“Lazarus”, la grande occasione per ricordare il valore dell’alieno Bowie
A fine spettacolo mi è venuta in mente l’immagine cinematografica finale di “American Beauty”, la busta che vola verso il cielo e la frase sussurrata «C’è tanta bellezza in questo mondo».
Ecco, la quotidianità spaesata e lenta che scorre nel nostro quotidiano ogni tanto sbatte in occasioni che meritano il senso stesso della vita.
A Roma, presso il teatro Argentina, senza neanche troppa pubblicità, è stato portato in scena “Lazarus”, che fu l’atto teatrale che David Bowie portò sul palco il 7 Dicembre del 2015 a New York (la sua ultima apparizione pubblica) riprendendo la storia di Thomas Newton, il protagonista de “L’uomo che cadde sulla terra”, la sua migliore performance cinematografica.
Newton è imprigionato in un appartamento, oltre quello che è stato il suo passato, dal punto di vista artistico e quotidiano: la nemesi del proprio profilo artistico attraverso la sublimazione di un’altra vita, della fuga verso un altro.
Lo spettacolo dal vivo pensato dal Duca Bianco, portato in scena da Walter Malosti e interpretato da Manuel Agnelli, è un rispettoso ma aulico omaggio a Bowie.
Una performance dal vivo con molti fiati, un riarrangiamento sobrio e in qualche modo rallentato dei brani di Bowie, che ha alternato le sue ultime scritture dell’album “Blackstar” sino ai suoi pezzi più famosi.
Doveroso e pulito è stato l’approccio con cui ci si è esposti all’omaggio di “Lazarus”.
Una rielaborazione emotivamente coinvolgente ma in qualche modo anche distaccata, come era Bowie.
Anzi, come ha sempre assestato la sua carriera.
Il Duca Bianco è stato uno di quegli artisti che ha travalicato le dimensioni del tempo, che non si può incastonare in qualche barriera temporale.
Ha attraversato e vissuto molte fasi, dalla Swinging London, al Glam, al Punk, all’edonismo degli anni ottanta sino all’indie.
Ma se in qualche modo si può centrare quello che è stato il momento principale di tutto il suo percorso, è senza ombre dubbio Berlino Est negli anni settanta.
L’incontro con la cultura dell’Est ai piedi della cortina di ferro ha aperto la strada al viaggio trasversale che porterà anni dopo anche Wim Wenders al suo capolavoro “Il cielo sopra Berlino”.
Quel passaggio è diventata l’impronta della dimensione artistica di David Bowie, che lui ha usato a smitizzare l’aurea che aveva iniziato a circondarlo.
Nello spettacolo, Agnelli/Newton ribadisce che quello che aveva fatto è tutto passato e non conta più e che il suo passaggio, su questo pianeta, era transitorio.
Nasceva così il bisogno di ritornare a casa, in quella che sentiva dentro la sua casa.
In mezzo, squarci punk della sua anima artistica ma, forse, più umana.
Chiuso in un appartamento senza alcun contatto con il mondo circostante, rifiutato: con estreme umanità che sbattono intorno a lui cercando un percorso, un accesso tra il bene e il male.
Ma la scrittura teatrale di Bowie, va oltre la dimensione etica di ogni singola domanda.
E qui tornano le canzoni, semplici e geniali, del Duca Bianco.
Una capacità di scrittura musicale e poetica che è davvero moderna e profonda, sia nella dimensione intima che in quella aperta al circostante.
Gigantesco Bowie, nella sua capacità di trattare i sentimenti come neve appena poggiata su un prato: l’amore dei rapporti in crisi di ‘Absolute Beginner’ o la rabbia cieca e fredda di ‘Valentine’s Day’.
Lo spettacolo si conclude con una ‘Heroes’ straniante preceduta da un monologo sul rifiuto di ciò che si è fatto, almeno nella sua dimensione temporale classica (passato, presente. futuro).
Come David Bowie: arte eterna, come arte neoclassica oltre lo spazio, il tempo e l’umana condizione che noi conosciamo su questo pianeta.
C’è molta filosofia nella vita, ma c’è anche nell’effetto straniante della non vita.
Ecco non morte, ma altro.
E non è detto che tutto sia intellegibile: magari a sprazzi.
Come David Bowie.
Squarci di arte da osservare, senza capire.
Perché per Bowie tutto, compreso ciò che ha fatto come artista e uomo, ha già un significato.
Il senso dell’arte per il Duca Bianco è nella ricerca della stessa.
Anche oltre il passaggio fisico.
Appunto, metafisica, meta-arte.