Extreme: if you don’t like what you see here… get the funk out
Con il Natale alle porte si avvia alla conclusione anche il 2023 concertistico, un’annata densa di eventi live che non è difficile annoverare tra le più intense e ricche di soddisfazioni degli ultimi anni. Questo un po’ a tutti livelli, siano essi i grandi appuntamenti estivi piuttosto che i micro-concerti underground.
Una stagione che neanche certe disdicevoli soluzioni organizzative o, per dirla tutta, il caro-prezzi e le politiche di vendita dei biglietti, hanno potuto minare.
Diciamo che, quanto meno artisticamente parlando, possiamo ritenerci più che soddisfatti.
Per il sottoscritto il finale di stagione porta stampigliati due nomi, quello dei Messa che celebrano al Legend l’ultimo di una serie impressionante di concerti prima di una (speriamo non troppo) lunga pausa, ma soprattutto quello degli Extreme, che questa sera invadono Milano e portano sul suolo italiano il loro nuovo tour, salutati da un Alcatraz ampiamente sold-out già in prevendita.
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L’ultima Messa dell’anno
LIVE REPORT CONCERTO | MILANO 2023
“Six” è il loro ultimo album, un disco splendido che arriva a ben 15 anni di distanza dal precedente “Saudades De Rock” (uscito per la nostrana Frontiers Records) che pur potendo contare su una buona manciata di brani eccelsi, ha fatto parlare di sé quasi più per lo stratosferico assolo di Nuno Bettencourt nel singolo ‘Rise‘ che non per l’effettivo valore intrinseco del disco.
A mio modestissimo parere, un album da annoverare tra le migliori uscite dell’anno e che ci riconsegna una band tutt’altro che stanca e svogliata che ha saputo reinventare il proprio sound senza stravolgerlo, rivestendolo con quella patina di attualità che, diciamolo, oggi come oggi è difficile trovare in artisti dal glorioso passato e che in quel glorioso passato tendono troppo spesso a crogiolarcisi.
Già, gli Extreme.
Nati in piena era hair-metal, esplosi proprio quando da Seattle il grunge era ad un passo dallo sconvolgere il mondo del rock riscrivendone le regole, i quattro bostoniani si sono sempre distinti per il loro sound trasversale, che ha saputo unire l’hard rock dei Van Halen e dei concittadini Aerosmith alla magniloquenza classic rock dei Queen, rivestendo il tutto con quell’approccio funk che ha reso così speciale un disco come “Pornograffitti”.
D’altronde quando hai in formazione un front-man deluxe come Gary Cherone ed una semi-divinità chitarristica come Nuno Bettencourt (l’unico vero erede di Eddie Van Halen!), non occorre essere dei fini conoscitori di musica per aspettarsi musica di caratura superiore. Prendete un disco come “III Sides To Every Story”, che pur non potendo contare su singoli ruffiani come quelli di “Pornograffitti” si attesta come uno dei migliori album del genere, in virtù di un song-writing maturo e di una capacità strumentale davvero oltre la media.
Ma veniamo al concerto.
L’Alcatraz si presenta stipatissimo, tanto che spostarsi da un punto all’altro risulta impresa tutt’altro che semplice.
Con non pochi sforzi riesco a raggiungere un punto abbastanza vicino al palco che mi permette di assistere alla (troppo!) breve esibizione dei newyorkesi The Last Internationale, la formazione dalla forte connotazione sociopolitica formata da quella forza della natura che è Delila Paz e dal chitarrista Edgey Pres, chiamati a dare il meglio di sé nella mezz’oretta scarsa a loro disposizione. Dopo la breve intro a cappella, si parte con ‘Killing Fields‘ e ‘Life, Liberty And The Pursuit Of Indian Blood‘, da quel piccolo gioiello che è stato “We Will Reign” (2014) e da cui viene estratta anche ‘Wanted Man‘.
Nel mezzo ci troviamo ‘1984‘ dal recente “Running For A Dream” per poi chiudere il loro infuocatissimo set con ‘Hard Times‘.
Un peccato, perché quanto mostrato nella loro travolgente esibizione al Legend dello scorso mese di maggio aveva esponenzialmente alzato la mia curiosità di vederli nuovamente dal vivo. In ogni caso, tanto di cappello alla Paz, una front-woman eccelsa, una pantera che sprizza energia da ogni singolo poro.
