Glen Hansard live a Sesto San Giovanni: una serata tra amici sinceri
Si finisce come al solito, come ormai ci ha abituati Glen Hansard: stretti intorno a lui, mentre ci si dirige verso il palco grande del Carroponte e cantando tutti insieme la vecchia ‘The Auld Triangle‘. Dobbiamo però partire dall’inizio di questa serata per far sì che il ricordo rimanga impresso sulla carta e nei nostri ricordi.
Martedì 28 Luglio 2016 al Carroponte di Sesto San Giovanni va in scena uno degli appuntamenti fissi dell’estate milanese e limitrofi: il concerto di Glen Hansard, accompagnato dalla sua cricca di amici e musicisti direttamente dall’Irlanda. Quella del Carroponte è sola la prima data di un mini tour estivo, che porterà Glen e soci su diversi palchi italiani. Quella del Carroponte è però una data speciale, è come quando arriva un vecchio amico da lontano e ci si trova tutti insieme per festeggiarlo e per brindare insieme.
Ad aprire la serata ci pensa il duo irlandese Lost Brothers. Due chitarre e due capelli portano una ventata di folk irlandese nella calda serata milanese. ‘New Songs of Dawn and Dust’, ‘The Passing of the Night’ e ‘So Long John Fante’ rappresentano la discografia da cui vanno ad attingere. Vedendoli cantare insieme mi viene in mente il bellissimo film dei fratelli Coen “Inside Llewyn Davis“. Il film racconta la triste storia del cantante folk Llewyn Davis e la parabola discendente della sua vita, dopo che il suo partner musicale si suicidò. Vedere suonare insieme i Lost Brothers intorno ad un microfono, mi ha per un attimo aiutato ad immaginare come fosse la vita di Llewyn e socio, quando le cose andavano bene e la musica scorreva veloce dalle loro dita.
Ormai la sera è scesa ed è arrivata l’ora di accendere le luci sul palco. Sale Glen Hansard accompagnato dai suoi musicisti. Ormai la formazione ha trovato un suo equilibrio naturale: gli archi e il piano sono posti sul lato sinistro; i fiati, la batteria e la prima chitarra sono posti sulla destra. In centro rimane un uomo solo, che è in grado di emozionare, ballare, muoversi come un pugile e dirigere tutta la banda con pochi gesti: Glen Hansard.
Proprio come quando ci si incontra con un vecchio amico che non vedi da tanto, prima ci scambia qualche convenevole. Si parla così delle zanzare che appestano il Carroponte, del boato che ha sentito mentre stava leggendo in una stanza di hotel dopo che l’Italia del pallone ha segnato contro la Spagna.
Quando si comincia a fare sul serio, la discografia di Glen Hansard viene saccheggiata e messa a dura prova da due ore di intenso set. Le canzoni intimiste del primo ciclo dei tempi di “Once” si mischiano piacevolmente con le canzoni più corali dell’ultimo EP “A Season On the Line”.
Sul fatto che oramai siamo diventati una famiglia, lo si capisce da tante cose. Non solo dal fatto che conosci le canzoni, ma anche dal fatto che conosci le logiche che animano questo gruppo. Per questo quando sulla bellissima ‘Wedding ring‘, Glen Hansard lascia il microfono al trombonista Curtis, che con voce profonda e dolce, canta le strofe della canzone non c’è nulla da stupirsi. O come non c’è nulla da stupirsi quando il pubblico comincia a chiamare alcune canzoni ed alcune di queste non sono sue. In questo modo si finisce a cantare insieme le prime note di ‘I Believe I can fly‘ di R. Kelly e di ‘I Will Survive‘ di Gloria Gaynor.
Siamo arrivati alla fine ormai. ‘Hey Mercy‘ è la conclusione del concerto, la canzone con cui ci si saluta. Quella che ti lascia l’amaro in bocca e già hai la nostalgia di quel che è stato. Forse è per questo che c’è sempre un secondo finale, quello allegro e scapestrato come piace a Glen Hansard. E cosi ci ritroviamo ancora come l’anno scorso, tutti intorno a lui e lo seguiamo verso il palco grande del Carroponte.
E’ solo un arrivederci alla prossima estate.