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Bandabardò

Balli di gruppo e quadriglie sfrenate: Bandabardò live a Roma

La Bandabardò festeggia il 27 luglio con un concerto a Villa Ada Roma Incontra Il Mondo la sua millequattrocentoventiseiesima esibizione live, e per la precisione la terza nella location romana, come tiene a specificare puntualmente Erriquez da sotto al suo emblematico cappello.
Il tour promozionale dell’ultima produzione della banda (“L’improbabile“, 2014) è ormai alle spalle, ma è giunta l’estate e pochi artisti della scena italiana sono in grado di incarnare la bella stagione come questo gruppo.

E così dopo qualche minuto di attesa dovuto alla coda in biglietteria, finalmente salgono sul palco i toscani che rompono fin da subito il ghiaccio aprendo il concerto con la storica ‘Manifesto‘, che fa agitare istantaneamente tutta la folla che era ancora alle prese con la birra pre-live.
Dopo il trittico di apertura, inizia la scaletta più ponderata, con una storia alle spalle.
Il termine storia non è affatto casuale: il tutto è strutturato come un excursus storico per l’appunto, in cui viene scelto il 1996 come anno zero da cui partire per analizzare, attraverso una coppia di canzoni per ogni album della banda, alcuni eventi più o meno vicini, e che riguardano più o meno tutti noi.
E così sembra quasi che la gang di musicisti voglia accompagnarci a sfogliare un bollettino di attualità, di contemporaneità, scandendo gli avvenimenti di fine anni ’90 e inizio anni duemila che maggiormente hanno avuto il ruolo di ispiratori per loro, con canzoni sempre calzanti, e che di certo non potevano scontentare né i fan della prima ora, né i neofiti.

«Nel 1998 abbiamo perso Lucio Battisti, ma abbiamo guadagnato Google, che se permettete ci è sembrata una grossa ingiustizia»

Aldilà dei contenuti e della scaletta, in cui nulla è lasciato al caso, si è respirato un clima straordinariamente travolgente (oltre che afoso); i momenti più introspettivi ed emozionali di ‘Balla ancora‘ si sono miscelati senza problemi all’esplosiva ‘Bambine cattive‘, non sono mancati balli di gruppo e quadriglie sfrenate che hanno fatto alzare tanta di quella polvere che sembrava di essere finiti sul set di un western.
Quindi se a fine serata ti formicolano le mani per il tanto batterle e hai le gambe sfinite dalla fatica, ci sono ottime probabilità che tu sia di ritorno da un concerto della Bandabardò.

Questo è un po’ il loro potere: anche se sei uno spettatore acerbo e inesperto della loro discografia, non ti faranno mai sentire “inadeguato” o fuori dal coro, il coinvolgimento è assicurato ed è sufficiente lasciarsi prendere per mano dal sempre carismatico Erriquez e dopo pochi minuti ci si ritrova a tenere il tempo insieme a tutti gli altri, a ballare e sentirsi parte di quella specie di banda allargata che è diventata il pubblico, anche se sporchi di terra e polvere e coperti dall’amore che trasmettono quei ragazzacci.

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