Kutso live a Roma: l’ironia è una cosa seria
La piega che avrebbe preso la serata del 22 ottobre in compagnia dei Kutso l’ho intuita pochi istanti dopo la fine della performance del gruppo spalla, gli Etruschi from Lakota (il cui live è stato davvero notevole, con un impatto impressionante).
Terminato lo show dei ragazzi toscani si sono riaccese le luci sulla platea del Teatro Quirinetta, e poco dopo mi è passato davanti Matteo Gabbianelli.
Il leader, voce e frontman dei Kutso ha salutato un paio di fan cercando di passare inosservato per salire sul palco e raggiungere i suoi colleghi nel dietro le quinte: peccato che il tentativo di infiltrazione sia fallito dopo il suo impatto con un secchio dell’immondizia, che con gran rumore si è rovesciato a terra seguito da un «Olè!» del cantante, che ha così ottenuto rapidamente l’attenzione dei presenti e si è visto quindi costretto a correre sul palco.
L’attesa tra la fine dell’opening act e l’inizio del concerto dei Kutso è durata poco, e finalmente sono entrati in scena i componenti della band.
Tra loro spicca in ogni occasione Donatello Giorgi, il vulcanico chitarrista, che stavolta si è presentato sul palco con la maglia di Superman alla rovescia, una maschera di Sloth sulla nuca (personaggio de “I Goonies”, film cult per ragazzi degli anni ’80) e delle braccia di cartone piazzate ad hoc, in modo da poter dare le spalle al pubblico per l’intera durata del concerto dando l’illusione di avere davanti il mostro del film già citato.
La goliardia è una cosa che prendono sul serio, questi ragazzi!
È il momento della musica: come intuibile, buona parte dell’incipit dell’esibizione è stata dedicata al secondo album dei Kutso, “Musica per persone sensibili” (uscito nel febbraio del 2015) sul cui singolo ‘Io rosico‘ è stato posto l’accento.
La carica dei Kutso esplode ad ogni brano, Gabbianelli è l’incarnazione dell’essere incontenibile, e se vogliamo, rappresenta la giusta estensione fisica della musica che produce: è encomiabile l’attenzione che riescono a mantenere i musicisti (specialmente il reparto ritmico) nonostante le numerose gag e parentesi comiche offerte durante lo show.
Il contatto con il pubblico è assoluto: l’interazione verbale e fisica dei Kutso sgretola totalmente la cosiddetta quarta parete creata dai confini del palco e raggiunge il culmine durante l’esecuzione di ‘Aiutatemi‘, di fatto eseguita da un manipolo di spettatori delle prime file accorsi dietro al microfono su incitazione del cantante, trasportato dai fan in giro per il teatro – gesto che ha allarmato la security, costringendola ad intervenire per riportare nei ranghi la situazione (che non ha mai assunto toni sgradevoli).
I numerosi balletti, le mosse di arti marziali ed il coinvolgimento sono alla base dello spettacolo, senza mai perdere di vista la qualità del prodotto musicale (i brani erano eseguiti in modo molto fedele rispetto alle versioni studio nonostante l’impegno vocale notevole di molti di questi pezzi).
La richiesta di dare le spalle al gruppo durante l’esecuzione di ‘Perso‘ insieme a molte altre chicche, hanno reso il concerto un’esperienza non solo vissuta dal gruppo, ma indissolubilmente legata al rapporto con i propri spettatori.