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Halestorm, tu chiamale se vuoi EMOzioni

Quello degli Halestorm all’Alcatraz di Milano è stato un concerto pieno di emozioni captate in ogni vibrazione dal pubblico, numeroso sin dall’apertura delle porte.

La serata ha inizio alle 19, tocca a Mothica aprire le danze.
Mothica è il nome d’arte di Ellis McKenzie, il cui merito è stato quello di esser riuscita nella mezz’ora a disposizione a toccare molte corde sul piano emotivo.
Si è aperta molto, ha messo a nudo il suo cuore raccontando le personali esperienze di abusi subiti in adolescenza e del successivo percorso psicologico necessario per riuscire ad abbracciare il dolore.
Ha parlato dell’importanza del rafforzarsi per «far luce luce sulle ombre che accolgono le anime fragili», cercando di vincere lo stereotipo della solitudine e superare la paura che si prova nel chiedere aiuto.
Nel set proposto, tra gli otto brani previsti fanno capolino anche due cover, ‘Can You Feel My Heart‘ dei Bring Me The Horizon e ‘All Star‘ degli Smash Mouth, ripresa anche dal film “Shrek” e cantata a tutta voce dal pubblico.
La grande forza di Mothica è stata quella di non esser risultata noiosa e non aver creato vibes emo pesanti, rendendo il loro concerto molto gradevole anche a coloro che, come molti dei presenti, la stava ascoltando per la prima volta.
Una meravigliosa ‘Sensitive‘ ha concluso un set molto gradevole e sicuramente ispirato i presenti a scoprire e seguire la cantante americana.

Mothica

Dopo un repentino cambio di strumentazione, salgono sul palco grande i Black Veil Brides.
Le spose nere arrivate dall’America calcano nuovamente un palco italiano a ben dieci anni dalla loro ultima apparizione in casa nostra e, oggi come allora, nuovamente in supporto agli Halestorm.
I BVB fanno capire che essere EMO non è solo una fase della vita ma in realtà chi lo era quindici anni fa lo sarà sempre.
Questa tesi è sorretta dalla testimonianza del pubblico, vestito e truccato a tema facendo risultare la band di Andy Biersack alquanto sobria.
Nei loro 50 minuti, i BVB sfoderano grandi pezzi pescando a piene mani dal loro repertorio, offrendo una panoramica equa di tutta la loro discografia.

Purtroppo durante il loro set un grosso problema di equalizzazione dei volumi persisterà per tutta la durata della performance.
Indubbio l’impegno del gruppo a voler regalare un live degno ai fan in adorazione ma, purtroppo, la voce non esce dall’impianto potente come dovrebbe.
Il risultato è un’esibizione altalenante e sicuramente molto meno ruggente di quanto i BVB possano (e sappiano) offrire.
L’unica nota veramente positiva è quando esplode nelle grida e nel growl, dove risulta molto coinvolgente e sicuramente dotato di una ottima tecnica vocale.

Con la conclusiva ‘In the End‘ i BVB salutano un Alcatraz comunque rapito da una (oggettivamente) ottima prestazione per intensità e voglia della band.

Black Veil Brides

Gli Halestorm, capitanati dalla meravigliosa Lzzy Hale, salgono sul palco dopo una lunghissima pausa per l’allestimento dello stesso.
Ben otto presenze in Italia negli ultimi dieci anni: un segno del profondo amore che il pubblico italiano prova verso il gruppo statunitense.
Amore ampiamente meritato grazie alla grande presenza scenica della cantante Lzzy Hale e dell’istrionico fratello alle pelli, stavolta protagonista di un trittico di colori (pantaloni rosa, maglietta bianca e capelli verdi acido fluo).

Inutile negare che gran parte del successo del gruppo risiede nella potenza e nella graffiante voce di Lzzy e infatti, ancor più che con i BVB, risulta fastidiosa la mancanza di pulizia e potenza del suo ruggito dovuto anche qui ad una equalizzazione carente.
Questo disagio fa definitivamente capire che il problema è con ogni probabilità dell’impianto, non attribuibile quindi al fonico che li segue in tour.
Ciononostante, a differenza di tanti gruppi che riservano le cartucce pesanti per la fine, gli Halestorm scelgono di partire subito in quarta sparando in rapida successione ‘I miss the misery‘ (la loro canzone più piaciona e vendibile), ‘Love Bite (so do I)‘ e ‘Bombshell‘.

Il pubblico canta all’unisono tutte le canzoni e ed è facile terreno di caccia per quel rullo compressore che è la band.

Halestorm

Un concerto che alterna momenti di puro rock’n’roll a canzoni intime e toccanti raggiungendo uno degli apici di intensità quando Lzzy, poco prima di ‘Familiar Taste of Poison‘, gira verso il pubblico la sua Gibson Explore glitterata per mostrare la scritta “STOP VIOLENCE AGAINST WOMEN” e “OLTRE 100 DONNE UCCISE IN ITALIA NEL 2023”.
Un gesto che dimostra sensibilità e coscienza coerente e contemporanea su tematiche verso le quali non si deve mai abbassare l’attenzione.
Bellissima anche la nuova ‘Back From The Dead‘ che dà anche il nome al tour, recentemente rilasciata e destinata a diventare un classico con cui far cantare le platee.
Lzzy interagisce molto, scherza anche con una persona del pubblico che compie gli anni dicendo che effettivamente «nel rock non si ha età» e che quando è sul palco è come se avesse ancora quattordici anni.
E ancora, che in effetti tutti noi siamo come dice la canzone, ‘Freak like me‘.
Canzone che chiude il primo set del concerto, che premia gli encore con Lzzy seduta alla sua tastiera sola a cantare ‘Heart of Novocaine‘ e ‘Raise your Horns‘, cullando il pubblico nelle onde vibranti create dal ruvido e profondo moto delle sue corde vocali.

Le conclusive ‘Here’s to us‘ e ‘The steeple‘ sanciscono gli Halestorm come un gruppo maturo con uno zoccolo duro di fans che rendono omaggio alla band.
Non era assolutamente facile né scontt il riuscire a riempire l’Alcatraz di martedì sera con una partita di Champions che vede tra i protagonisti una delle due squadre della città. 
Lzzy Hale può tranquillamente passare da un tacco a spillo ad un anfibio così come da un completo in pelle e latex a dei fuseaux con magliettina a righe: il risultato è sempre uguale.
Il suo ruggito è intramontabile e riecheggia forte e potente.

Milano, 29 novembre 2023

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