FERRARA SOTTO LE STELLE 2024 | Blonde Redhead
Ferrara Sotto Le Stelle festeggia le 28 edizioni del festival con l’attesissimo concerto sold-out dei newyorkesi Blonde Redhead, nel suggestivo cortile del Castello Estense.
A distanza di alcuni anni, mi lascia ancora stranita l’arrivo in Piazza Castello e percepire l’assenza dell’enorme palco che per anni è stato lì, ad attendere concertari di varie generazioni. Mi manca? No! Personalmente preferisco questa nuova versione più “intimista”, con il pubblico ad abbracciare il palco e senza dolorosi ciottoli sotto i piedi.
È lunedì sera e la giornata lavorativa rende calmo l’afflusso all’interno del cortile per chi arriva da lontano.
Ad accompagnarci nell’attesa è Any Other, il progetto (in questa occasione solista) di Adele Altro, cantautrice e polistrumentista italiana dalla voce cristallina. Sale sul palco con la sua chitarra tra le mani e una bronchite superata da un paio di giorni. Un semplice abito blu, blu come le decorazioni delle décolleté rosa confetto e un paio di calzini bianchi come quelli di una bambola. Non servono orpelli e lustrini quando hai una voce pazzesca e magnetica, in grado di attirare orecchie e sguardi ammirati. Questa sera è sola sul palco, senza il supporto della band dalla quale è solita essere accompagnata. È emozionata e lo confessa apertamente quando ci delizia con la cover di Shukujitsu di Kaneko Ayano che canta per la prima volta davanti a noi. Sembra di sorseggiare un caldo tè matcha gustandosi un dolce mochi. Delicata, perfetta.
Any Other è mille sfaccettature: è compositrice musicale (per il podcast “Limoni” sul G8 di Genova), ha collaborato con Colapesce, impegnata in progetti vari che la portano a pubblicare a distanza di 6 anni, l’ultimo album “Stillness, stop:you have a right to remember”. Applausi per Any Other.
Il cielo si è fatto più buio e il cortile del Castello è ormai pieno.
La temperatura non è di quelle che a cui siamo abituati a Ferrara Sotto le Stelle: maglietta a manica lunga, giacchetta nello zaino. Qualcosa non va.
Ecco salire sul palco Kazu Machino e i gemelli Amedeo e Simone Pace.
Qualcosa non va, ancora prima di iniziare.
Kazu dalla sua postazione chiede supporto a Amedeo, guardano i pedali (?), click, si parte!
È la meravigliosa ‘Falling Man’ dall’album “Misery Is a Butterfly” del 2004 ad aprire il concerto. Vent’anni e non sentirli ma percepire quella sensazione di pace che ti mette a posto nel mondo…almeno fino a quando non iniziano i problemi.
Qualcosa non va, lo avevo già detto! Si respira un certo nervosismo sul palco. ‘Dr.Strangeluv’ parte, ma non si sente. Problemi di spia? Microfono? Kazu è notevolmente irritata mentre i fratelli Pace osservano una situazione sul momento incomprensibile. Per un attimo ho pensato che il concerto sarebbe finito lì, senza mai essere iniziato realmente. Salgono sul palco assistente, tecnici. Applausi di supporto e si riparte.
È il turno di ‘Doll Is Mine’, cantata da Amedeo, ma la voce non si sente. È come vedere un concerto muto! Partono i fischi, torna la voce.
Ecco arrivare la quarta canzone ‘Elephant Woman’ e con lei ancora problemi tecnici sulla voce di Kazu.
Ma cosa sta succedendo? L’aria intorno a noi è diventata pesante, l’energia del concerto è scesa. Non sai più se i lunghi cambi strumenti, tra un brano e l’altro siano normali o dovuti a problemi tecnici. Problemi che si ripetono anche nel primo encore su ‘Before’ con le tastiere che non si sentono. Più che un concerto è stato un travaglio, dal finale deludente: non avrei terminato con ‘Rest Of Her Life’, avrei lasciato il compito alla splendida ‘Kiss Her Kiss Her’ di chiudere decentemente una serata grama.
Con un «mi dispiace» ci saluta Kazu Machino. Anche a me dispiace, perché conosco l’immensa bellezza dei Blonde Redhead, quel fascino pazzesco con il quale hanno estasiato il Teatro Regio di Parma lo scorso novembre.
Di una cosa però voglio complimentarmi e ringraziarli: non è da tutti riuscire a mantenere la calma e la concentrazione in un marasma di continui problemi, altri avrebbero abbandonato il palco molto tempo prima. Quindi chapeau, ci rivediamo alla prossima e sono sicura che sarà stupendo.