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The Last Internationale, meraviglia in un lunedì a Milano
LIVE REPORT CONCERTO | MILANO 2023
Sono le 20:45 quando dagli speakers le note di ‘Hail To The King‘ annunciano l’imminente ingresso in scena degli Extreme.
Irrompono sul palco mettendo subito in chiaro che stasera non si faranno prigionieri: l’uno-due è micidiale, con una ‘It’s a Monster‘ che sfocia in ‘Decadence Dance‘ per il delirio immediato di un’audience che nel frattempo ha riempito ogni singolo centimetro quadrato dell’Alcatraz, e che inaugura uno show in cui verrà toccata l’intera discografia della band, inclusi “Waiting For The Punchline” (‘Hip Today‘, ‘Midnight Express‘) e “Saudades De Rock” (‘Take Us Alive‘), i loro due album meno celebrati.
Ovviamente largo spazio viene lasciato al nuovo “Six”, con menzione d’onore per ‘Thicker Than Blood‘ e ‘Banshee‘, un pezzo che non avrebbe stonato su “Toys In The Attic” degli Aerosmith.
Altrettanto ampio lo spazio dedicato a “Pornograffitti”: inevitabili infatti i singoloni ‘Hole Hearted‘ ed il tormentone acustico di ‘More Than Words‘.
Per il sottoscritto il colpo da KO è sicuramente ‘Get The Funk Out‘, un brano che ancora oggi come allora (e son passati più di 30 anni) farebbe risvegliare i morti.
Altra chicca sicuramente da citare è il medley con cui gli Extreme riportano a galla i ricordi del loro album d’esordio, e che in pochi minuti riassume ‘Teacher’s Pet‘, ‘Flesh’n’Blood‘, ‘Wind Me Up‘ e ‘Kid Ego‘ prima di sfociare in una ‘Play With Me‘ suonata per intero.
Senza dilungarsi oltre, direi che la sintesi di quello che si è rivelato essere uno dei migliori concerti di quasta annata sta in questi punti:
- chi pensava che gli Extreme fossero morti e sepolti, li vada a vedere: gli faranno cambiare idea a calci nel sedere;
- quando è uscito “Six” mi è capitato di leggere pareri discordanti e non tutti propriamente positivi: in realtà è un disco pazzesco, innovativo ma ancora classicamente Extreme, e dal vivo rende quasi il doppio;
- Gary Cherone è un front-man old-school, a 62 anni tiene ancora il palco come pochi e la voce, nonostante qualche inevitabile calo, regge ancora più che bene. E in ogni caso, vi sfido a fare quel che riesce a fare lui in due ore sul palco. Io probabilmente finirei in terapia intensiva;
- Nuno Bettencourt, una sola parola: illegale! Trovatelo voi un chitarrista iper-tecnico che riesca così magistralmente a mettersi al servizio della forma-canzone. Un mostro, e anche fisicamente non sembra invecchiato di un giorno. Come dire, he’s a monster!
- Pat Badger è il cuore pulsante della band e insieme a Kevin Figueiredo (batteria) costruisce il tappeto ritmico su cui scorrazzano liberi e selvaggi Nuno e Gary. Importante anche il suo apporto con i backing-vocals;
- ‘Rise‘: strategicamente piazzata come ultimo bis, il singolo trainante di “Six” è già di per sé un pezzo della Madonna. Nuno ha pensato bene di infilarci dentro un solo da urlo, una roba mostruosa, probabilmente seconda solo ad ‘Eruption‘ di Eddie Van Halen. Così come c’è chi ha comprato il disco solo per quell’assolo, stasera c’è chi è venuto al concerto solo per vederlo suonare dal vivo. E rendersi conto che è tutto reale. Ho visto chitarristi tornare a casa in lacrime ed appendere lo strumento al chiodo.
Più in generale, assistere ad un concerto old-school come questo è una gioia per le orecchie e per il cuore.
Nessuna base preregistrata, nessun fronzolo, una scenografia minimale per non dire inesistente: solo puro, inadulterato rock’n’roll, suonato alla grande da gente che, erroneamente, pensavamo fosse oramai sulla soglia della pensione e che invece è ancora lì, a calcare i palchi di mezzo mondo.
Gli Extreme hanno appena annunciato una nuova data il prossimo luglio in quel di Ferrara: ci saranno anche gli H.E.A.T. e gli Eclipse.
Fossi in voi, l’occasione non me la lascerei scappare.