un po’ più morbido, tra ‘Assault on Magnus‘ e ‘Summer’s here‘, per dare voce a tutte le anime dei Magnus, che in soli due dischi hanno saputo spaziare attraverso influenze diversissime mantenendo comunque un filo conduttore, quel ritmo che impedisce ai piedi di rimanere fermi e alla testa di non seguire il tempo.

L’impressione è quella di essere davanti a qualcuno in grado di coinvolgerti che si tratti di rock o dance o melodie più sofisticate. Con un frontman del genere, i Magnus hanno vita facile a fare breccia, ma il merito va diviso tra tutti gli attori, perché il genio di Tom Barman ha trovato terreno fertile in questi suoi compagni di avventura.

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