Edda live a Torino: la peggiore malattia che ho è la voglia di Edda
Un martedì di fine febbraio mi è capitato di leggere il manifesto di Indi(e)Avolato, nota rassegna musicale Torinese che, ormai già da 4 anni, propone eventi nella capitale Piemontese con i migliori artisti del panorama musicale emeregente italiano.
In mezzo alle varie proposte mi è caduto l’occhio su quel nome che da qualche settimana sento pronunciare con molta frequenza: Edda.
Non avendo trovato ancora il giusto tempo per dedicarmi all’ascolto approfondito del suo ultimo album (e non avendolo nemmeno mai visto live), decido che non posso perdere la data del 10 marzo al “Cubo” delle Officine Corsare.
Le prime note che risuonano durante la serata sono quelle folk di Gianpaolo Iacobone, in arte Brodo.
Artista torinese, l’apertura al concerto è affidata a lui che propone (chitarra e voce) i brani del suo Ep d’esordio “Pezzi Pt. 1”.
Si presenta in modo leggero, con un «Ciao a tutti io sono Brodo. Inizierò cantando una canzone e finiroò cantando una canzone».
Già da questa affermazione si capisce l’entità del personaggio, che dopo un breve monologo – dal quale traspariono e mi colpiscono simpatia e autoironia – ci regala 20 minuti di cantautorato pop / alt-rock in italiano con testi introspettivi e a tratti malinconici.
Quando al termine della sua esibizione gli ho chiesto che cosa facesse nella vita, mi ha risposto «lavoro e cerco lavoro».
Edda incanta e lascia il pubblico per un’ora e mezza con il fiato sospeso.
La sequenza dei brani in scaletta scorre in maniera del tutto naturale: pezzi storici come ‘L’innamorato‘ o ‘Pater‘ si alternano ai brani più freschi dell’ultimo album, “Graziosa Utopia” (leggi la recensione), amalgamandosi perfettamente tra loro.
Mi piacerebbe affermare che questa naturalezza, mista al suo inconfondibile timbro di voce, riesce ad evocare un mondo surreale e parallelo: ma c’è così tanta concretezza nei testi di Edda, così tanta vita vissuta, che per l’astratto proprio non c’è spazio.
«Questa è la canzone che mi ha dato più soddisfazione in assoluto», afferma prima di cantare ‘Zigulì’, ed essendo la mia preferita quasi mi commuovo.
‘Signora‘, ‘Benedicimi‘ e ‘Un pensiero d’amore‘ vengono cantate con trasporto dal pubblico, che rimane per tutto il concerto molto coinvolto fino al momento più intimo del live, quando Edda si siede, prende la chitarra e ci regala una versione di ‘Spaziale‘ intima e viscerale.
Quello a Torino è stato uno di quei live che ti rimangono senza dubbio addosso – come del resto questo artista, come del resto “Graziosa Utopia”.
Un plauso a Edda, ma anche all’organizzazione di Indi(e)Avolato e alle Officine Corsare che hanno proposto ed ospitato una serata di alta qualità musicale e culturale.