Loredana Bertè, strepitosa come non mai
«I libri si comperano, la musica non necessariamente perché la ascolti anche dalla radio», dicevano i miei. Al contrario loro, io invece ho sempre apprezzato il concetto del possesso fisico di un album. Sono nata negli anni ’80 ed ho vissuto in pieno il passaggio dalle musicassette ai cd. Le mie paghette settimanali hanno sovvenzionato per anni l’unico negozio di musica del paese: ascoltavo e scoprivo gli artisti in radio, poi correvo a comperarne l’album. Take That, Spice Girls, East 17 e Backstreet Boys: sono figlia del fenomeno boyband, è stato il mio primo boom. A questo ne sono seguiti tanti altri e con sfumature diametralmente opposte tra loro, ma se conosco qualcosa di musica italiana lo devo non alla radio ma a mia madre. Fervida adoratrice di Pooh, Patty Pravo, Mina e Riccardo Cocciante, tra i suoi ascolti, naturalmente, c’erano anche le sorelle Bertè (Loredana e Mia Martini).
Tuttavia il mio primo ricordo personale di Loredana non è legato alla sua carriera bensì al matrimonio con Björn Borg. In quegli anni era per noi tradizione passare la domenica al famoso “pranzo in famiglia” e se gli adulti chiacchieravano tra loro di cose da grandi, io mi dilettavo nella lettura del gossip. Fonti autorevoli del mio sapere erano i settimanali Oggi e Gente, riviste tanto care a nonna Carolina. Era il periodo di coppie d’oro quali Sylvester Stallone e Brigitte Nielsen, Mara Venier e Jerry Calà: nel mezzo, la favola di Loredana che aveva sposato un tennista di fama internazionale. Un evento di grande rilievo, lo ricordo bene, soprattutto perché fu la prima volta che vidi un abito da sposa diverso dai soliti. Il vestito bianco (stupendo) si accompagnava ad un velo rosso scarlatto. Seguendo negli anni le evoluzioni di Loredana, va detto che non si sarebbe potuta vestire diversamente: definirla icona è riduttivo, è sempre stata un’outsider.
Arriviamo ad oggi.
Loredana Bertè è nel pieno del suo “Manifesto – Tour 2024”, anche quest’anno ha partecipato al Festival di Sanremo e da qualche mese ha pubblicato la sua quarta raccolta di brani. “Ribelle” (etichetta Warner) è un box che celebra i cinquant’anni della sua carriera musicale e contiene i suoi più grandi successi. Lo scorso anno si è sottoposta a due interventi per problemi all’intestino che a marzo si sono riaffacciati, portandola così a posticipare alcune date. Avendo sofferto anch’io di problemi simili in passato, ed essendo stata nuovamente male proprio a marzo, non sapevo come avrei trovato Loredana sul palco. Sapevo però come sarei arrivata io al Brancaccio: stanca e provata.
In un ipotetico paragone tra noi due, mi aspettavo qualcosa di tranquillo. Uno spettacolo custom suits, a misura di una signora che, sebbene non li dimostri, di anni ne ha 75 anni. E invece no, Loredana non è una signora (cit.) ma una donna con un’energia ed una vitalità che tutti dobbiamo invidiarle. Io per prima, che non ero così risoluta nemmeno a vent’anni.
«Ciao Roma, finalmente ci incontriamo!» sono le prime parole pronunciate dal palco del Teatro Brancaccio.
L’apertura della serata è affidata a ‘Dark Lady’ (tratta dal disco che dona il nome al tour) e prosegue con ‘Amici non ne ho’ (Festival di Sanremo 1994) e ‘Il Mare d’inverno’ (“Jazz”, 1983). Il trittico fa intuire la grandezza di Loredana, che sul palco non è mera cantante bensì interprete di ogni singola strofa. Avvolta da un abito corto che le valorizza le gambe (strepitose), il tempo per lei sembra non passare mai. Il pubblico presente abbraccia diverse fasce d’età e durante la serata non avrà paura a dimostrarsi generoso. Io sono in fondo alla sala, assisto al concerto dal mixer e sono lontana dal palco. Non vedo bene le espressioni del suo volto eppure credo di non sbagliarmi: Loredana, che ha il Brancaccio al suo cospetto, percepisce l’onda di calore e l’abbraccio dei presenti. Ed è visibilmente emozionata, dall’inizio alla fine.
Il momento più intimo della serata arriva con ‘Luna’ (Festival di Sanremo 1997), brano introdotto da una dedica a Mia Martini. Parlare di Mimì è doveroso per rendere omaggio all’immensa artista che è stata ma è inevitabile farlo senza provare il dolore costante di una ferita che non si è mai rimarginata. La melodia, un rock leggero in crescendo, è la cornice perfetta di una voce tormentata che non trova sollievo. Il testo, ieri come oggi, mozza il respiro. Disperazione e dolore, vuoto e paura: di colpo non sono più in fondo alla sala ma proprio lì, accanto a lei sul palco. Ho il bisogno di abbracciare Loredana: la sento dentro, la vedo e mi sento persa. Qual è il dono più alto della musica? Regalare a chi la ascolta un’emozione – se possibile, pura. E questa sera è esattamente così. Quello con ‘Luna’ è il momento più importante della serata, seguito da un fragoroso e accorato applauso seguito dall’ennesima standing ovation. Le luci illuminano il palco ma non c’è bisogno di aggiungere nulla: il buio della platea, stavolta, nasconde più di una lacrima a rigare i volti.
‘I Still Haven’t Found What I’m Looking For’ degli U2 è interpretata da Aida Cooper, storica corista di Loredana e voce straordinaria. Il pezzo arriva come un caldo abbraccio il cui compito è ricomporre i pezzi di un’anima che si è appena rotta. È il momento in cui Loredana si assenta dal palco, serve riprendere fiato – a noi, a lei. La breve pausa è quanto basta per far partire quella che potremmo definire la seconda parte della serata. Il pubblico si alza, si riversa sottopalco e il resto del concerto è un tributo ai suoi cavalli di battaglia. La scaletta regala perle – ‘Non sono una signora’, ‘Sei bellissima’, ‘Figlia di’ – e il concerto è lungo ben oltre la media canonica proposta ultimamente da altri illustri colleghi.
Che cosa resta alla fine di una serata simile? Il cuore colmo. Loredana Bertè è indubbiamente una delle colonne della storia musicale di casa nostra, voce indiscussa che attraverso i suoi brani è stata portavoce di amore e cause sociali. Una donna sulla cui vita si potrebbe scrivere un manuale, quello di rinascita continua dalle prove che la vita a volte ci fa incontrare lungo il percorso. Grintosa, eccezionale, iconica e dallo stile unico ed inimitabile: Loredana è l’emblema del potere più importante, quello della libertà di essere come si vuole. Il tour teatrale si concluderà il 24 maggio a Torino ma dopo una breve pausa ripartirà in estate: io al posto vostro mi farei un regalo.