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Uno spettacolo acustico minimale: Eleanor Friedberger live a Marina di Ravenna

Eleanor Friedberger ha deliziato il pubblico dell’Hana-Bi in una caldissima nottata di agosto (l’11, per l’esattezza) con uno spettacolo acustico minimale in grado di mettere in risalto la natura cantautoriale dei suoi ultimi progetti solisti.
La chanteuse di Oak ha raggiunto la sua massima popolarità a metà degli anni Duemila, principalmente grazie a due canzoni. La prima è Tropical Ice-Land, la scombinata e obliqua bombetta indie pop della sua vecchia band The Fiery Furnaces, con Eleanor che dava voce al talento compositivo e visionario del fratello polistrumentista Matthew Friedberger.
La seconda è Eleanor Put Your Boots On, brano degli über-popolari Franz Ferdinand scritto per lei dal cantante Alex Kapranos.

Armata di sola voce e chitarra, l’incantevole Eleanor Friedberger ha presentato il frutto raccolto dai suoi giovani lavori solisti Last Summer (Merge, 2011) e Personal Record (Merge, 2013), album che a partire dai titoli lasciano presagire una produzione musicale intimista ed incentrata sulle esperienze maturate dall’artista nell’arco di questi anni.
Il fascino legato alla canante è proprio legato alla commistione tra animo sensibile e vita da star, in giro per il mondo senza tregua come una trottola calamitando attorno alla sua figura immagini, colori ed esperienze che poi vengono distillate in musica e lunghe filastrocche da cantare a perdita di fiato.

Se la voce di Eleanor è stata paragonata al frutto di una liaison clandestina tra il timbro di Patti Smith e quello di Stephen Malkmus, l’esibizione solista all’Hana-Bi mi ha fatto pensare ad accostamenti legati ad un concerto trascorso da poco ed uno abbastanza prossimo.
Ci vuole molto talento o amore del pubblico per lasciarsi rapire da una voce e una chitarra per più di trenta minuti, e ad Eleanor non appartengono né la tecnica poliedrica e adamantina con cui ci ha ammaliato recentemente M. Ward né la voce delicata ed evocativa di Sharon Van Etten.
Eleanor ha un approccio timido ed insicuro nell’esecuzione, alterna brani con pennate secche ad un impeccabile ma alla lunga prevedibile fingerpicking.
Nonosante questo, la cantante riesce ad aprire al suo pubblico le porte di un mondo personale ed evocativo, popolato da una sottile mitologia di trascorsi artistici e incorniciato dall’incantevole scenario cinematografico da spiaggia californiana a cui ci ha abituato l’Hana-Bi.

«È la prima volta che suono così vicino ad una spiaggia, e penso che mi si sia infilata della sabbia tra le corde della chitarra».
Si avverte la mancanza di una band di supporto.
Eleanor dà il meglio di sè rispolverando vecchi brani dei Fiery con il contributo di basi e drum machines, dove è anche più giustifica la presenza di una chitarra elettrica torturata da un inseparabile effetto chours, alla lunga stridente come un caps-lock dimenticato attivo sulla tastiera, o i cori comicamente stonati di un fan provenienti da una zona indefinita dell’audience, presa ad osservare adagiata sui plaid  l’improbabile ex-pirata prog pop sotto il bagliore della superluna e una stesa elettrica di stelline artificiali.

Il concerto chiude con la cover di Cat Le Bon I Think I Knew, un’eco al suo recente brano When I Knew e la conferma di una grande attenzione per la scena musicale internazionale più raffinata.
Attendiamo il ritorno di Eleanor Friedberger con grande affetto, auspicando il valore aggiunto di una band.

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