iDays Milano 2024 | Metallica
Il primo concerto della stagione 2024 proposta da iDays Milano Coca Cola all’Ippodromo La Maura chiama sul suo palco i Metallica, seguiti da Five Finger Death Punch e da Ice Nine Kills. Hetfield e soci fanno qui tappa per un’esclusiva data italiana inserita all’interno del tour europeo.Un tour che vedrà, oltre a doppie date in alcune location, anche un cambio di gruppi spalla – con gli Architecs e i Mammoth Wvh.
La direzione artistica degli iDays quest’anno ha puntato su artisti di altissimo livello internazionale, spaziando nei generi più disparati: si va dai Green Day agli Stray Kids, artisti sicuramente più contemporanei ma della scena k-pop. L’inaugurazione dell’evento è però affidato al metal, e l’esclusività del concerto dei Metallica richiama all’ippodromo oltre 72.000 presenze. È un concerto molto atteso, soprattutto perché arriva dopo il grandissimo concerto che i quattro cavalieri tennero all’Ippodromo di San Siro ormai cinque anni fa, sotto un diluvio d’acqua.
Stavolta non sarà l’acqua rovesciata da Giove Pluvio a far arrabbiare i fan della band, accalcati sin dall’apertura dei cancelli sotto il palco, bensì le lamentele riguardanti l’organizzazione e la location scelta per il concerto. Purtroppo, le esperienze pregresse con gli Iron Maiden lo scorso anno e ancora prima con gli stessi Metallica, avrebbero dovuto far comprendere tutte le criticità del caso. Ovvero, gli ippodromi milanesi non sono adatti in nessuna maniera ad ospitare eventi musicali di tale portata. L’unico vantaggio? Sicuramente la capienza, ma questo non basta.
Dispiace veramente tanto vedere ma non sentire (né bene né in toto) un concerto. Un gruppo come i Five Finger Death Punch è abituato a legare col pubblico, creando dialogo attraverso le interazioni. Gli stessi Metallica hanno avuto ben più di un deficit a causa di un impianto assolutamente non adeguato alla loro proposta. L’annuncio dei Metallica a Milano come data unica italiana è stato accolto con entusiasmo, la fanbase del gruppo è molto ben radicata ma l’annuncio stesso ha sicuramente creato false aspettative. Siamo abituati a show spettacolari in giro per il mondo: era impensabile si potesse ricreare la stessa identica cosa in Italia. Non perché non vi siano i mezzi o le possibilità, sia chiaro. Più semplicemente, perché la venue prescelta è un ippodromo e non uno stadio.
Vorrei raccontare davvero qualcosa di epico riguardo il concerto di una band straordinaria ma la realtà è che è stato, purtroppo, un susseguirsi di grandi problemi tecnici ed organizzativi. Da intendere: i problemi di audio e di volume non hanno dato pace a nessun gruppo, il palco si è rivelato inadatto per dimensioni, i maxischermi di maxi non avevano niente e alcuni trasmettevano le immagini con un ritardo di diversi secondi rispetto alla diretta. La prima serata di quello che vorrebbe essere ricordato come il più importante intrattenimento musicale milanese è partita, purtroppo, zoppa.
Alle 17,15 come da programma salgono sul palco gli Ice Nine Kills e nella loro mezz’ora abbondante cercano in verità anche di coinvolgere il già numeroso pubblico arroccato alle transenne. Ma hanno un grosso limite, e deriva dal fatto che non rendono bene in un orario pomeridiano e all’aperto. La maledizione dell’opening ai Metallica: è stata la stessa impressione avuta con i Ghost nel 2019. La loro proposta di uno show dalle atmosfere horror avrebbe goduto di più ampio credito in un contesto live al chiuso, con maggiore intimità. Bisogna tuttavia dar loro atto che nonostante un’equalizzazione audio ridicola sono riusciti ad imbastire uno spettacolo di buona volontà.
Alle 17,50 lasciano il palco e si dovrà attendere fino alle 19 per poter sentire il maglio pesante dei Five Finger Death Punch abbattersi sul pubblico. Un set veloce, circa 50 minuti durante i quali gli americani riversano come un rullo compressore la loro energia. Setlist con una decina di pezzi, tratti da tutta la quasi ventennale discografia: l’idea è di infiammare il pubblico, che risponde decisamente bene alla verve del quintetto a stelle e strisce.
