“E quindi uscimmo a riveder le stelle”: Vasco Brondi live a Lecce
Non credevo sarebbe mai successo, e invece è accaduto. Guarda un po’, doveva arrivare l’Oca per farmi andare di nuovo a un concerto di un gruppo indie italiano. L’ultima (e unica) volta si trattava di Altre di B, a Bologna, e fu uno spettacolo e una piacevole sorpresa insieme: non è la scena che seguo – quella italiana – per una pura e semplice questione di gusti, ma quella serata fu decisamente bella e la band decisamente brava. Riproviamoci.
Sabato sera, alle Officine Cantelmo di Lecce, è andata in scena una delle ultime tappe del Firmamento tour de Le Luci della Centrale Elettrica. Un bell’evento, con un ottimo riscontro di pubblico e una buona performance da parte di Brondi, Dragogna & Co., ma tanto è già stato detto e scritto sui live de Le Luci. Per questo motivo, penso sia cosa buona e giusta impostare questo report in un modo un po’ diverso dal solito: arriviamo alla band partendo dal pubblico.
Vasco Brondi, che gli piaccia o no, è un po’ come la Democrazia Cristiana (vabè, avete capito cosa studio). Dai testi delle sue canzoni possiamo ben capire quanto gli piacciano l’est Europa e le fabbriche attive al tempo del Patto di Varsavia, ma a giudicare dalla composizione del suo elettorato (cfr. “pubblico”), si vede come sia più spostato al centro di quanto (si) possa pensare. Musica, politica, pittura, tutti i trend (scusa, Nanni) e i generi che caratterizzano una determinata disciplina o arte possono oscillare verso qualcosa o qualcosa d’altro – a parte gli estremi che, in quanto tali, sono i limiti verso cui tende tutto ciò che sta nel mezzo, in sfumature e accezioni diverse. Che ci siano elementi che facciano pendere l’asticella verso destra o verso sinistra, o che diano all’iniziativa in questione una leggera connotazione in un senso o nell’altro, al centro ci si sta lo stesso, e (solitamente, se lo si fa bene) si piglia tutto. Il pubblico che assiste ai concerti di Vasco Brondi – a Lecce, almeno – è molto eterogeneo, e nonostante ciò sente di potersi identificare con il messaggio dei testi, più che della musica, de Le Luci della Centrale Elettrica.
Sebbene questo pubblico sia composto in maggioranza da liceali, allo stesso tempo ballavano “sotto i bombardamenti” anche universitari e adulti (in misura minore), dai genitori delle ragazzine adoranti in prima fila a gente di mezza età a cui, semplicemente, Brondi piace. La misura dell’entusiasmo dimostrato durante il live era inversamente proporzionale all’età anagrafica della fascia di pubblico presa in considerazione però, fin qui, nulla di strano. Ma perché così tante persone, appartenenti a generazioni così diverse, si appassionano a Le Luci?
La forza del messaggio trasmesso attraverso i testi si colloca esattamente nella sua potenziale ecumenicità e facilità di immedesimazione, parlando a tutti coloro che abbiano intenzione e voglia di ascoltare, che abbiano 16 o 43 anni; la forza del messaggio espresso con la musica consiste, invece, nella creazione di melodie semplici, senza virtuosismi gratuiti che possano distrarre dal testo e dalle emozioni che può suscitare, con uno stile di matrice quasi cantautorale venato a volte di pop, a volte di punk, a seconda del pezzo (e dell’opportunità). Nella descrizione ufficiale di Firmamento si parla di un concerto “disco-punk”, e Fede Dragogna interpreta magistralmente la propria parte di copione, costituendo un vero e proprio valore aggiunto per il tour; ottimo compito svolto anche dagli ZEUS!, che fanno la loro ottima figura sul palco. Solo che un osservatore esterno non legato all’artista e che, quindi, non sa esattamente cosa aspettarsi, potrebbe rimanere a fine spettacolo con l’impressione che non ci sia stata una perfetta corrispondenza tra le aspettative della vigilia (sempre ultra-soggettive, per carità) e l’atto del live vero e proprio.
Dall’analisi di pubblico e spettacolo, e delle relazioni che intercorrono tra l’uno e l’altro, Le Luci potrebbero sembrare un progetto un po’ centrista e cerchiobottista, che può andar bene per tanti, pur scontentando molti, e risultando comunque vincente. E cosa dovremmo fare, dargli addosso per questo? Non sarebbe il caso, né ci sarebbero motivi a sufficienza e sufficientemente forti per suscitare un’acredine del genere. Al netto di tutto quel che si può rimproverare a Brondi, Firmamento è un tour che prende e coinvolge anche i più scettici, e il legame mostrato con il pubblico non fa che alimentare l’impressione che – al di là di tutto quel che si è detto, si dice e si può dire – Le Luci siano qualcosa di genuino. Genuinamente paraculo, ma con onestà e buona fede.
Lo dimostrano anche i ragazzi emozionati e urlanti che hanno accompagnato quasi tutto il concerto cantando ogni parola (e sono tante eh) di molte canzoni, lo dimostrano le presenze – tante – che hanno risposto all’appello del botteghino, e lo dimostra l’ammissione serena di uno scettico (non l’unico, stando agli umori raccolti nelle ore post-concerto) che, in fin dei conti, ha dovuto parzialmente ricredersi sulla bontà dell’esperienza de Le Luci. Non sarà nato un amore, questo è certo, ma anche un purista del British indie lo deve riconoscere: no, non è stato affatto male.
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