Lucy Kruger & The Lost Boys, musica eterea ed intensa
Suoni evocativi e voci profonde per Lucy Kruger & The Lost Boys
Al Colorificio Kroen un viaggio onirico tra melodie intime e atmosfere noir
Verona, 22 Novembre 2024
Lucy Kruger & The Lost Boys è un progetto musicale guidato dalla talentuosa cantante e compositrice sudafricana Lucy Kruger, che ha catturato l’attenzione di molti grazie ad uno stile unico. La loro caratteristica è una miscela di art pop noise, alternative rock e sonorità avvolgenti, con un tocco di introspezione e poesia.
Ho avuto modo e, aggiungerei, anche la fortuna di vedere per la prima volta Lucy Kruger & The Lost Boys lo scorso marzo a Bologna su suggerimento di amici, e mai consiglio fu così travolgente.
Potevo perdere una nuova occasione, sebbene a distanza di pochi mesi? Assolutamente no.
Questa trasferta un po’ distante dal mio solito raggio di azione, è diventata la buona occasione per andare al Colorificio Kroen per la prima volta. Il Kroen è un circolo culturale situato in un ex colorificio nella zona ZAI di Verona, vicinissimo al casello autostradale: una manna! All’ingresso del locale, puoi intrattenerti in una partita a biliardino o fare quattro chiacchiere al bar in una sala adiacente alla sala concerti. È una formula che personalmente adoro. Entrando, siamo accolti da una musica famigliare: dalle casse si sente “Sprecato”, l’ultimo lavoro di James Jonathan Clancy. Mi sento ufficialmente a casa.
Ci posizioniamo sotto palco in un locale ancora deserto. Ad aprire la serata sono i May Eyes Love, band di Verona che ci intrattiene con sonorità dream pop e molto shoegaze. È un’esibizione malinconica e potente, la loro. Interessanti.
Arriva il momento del cambio palco e sono gli stessi berlinesi a prepararsi le strumentazioni. Un cambio veloce e inizia il viaggio.
Nel buio, Lucy scruta il pubblico tenendo una lampada accesa accanto al viso. Osserva, come se stesse cercando le luci di un’imbarcazione alla deriva nel buio della notte. Osserva come a voler scavare nell’anima. Inquietudine. Ad incorniciare l’atmosfera sono le note di ‘A Drill’, tratto dall’ultimo Lp “A Human Home” uscito lo scorso maggio. Tutti i brani di questo disco sono stati scritti da Kruger durante il periodo pandemico, nella solitudine del suo appartamento berlinese, lontana dalla famiglia e dalla sua terra di origine, in un luogo che ancora non definiva “casa”.
La minimalista ‘Auditorium’ è il secondo brano ed è tratta da “Heaving“ (2023), mentre seguono ‘Risk’ e ‘Stereoscope’. Potrei già tornare a casa soddisfatta: sì, il concerto è partito con il botto, portando sul palco alcuni dei brani più attesi, quelli che personalmente ho divorato in loop negli ultimi mesi.
Siamo travolti da un sound colmo di emozioni, un lungo viaggio interiore attraversato da sfumature sognanti e cupe. La voce di Lucy Kruger è enigmatica, intrigante, catalizza il suo essere prima zucchero filato e poi fiamme sulla graticola. È la sua anima ad urlare, un diavolo travestito da angelo e viceversa. Ti porta in alto, per poi lasciarti cadere nel vuoto. Se ci lascia andare non ci si fa del male.
La seconda voce sul palco è di Jean-Louise Parker che con la sua viola, esalta le parti più struggenti dei brani, insieme alla imponente parte ritmica di Gidon Carmel alla batteria e di Reuben Kemp al basso e Liú Mottes alla chitarra.
C’è leggerezza e inquietudine in ‘Tender’, mentre ‘Howl’ ti rapisce nel suo essere furiosa e attraente. ‘Burning Building’ è l’esplosione dei sensi dopo una corsa a forte velocità
Hey girl let’s go
I’m watching the world from a burning building
It’s the only home I know
Fatevi del bene, entrate nell’oscuro mondo di Lucy Kruger & The Lost Boys e lasciatevi trasportare. Lo so, in fondo vedrete la luce.