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DIODRONE Festival live a Firenze: “Ansi Lumen”

Il 22 novembre 2015 l’appuntmento è al Cinema Teatro Castello di Firenze, dove va in scena l’appuntamento annuale con il DIODRONE Festival.

DIODRONE non è solo un’etichetta indipendente: è prima di tutto un collettivo nel quale diversi progetti di musica e arte convergono sotto i segni di ricerca e sperimentazione.
Nato dalla visione di Narèsh Ruotolo, Nicola Savelli e Leonardo Granchi, con gli art visual creati da Valerio Orlandini, Architeuthis Rex e Dolpo, e il suono curato da Leonardo Granchi e  Alessandro Maffei, il concept di questo appuntamento del DIODRONE Festival è «l’energia o forza, sprigionata dalle frequenze che noi percepiamo come luce».
Dunque, «ANSI LUMEN».
Il quinto capitolo della storia di DIORDRONE ha come scopo il trascinarci sotto una tempesta di fulmini, che in meteorologia si identificano in quattro tipologie.
Ad esse, DIODRONE ha associato una band, ed il risultato è il seguente:

lumen I: negativo ascendente – DOLPO
lumen II: positivo discendente – Architeuthis Rex
lumen III: positivo ascendente – Bologna Violenta
lumen IV:  negativo discendente – OvO

Sono da poco passate le 21.00 e il Cinema Teatro di Castello inizia ad affollarsi, giusto il tempo di qualche saluto e la sala gremita all’ inverosimile (a fine serata constateremo il sold out) si oscura per qualche secondo, poi lo schermo si anima e parte il primo visual: fulmini e tempeste, poche e incisive parole presentano la serata.
Dal fondo della sala, 6 individui incappucciati raggiungono il palco, illuminato solamente dalla luce di candele e dalle immagini dello schermo, lumen I – negativo ascendente, il compito di aprire questa serata spetta ai DOLPO.
Ho già parlato di loro (qui), li ho incrociati (musicalmente parlando) per la prima volta circa un mese fa e sono subito stata catturata dalle loro sonorità tra doom-metal ed esoterismo.
Nutro molte aspettative per questa performance ed aspetto la conferma delle forti sensazioni che mi regalarono la prima volta.
Non serve attendere molto, basta aspettare la fine del primo pezzo che sono già nuovamente conquistata dal gruppo emiliano. Stento persino a credere che il progetto sia nato da così poco, il loro primo lavoro discografico non ha neanche un anno di vita. I DOLPO con la loro cupa cerimonia dai suoni affascinanti e distorti conquistano la platea che ascolta in religioso silenzio. Il set dura circa 40 minuti durante i quali propongono i pezzi tratti da “Yak Path Sessions”, un piccolo grande capolavoro, del quale mi sento fortemente di consigliare l’ascolto.

Il cambio set è velocissimo, e il lumen II – positivo discendente porta il nome di Architeuthis Rex, progetto che nasce dalla collaborazione artistica tra Francesca Marongiu (già Agarttha) e Antonio Gallucci. Dalle prime note si intuisce che dopo la spiritualità dall’atmosfera tibetana del primo set, si cambia registro e si va nel puro noise senza però accantonare del tutto quell’atmosfera mistica. Gli Architeuthis Rex, propongono un progetto che ti conduce negli abissi oscuri dell’oceano, ti riporta a galla, ti fa ondeggiare tra le onde e, quando meno te lo aspetti, ti risucchia in un vortice e ti riporta nell’oscurità del profondo. In occasione del festival, il duo chitarra, voce e synth regala al pubblico una performance di brani ancora non incisi: una sorta di anteprima del loro prossimo lavoro incorniciato sullo schermo da visual di loro creazione.
Sicuramente di tutta la serata questo è stato il set più difficile da comprendere, ma chi ha le orecchie addomesticate al genere ha potuto godere di un’affascinante performance.

Siamo al giro di boa e stavolta, dopo un’ancor più rapido cambio palco, l’atmosfera cambia drasticamente: lumen III – positivo ascendente, e sul palco arriva Bologna Violenta.
Nato nel 2005 come progetto solista di Nicola Manzan, da febbraio 2015 il bervismo del polistrumentista trevigiano si avvale anche della collaborazione di Alessandro Vagnoni in veste di batterista ufficiale: questo nuovo ingresso rende ancora più taglienti le note di Manzan.
Tra bruschi giri di chitarra, rullate violente, Ave Maria semi recitate, frequenze radio, urla e sussurri, il set di Bologna Violenta  esalta la platea che partecipa attivamente applaudendo alla fine di ogni brano e ridendo alle battute di Manzan, che da showman “consumato” quale è tiene inchiodato e sospeso il pubblico in 40 minuti di pura energia positiva.

Ultimo cambio palco, e arrivano gli OvO, lumen IV – negativo discendente: a loro il compito di chiudere una serata che fino a questo momento è stata a dir poco esaltante.
Da 13 anni gli OvO sono una delle band più attive nella scena alternativa rumorosa, complici gli oltre 700 concerti in tutto il mondo e la prolifica produzione musicale ma, soprattutto, la loro unicità sonora.

Stefania “Alos” Pedretti e Bruno Dorella arrivano sul palco pronti a sconvolgerci, e permettetemi una riflessione di cuore: gli OvO mi mancavano, tanto.
Era da tempo che non riuscivo a vederli live e questa loro esibizione è stata a tutti gli effetti la perfetta conclusione ad una serata meravigliosa. A guardarli bene sembrano personaggi disegnati per un anime giapponese: lei minuta e con i lunghissimi dread che la contraddistinguono; lui un gigante dal sorriso buono, entrambi con i volti truccati e un abbigliamento non proprio convenzionale. Quando iniziano a suonare ci si rende immediatamente conto di quanto invece siano reali e sconvolgenti: mentre Bruno Dorella, incalza sulla batteria a ritmo concitato, dalle corde della chitarra torturate da un plettro che sembra un pezzo di vetro escono note stridule e cupe. Mi stupisco sempre di come dalla gola di Stefania possano uscire tutta quella vasta gamma di suoni: occhi e orecchie non attenti potrebbero tranquillamente pensare all’uso di chissà quale marchingegno elettronico, e invece no, la signora (o meglio, “signorina”) è tutta natura.
La performance degli OvO può essere descritta con una sola parola: meraviglia.

Purtroppo anche questo set termina in fretta e gli applausi a scena aperta con tutto il pubblico del teatro in piedi confermano il successo della serata.
Dopo i ringraziamenti di rito cala il sipario sul DIODRONE Festival, Capitolo V: una magnifica serata nella quale il pubblico ha potuto godere di quattro bellissime performance, diverse tra loro ma accomunate dall’energia o forza, sprigionata dalle frequenze che noi percepiamo come…talento.

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