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Impeccabili Casanova: 2Cellos live a Roma

L’ultima serata di Luglio Suona Bene, rassegna estiva dell’Auditorium Parco della Musica, porta il nome dei 2Cellos.
Per i profani è bene ricordare che stiamo parlando di un duo di stampo classico nato nel 2011 e formato da Stjepan Hauser e Luka Sulic.
Amici e colleghi, dopo essersi esibiti con le più grandi orchestre europee hanno deciso di unire inventiva e gusto moderno riarrangiando le più importanti hit mondiali utilizzando nelle esecuzioni solo i loro strumenti, due violoncelli.

Reduci da un tour italiano nella stagione invernale 2014, i 2Cellos sono attualmente impegnati in una tournée che li porterà in un po’ in tutto il mondo: potevano forse disdegnare l’Italia?
L’Auditorium Parco della Musica, tempio della musica classica a Roma, è stata la scelta naturale nella quale accogliere i due musicisti, che hanno qui riunito un pubblico misto per età e per nazionalità.
Sono infatti molti gli stranieri, soprattutto tedeschi e inglesi, che non si sono fatti sfuggire l’occasione di un ottimo concerto in un’ottima location (anche se definire ‘location’ la Cavea dell’Auditorium è un po’ come bestemmiare in chiesa).
La maggior parte dei presenti è di sesso femminile, e questa non è affatto una sottigliezza ma ormai una costante nei loro concerti – ne parleremo, però, più tardi.

La serata comincia poco dopo le 21 con l’apertura affidata a Simone Zampieri, in arte The Leading Guy.
Cantautore triestino, l’adesivo di Bob Dylan sulla sua chitarra fa intuire quali siano le influenze della musica, ed in effetti non ci si sbaglia: “Memorandum” contiene brani di di stampo indie-folk dal sapore intimo, delicato e toccante.
Il silenzio e l’attenzione di un pubblico che oggettivamente non conosce questo cantautore ed è lì per tutt’altro spettacolo a momenti commuove, a tratti stupisce: deve esser preso come un trionfo personale, per Zampieri, l’aver suonato poco più di 20 minuti catalizzando gli occhi di quasi 3000 persone con brani quali ‘Behind the yellow field‘ e ‘Oh sister‘.

Puntuali alle 21.30, i 2Cellos danno il via a quello che sarà ricordato come un concerto memorabile.
La bravura e l’originalità del duo è intoccabile: insaziabili (impeccabili), sfornano un pezzo dopo l’altro con precisione e divertimento.
Sì, perché presenziare ad uno dei loro concerti non significa stare seduti ad ascoltare passivamente, bensì assistere ad uno spettacolo che delizia lo sguardo.
I fattori sono molteplici: se da un lato sono di scarso effetto i visual proposti nei due pannelli video alle spalle dei due, sono i 2Cellos stessi con la loro grinta ad accorciare le distanze tra palco e platea.
Ed è così che uno dopo l’altro scivolano brani quali ‘Where the streets have no name‘, ‘Viva la vida‘, ‘Shape of my heart‘, ‘The resistance‘: dagli U2 ai Muse, ce n’è un po’ per tutti.
La combo ‘Human Nature‘-‘Smooth Criminal‘ è espressamente dedicata ad una fan statunitense, che con il live di Roma ha raggiunto la quota 100 di concerti dei 2Cellos visti da spettatrice.
«It’s weird, and it’s creepy too», scherza Lukas, ma questo è solo uno dei tasselli che mostrano quanta strada è stata fatta sin dai loro esordi e quanto affetto ci sia da parte dei loro fan.

Non si può discutere la padronanza dello strumento da parte del duo, l’acustica è semplicemente perfetta e nell’insieme il pubblico è partecipe ed estasiato: risultati che rendono la serata ottima sotto molti punti di vista.
La scelta di rivisitare in questa chiave atipica brani quali ‘Welcome to the jungle‘ e ‘Thunderstruck‘ poteva essere vista, forse, come un ponte, necessario per avvicinare al mondo della musica classica anche un pubblico giovane, solitamente restio a questo settore.
La realtà è che, al contrario, la musica classica non viene comunque apprezzata, mentre ci si esalta per l’originalità di queste nuove interpretazioni, pensando a Sting, Nirvana e agli immancabili Ac/Dc, il vero asso nella manica dei 2Cellos.

Ma parlavamo di donne, poco sopra.
Il ben noto Casanova, ai giorni nostri, avrebbe trovato sicuramente un ottimo rivale in Stjepan Hauser.
Va da sé che come lo yin e lo yang, Stjepan è estroverso tanto quanto Luka pacato e concentrato.
Lo si nota in prima battuta da come toccano e suonano i rispettivi violoncelli: laddove Stjepan si agita, si contorce e non riesce a frenare le mosse esplicite col bacino, Luka socchiude gli occhi e inclina la testa verso l’alto, perso nella stessa estasi sonora che regala al pubblico.
Laddove Stjepan non risparmia smorfie e ammiccamenti alle donne presenti, fissandole e giocando col suo strumento (il violoncello, eh?), Luka resta quasi sempre seduto e, nel limite del possibile, composto.
Quando all’attacco di ‘You shook me all night long‘ invitano la gente ad alzarsi, si scatena letteralmente una gara all’ultimo sangue per arrivare a bordo palco, ed è proprio lì che si consuma, lentamente (suoneranno infatti ancora ‘Highway to hell‘, ‘Back in black‘ ed altri brani) la pantomima.
Centrale, difronte a loro, una ragazza che sembra impossessata dal dio dell’ormone: il nome di Stjepan scritto a pennarello sulle braccia, la macchina fotografica in una mano e il cellulare nell’altra, si agita e si dimena senza sosta.
Stjepan sembra apprezzare: ricambia, si alza e si posiziona davanti a lei suonando appassionatamente.
Gli piace giocare, è evidente, ed anche questo fa parte dello show.
Poco prima dei saluti, arrivati all’ultima battuta della serata, ecco che però accade l’impensabile.
“E che sarà mai successo?”, direte voi.
In fin dei conti, nulla di che: una cosa che sicuramente accade da quando esiste la musica, ma ancor più, da quando esistono le groupie.
Solo che un conto è “sapere che può accadere” ed un conto è “vedere che accade”.
Mentre la forsennata di cui sopra si spreca nel lancio di reggiseni ai ragazzi e riceve come trofeo le corde consuamte dell’archetto, Stjepan estrae dalla tasca un bigliettino e lo consegna in mano alla ragazza…accanto.
C’è scritto il suo numero di telefono.
Lo leggo anch’io, perché sono lì vicino e mi scappa un sorriso.
“Beata lei”, penso.
E poi mi chiedo, subito dopo, quante certezze potesse avere Hauser di rimorchiare all’Auditorium in questa calda serata di fine luglio.
Mannaggia, m’ha detto male: mi tocca sperare nel prossimo concerto.

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