Una serata piena d’incanto: Stefano Bollani live a Roma
Naturalmente per la tappa romana del progetto “Stefano Bollani / Sheik Yer Zappa” del 19 luglio non si poteva che scegliere la magica e anfiteatrale cornice della Cavea dell’Auditorium Parco della Musica: per quasi due ore ininterrotte di spettacolo, un pubblico rigorosamente disomogeneo, attento e rapito non farà che abbracciare le autorevoli note del Fender Rhodes dell’eclettico pianista jazz Stefano Bollani, che con questo ambizioso progetto omaggiante colui che è considerato dalla critica uno dei geni musicali del novecento (lo statunitense Frank Zappa) non farà che confermare le aspettative che il pubblico capitolino in lui ripone.
Accompagnato da colleghi dal fascino internazionale e fenomenale quali sono stati Jason Adasiewicz al vibrafono, Paul Santner al contrabbasso e Jim Black alla batteria, Bollani si dividerà, con stile da consueto mattatore al quale ci ha da sempre abituati, tra il suo piano e il suo piano elettrico con l’eleganza, la destrezza, l’istrionismo e la poliedricità che da sempre lo caratterizzano, realizzando un omaggio a Zappa che ha del fedele tanto quanto dello straniante e del personale – com’è giusto e bramoso che sia per un musicista di tale livello.
Il concerto, tra reinterpretazioni magistrali di brani appositamente meno noti del compianto Zappa, come il brano ‘I have been in you‘ e personalizzate, inedite e sperimentali composizioni – dediche musicali dell’artista per l’artista, Bollani e i suoi degni accompagnatori d’eccezione non hanno fatto che dilaniare finalmente uno dei luoghi comuni più vituperati della nostra cultura musicale, e cioè che “tutto ciò che non si comprende di primo acchitto sia jazz”.
Bollani e i suoi dimostrano l’esatto contrario: la più pura sincronia, la visibile armonia e precisione e proprio l’assenza di una scaletta precisa non fanno che incentivare il fatto che è giustappunto l’assenza di regole a determinare una regola precisa, quasi come fosse però una legge non scritta, com’era per gli antichi greci quella naturale contrapposta a quella di Stato.
Il sincronismo e la consonanza, pur nella più mera contaminazione e libertà di tutti e quattro i musicisti, non confermano altro che il pubblico della Capitale che ha scelto di assistere ad una categoria di concerto sicuramente atipica, si è trovata di fronte a dei rari professionisti del suono, dell’atmosfera, del carisma, della musica tout court.
La sperimentazione e gli omaggi di Bollani seguono sempre dei canovacci precisi, ma talvolta il volo pindarico-musicale tanto se ne avvicina quanto se ne distacca, provocando null’altro che assoluta bellezza estetico-auditiva.
Indubbiamente hanno arricchito il concerto la verve vissuta da palcoscenico di Bollani, forgiata anche da anni di radio e tele concerti, che hanno portato il ticchettio del pubblico dal famigerato album di Zappa “Sheik Yerbouti“, alle note introduttive di ‘Profondo rosso‘ dei Goblin in men che non si dica e con magistrale naturalezza.
Repertori come quello proposto dal talentuoso Bollani non sono altro che da ammirare e preservare con cura, non prima di averne compreso appieno il significato.