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Europe live a Milano: un grande potere evocativo

Gli Europe scendono nella notte meneghina del 29 novembre all’Alcatraz, e lo fanno sicuramente con la sicurezza e la sfrontatezza di chi è saldo sui propri punti forti.
Qualità artistica, potere evocativo dei bei tempi andati e sicuramente un fascino mai sopito sono gli elementi chiave che li hanno portati ad ottenere il tutto esaurito nel loro recente tour celebrativo, quello dedicato al trentennale di “The Final Countdown”.
Sarebbe dunque logico aspettarsi una platea di fans della vecchia guardia già appagata, invece si prospetta un concerto la cui capienza dei 3500 posti a disposizione sfiora nuovamente il sold out.

Gli Europe sono accompagnati dalla buona performance dei nostrani Soul Seller, band di Torino fresca di riformazione, ai quali è toccato il grato compito di scaldare gli animi già ben pronti nella loro mezz’ora di show.
Una buona prova quella di questo gruppo, che ha calcato il palco sapendo di dover sfruttare al meglio questa occasione.

Gli Europe entrano in scena col passo pesante del basso, con un rimando a ‘Kashmir‘ di ledzeppeliana memoria, sulla nuova canzone che dà il nome al tour – ‘Walk The Earth‘.
Una canzone che dimostra ai numerosi fans che compongono lo zoccolo duro su cui poggia il regno della band in Italia che i ragazzi non hanno dimenticato come si costruiscono canzoni epiche e potenti.
Così è anche il pezzo successivo, secondo me il migliore estratto dal nuovo album, ‘The Siege‘: l’accoppiata ritmica e lirica della voce di Joey Tempest non perdono colpi.

Perfino quelli che sono al concerto “di passaggio”, solo per ascoltare “la canzone finale”, non possono rimanere indifferenti al fatto che il gruppo calca i palchi e incendia platee da troppo tempo per non scatenarsi con ‘Rock the Night‘.
Il gruppo é amato dal pubblico e non fa alcuna fatica ad ammettere che anche per loro l’Italia è praticamente sinonimo di “casa”.
Lo dimostra il fatto che per il terzo inverno di fila la band svedese si presenta ai fans con due dischi nuovi e, nel mezzo, un tour celebrativo, sfiorando spesso il tutto esaurito condito da performance sempre migliori.

La voce di Tempest tiene abbastanza bene per gran parte del concerto e si vede da tutti i 36 denti che sfodera il cantante e dalla maglietta “The Punisher” di Leven che gli Europe hanno voglia di divertirsi.
Si intuisce anche dallo sforzo di parlare in italiano, con Tempest che se ne esce con un paio di frasi che più milanesi di così non potrebbero essere.
Ad un «barlafùs», l’insulto di grado superiore al più conosciuto “pirla” (che tradotto significa “inutile” o “buono a nulla”) Michaeli, il tastierista, ribatte con un «van a ciapa i rat» (che corrisponde ad un amichevole “va a dar via il c***”).
Insulti che si dicono tra amici in totale goliardia, che è in fondo il tipo di legame che emana la band dal palco.
La voglia di vicinanza e di calore col pubblico si evince anche dai piccoli omaggi che gli Europe riservano ai presenti, come l’evergreen ‘Carrie‘, che fa capolino solo nella scaletta italiana del tour.

Un concerto con venti pezzi in totale che hanno ben accontentato i cuori dei fans della prima ora e quelli che si sono presentati anche solo per sentire uno degli intro di tastiera più famosi del pianeta.
La serata si chiude con lei, la ‘Alba Chiara‘ dei nostri svedesi, la canzone che se non la senti ti lascia con l’amaro in bocca.
Ed è così che si salta tutti, indistintamente dall’età, dalla platea, dai piani rialzati dei bar e del palco secondario: The Final Countdown‘ si canta a squarciagola.

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