Finister live a Firenze: coinvolgenti e con uno stile unico
Fine gennaio, Firenze.
Al Tender suonano i Finister.
Tutto è pronto, il palco è super attrezzato e per l’occasione, in movimento frenetico fra il pubblico, fotografi e video maker: la band gioca in casa.
Nella mente di Elia Rinaldi, Lorenzo Burgio, Orlando Cialli e Leonardo Brambilla (voce/chitarra, batteria, basso, tastiere/sax) sono ancora ben presenti i riconoscimenti ricevuti a fine anno per l’album “Suburbs of Mind”, di cui vi avevamo parlato poco prima di Natale (qui la recensione).
Il live al Tender è quindi l’occasione per presentare ancora una volta dal vivo il lavoro e anticipare al pubblico le novità che giungeranno a breve.
Il gruppo è infatti impegnato nella realizzazione del nuovo album, ma per il momento concedono solo un assaggio con l’anteprima nel bel mezzo del live di due brani, molto interessanti, di cui nessuno conosce il nome (volutamente chiamati ‘Untitled 1‘ e ‘Untitled 2‘ per non svelare ancora troppi particolari), ma possiamo garantirvi che a parte il nome non manca niente.
I Finister colpiscono sempre per la loro maturità espressiva, in contrapposizione con la loro età: chi ascolta l’album non si aspetta di trovare sul palco un gruppo di artisti così giovani in grado di coinvolgere il pubblico senza tregua dall’inizio alla fine.
Non a caso, la band può già vantare importanti presenze live con gruppi come The Kooks, Prodigy o Motorhead, oltre che un tour con diverse date in Italia e in Inghilterra.
Sì, perché i Finister ci sanno stare sul palco, eccome!
Comunicano da lì tutta la loro ispirazione con naturalezza e stile per un coinvolgimento che è assoluto.
Il live ripropone per intero la traklist di “Suburbs of Mind”: l’ordine viene mantenuto solo in parte, ma la struttura rimane fondamentalmente quella.
Partenza in quarta con ‘The Morining Star‘ (e già si capisce che la performance sarà intensa): un avvio potente che accenna a calmarsi giusto un po’ con ‘The Way (I Used to Know)‘, la parte centrale di ‘My Howl‘, ‘Untitled 2‘ e più avanti con ‘Oceans Of Thrills‘.
Nel mezzo e ben intervallati (ottima anche la scelta dell’ordine di presentazione), pezzi con tanta forza: ‘Bite The Snake‘, ‘Levity‘, ‘The Key‘.
I nuovi brani aprono scenari interessanti: il mix, tutto personale, di atmosfere e ambientazioni prog, electro e psychedelic rock vira in maniera più decisa verso il progressive senza però abbandonare del tutto le numerose altre influenze che caratterizzano il suono della band.
Sul palco la potenza è amplificata, basso e batteria incalzante non mollano un colpo.
I suoni alle tastiere sono precisi, misurati, puntuali e frutto di un’accurata ricercatezza.
Così per il sax che impreziosisce e arricchisce l’atmosfera dei brani/suite in cui Elia Rinaldi alla voce e alla chitarra dà il meglio di sé nei cambiamenti di ritmo, nelle “pause” (in cui i testi vengono narrati) e nelle ripartenze verso finali che spesso tolgono il respiro.
Merito di un evidente affiatamento oltre che di capacità, talento e maturità artistiche individuali che si amalgamano perfettamente.
Pubblico entusiasta e chiusura con ‘Everything Goes Back‘.
Appunto.