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Lydia Lunch Retrovirus: old wave, new wave…NO wave

Il Joshua Blues Club è un piccolo ma delizioso locale del comasco che da anni offre al proprio (affezionato) pubblico imperdibili appuntamenti musicali dal taglio decisamente underground, ma di quell’underground a cui non si dovrebbe rinunciare mai.
Non è la prima volta che mi ritrovo da queste parti, ci ho già visto diversi concerti, la birra è buona e costa poco (in fin dei conti stiamo parlando di un rock-pub con annessa saletta per i concerti) e l’appuntamento di questa sera fa proprio parte di quelli a cui non si dovrebbe mai dire di no.
Nell’attesa che l’evento prenda il via, il DJ Set di Donut fornisce una colonna sonora adeguata ai riti preconcertuali: sane chiacchierate con amici e conoscenti, tra una sigaretta ed un paio di pinte fino a quando sul piccolo palco del Joshua si palesano i misteriosi Kokeshimilk dei quali conosco poco o nulla, se non quanto letto nelle note di presentazione della serata.
Si tratta di un duo synth-punk composto da un produttore anonimo, e da un’altrettanto anonima front-woman, che al lato pratico riscontriamo essere l’unica persona a salire davvero sul palco.
Per una mezz’oretta veniamo avvolti da un sound irrequieto ed adrenalinico in cui punk, synth wave e industrial si fondono in un mix interessante e curioso ma decisamente al di fuori della mia comfort-zone musicale.

La lunga attesa sta per finire, sul palchetto vengono sgombrati gli orpelli elettronici dei Kokeshimilk per far spazio alla strumentazione dei protagonisti della serata.
Avete presente quanto scritto poche righe sopra?
Si parlava di appuntamenti ai quali non si può dire di no.
Come per esempio veder salire su un palco lillipuziano del Joshua quella che è la regina incontrastata della no wave, la poetessa del noise e, in poche parole, un autentica icona punk: 64 anni all’anagrafe, signori ecco arrivare Lydia Lunch.
Una carriera che nasce in una casa comunale newyorkese che condivise con la figlia di Lenny Bruce, e che si sviluppa anche grazie all’amicizia con i Suicide di Alan Vega, fino al debutto discografico con i Teenage Jesus And The Jerks: correva l’anno 1976, e da allora la Lunch non si è più fermata.
Musica, cinema, letteratura.
Lydia ha attraversato il mondo della (contro)cultura come una cometa impazzita, solcandone ed illuminandone (tipicamente di rosso) i cieli con la sua poetica dissacrante e la sua voce sgraziata e lancinante.
Una carriera che è fatta di lavori solisti, di progetti estemporanei, di collaborazioni illustri, per esempio con i Birthday Party di Nick Cave, con gli Einsturzende Neubauten di Blixa Bargel e con i Sonic Youth, giusto per citarne tre.
Oggi arriva al Joshua con il progetto Retrovirus, in compagnia del fido scudiero Weasel Walter (chitarra), del batterista Kevin Shea e del bassista Tim Dahl, col dichiarato intento di riprendere in mano il materiale del passato sia in veste solista che degli altri progetti di cui ha fatto parte, e di riversarcelo addosso rivisto e corrotto… ehm corretto.

Lydia Lunch

Si parte a mille all’ora con ‘Mahakali Calling‘, brano dei Big Sexy Noise, il (super)gruppo formato da Lydia con James Johnston, Terry Edwards e Ian White, subito seguita da ‘Fields Of Fire‘, da quel “Honeymoon In Red” che nacque dalla collaborazione con i Birthday Party e dalla quale più avanti nel set ci verrà proposta anche ‘Still Burning‘.
Con ‘Snakepit Breakdown‘ torniamo al repertorio solista della Lunch – il brano proviene da “13.13”, il suo secondo solo-album dalla quale verranno tratte anche ‘Stares To Nowhere’ e ‘Lock Your Door’. I suoi tre compagni di avventura pestano come dannati, in particolare vediamo un Weasel Walter scatenato, che macina riff su riff in piena estasi agonistica sfoggiando un notevole catalogo di pose rock’n’roll.
Ah, la divina arte del throwing shapes.
Sbirciando la scaletta, intuiamo che il concerto non sarà di durata particolarmente elevata.
In effetti l’età (ed anche un poco il fisico) non è più dalla parte di Lydia.
Resta comunque il tempo di riesumare ‘Dead Me You Beside‘ degli 8 Eyed Spy, la band nata dalla collaborazione con Jim Sclavunos.
Nel finale del concerto, si torna ai Big Sexy Noise con una travolgente ‘Forever On The Run‘, che chiude un set breve ma intenso come pochi.

La vita dissoluta e gli anni non sono stati particolarmente clementi con la Lunch, che comunque sul palco dimostra di essere ancor rilevante, ed è ammirevole il modo con cui, a 64 anni, si imbarca ancora in tour estenuanti, suonando in piccoli club di fronte a pochi, ma assolutamente entusiasti fan, distribuendo perle provenienti da una carriera fin troppo sottovalutata ma che storicamente riveste un’importanza fondamentale per il genere che rappresenta.

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Albate (CO), 12 giugno 2023
© Max Murgia / ONR

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