Un gran merito dei Five Finger Death Punch è quello della ricerca spasmodica dell’interazione. Per fortuna, a causa di un set molto tirato coi tempi, Moody ha parlato relativamente poco rispetto ai lunghi discorsi che solitamente tiene nei live. Il risultato è che la band si mostra così la scelta azzeccata per fare da apripista alla serata. Purtroppo, anche loro hanno più volte delle vere e proprie liti con l’audio e risulteranno più alte (anche di molto) le voci dei cori rispetto a quella del cantante. Engen dietro alle pelli è mastodontico, molto ben supportato dalle chitarre di Bathory e James. Il gruppo regala una performance di ottimo livello nonostante i problemi tecnici non imputabili a loro.
Dopo una lunghissima attesa di quasi un’ora e un quarto, all’inizio delle note del grande classico degli AcDc (‘It’s a long way to the top if you wanna rock’n’roll) capiamo che è giunta l’ora di abbandonare le file per il mangiare e per il bere: si torna in posizione.
Le note dell’intro di Morricone lasciano poi spazio a ‘Creeping Death’, e sulle note del riff di chitarra e sulle botte alle pelli i Metallica incendiano tutto l’ippodromo. Purtroppo i volumi edulcorati dalle restrizioni comunali per salvaguardare i residenti decapitano lo spirito di quella che è una delle formazioni più potenti e coinvolgenti da quasi quattro decenni.
Quattro cavalieri e quattro cannonate dal passato, tra cui ‘Holier Than Thou’ (che non si sente spesso) e le immortali ‘For Whom the Bell Tolls’ ed ‘Enter Sandman’, buttate letteralmente dritte in faccia alla gente. C’è spazio anche per ’72 seasons’, brano che dà il titolo anche all’ultimo album del gruppo e le cui canzoni verranno esaltate da scenografie dove il giallo fluo è il colore predominante, dedicato ad evidenziare i pezzi nuovi.
A seguire, ancora dal disco nuovo, ‘Too Far Gone?’, al cui termine c’è il consueto «duetto di intrattenimento», come detto da Hetfield. Hammett e Trujillo omaggiano il pubblico con un brano popolare tipico della nazione che in cui stanno suonando. Dopo Vasco nel 2018 e Litfiba nel 2019, stavolta i due suonano e cercano di cantare ‘Acida’ dei Prozac+, cercando l’approvazione del pubblico e dichiarando di averla imparata solo due ore prima, scatenando l’ilarità compiaciuta del pubblico.
Si ritorna seri grazie all’imponenza di un pezzo come ‘Welcome Home (Sanitarium)’ e la nuova ‘Shadows Follow’, per arrivare a un momento di altissima intensità emotiva grazie alla strumentale ‘Orion’, dal cui assolo finale prende vita l’arpeggio della monumentale ‘Nothing Else Matters’. Ci siamo: il pubblico è in delirio.
‘Sad but true’ ci avvia verso la fine delle due ore di concerto e tra i pezzi in chiusura troviamo ‘Seek and Destroy’ e ‘One’, brano purtroppo ancora attuale sebbene vecchio di 37 anni – si riferisce agli orrori della guerra che si ripetono sempre senza imparare. Con ‘Master of Puppets’ i Metallica ci salutano. Stranamente, rispetto ai precedenti concerti del tour, saranno solo quattro su quindici le canzoni estratte dal loro ultimo lavoro, dedicando al pubblico italiano buona parte dei loro classici epocali. Una menzione speciale a ‘Lux Aeterna’ che dal vivo è una bomba vera.
I Metallica non sono un concerto ma sono un evento al quale si vuole andare e al quale si perdona tantissimo. Non importa se si sbagliano i soli di chitarra o gli attacchi delle canzoni. Non importa se Hetfield non spinge più con la voce su quasi tutte le canzoni o se Ulrich suona quasi indolente per gran parte del concerto per riprendersi solo alla fine. Non importano nemmeno i volumi da parrocchia e le tante altre piccole cose che, comunque, su di loro risultano enormi viste le aspettative che generano. Però, ciò che non si perdona, è che alcuni dei soli di Hemmett proprio non si sentissero. Non si perdonano le casse che gracchiavano e tutte le complicazioni ed errori tecnici che non dipendono dalla band. Il pubblico è stato molto attento e a parte qualche facinoroso, molto composto e attento all’ascolto. Si è pensato più a far video che al pogo.
Brani quali ‘Master of Puppets’, ‘Enter Sandman’, ‘One’, ‘Nothing Else Matters’, ‘Sad but true’ sono la colonna sonora della giovinezza di una generazione. Questi sono i Metallica che meritano e che meritiamo di vedere: al massimo della forma e potenza, in un futuro prossimo, senza telefoni e cantando a squarciagola. Però, da un’altra parte. Tipo San Siro, per esempio.