Una serata Catartica: Marlene Kuntz live a Roma
Di solito uno nella vita ha poche certezze, ma i Marlene Kuntz, sia ringraziato il cielo, sono una di quelle poche.
Il 29 luglio siamo a Villa Ada Roma Incontra Il Mondo, alla quale quest’anno vanno fatti dai cinquanta ai sessanta minuti di applausi per l’ottima programmazione estiva.
Ed è una gioia constatare che per i Marlene, band della serata, dal ’94 ad oggi non è cambiato assolutamente niente: pochi orpelli (anzi nessuno), a parlare è Godano (poco, il necessario).
Più che altro a suonare è non solo la sua chitarra: c’è quella di Riccardo Tesio, il basso di Lagash – tra i più notevoli degli ultimi anni – e la batteria di Luca Bergia.
Ma è anche e soprattutto il suo corpo.
Cristiano Godano è uno di quegli animali da palcoscenico che parla quando si muove da una parte all’altra del palco, la sua classe semplice e innata scivola anche attraverso le gocce del suo sudore che, tante come sempre ed eleganti pure quelle, trasudano fascino.
L’emozione stasera è tanta, la band è più in forma che mai, si festeggia il ventennale di un album che ha dato i natali alla storia dell’indie-rock in Italia, “Catartica“, e chi ne conosce un po’ la storia sa che per questo noi tutti dobbiamo un grande grazie a due personcine che rispondono al nome di Gianni Maroccolo e Giovanni Lindo Ferretti. Il regalo che ci fanno, e si fanno, per questo importante compleanno da ricordare, è risuonare per intero, e secondo la scaletta del disco, tutto “Catartica“, e il pubblico di Villa Ada non potrebbe essere più in visibilio: siamo tutti ipnotizzati fin dalle primissime note dell’intro di ‘MK‘, si prosegue poi rigorosamente, senza esitazioni, senza fermarsi, con ‘Festa Mesta‘, ‘Sonica‘, una sempre commovente ‘Nuotando nell’aria‘, ‘Giù giù giù‘, una splendida ‘Lieve‘, e ancora con ‘Trasudamerica‘, ‘Fuoco su di te‘, ‘Merry Xmas‘, ‘Gioia‘ (che mi do), ‘Canzone di domani‘, ‘Mala Mela‘, ‘1’,2’,3’‘, ‘Non ti scorgo più‘.
Giusto pochi attimi per riprendersi dalla “catarsi di Catartica” che i Marlene ripartono più carichi che mai: brani come ‘Osja amore mio‘, ‘Catastrofe‘, ‘Fantasma‘, ‘E poi il buio‘ non fanno altro che scalare sempre di più la vetta di un akmè emozionale che raggiunge picchi altissimi, che esplode nelle soniche, sporche e bellissime esecuzioni di ‘Io e me’, ‘Il genio’, ‘La canzone che scrivo per te’.
Godano scruta il pubblico, lo ringrazia, ed ecco che la sua figura tanto esile quanto piena di carisma e charme impugna per l’ultima volta la sua chitarra distorta, per regalarci una chiusura coi fiocchi, ‘Ape regina‘.
Il sudore versato, il nostro e il loro, in oltre due ore di live, è tanto quanta la bellezza sonora ed estetica che ha caratterizzato questo concerto, di cui non possiamo far altro che essere grati.
Live così, di band di questo calibro che dopo svariate decadi ancora sfornano dischi che scrivono la storia, e ancora sanno come si fa a stare su un palcoscenico, non possono far altro che inorgoglire il background musicale di chi si concede l’onore e l’onere di seguirle.