Devin Townsend, quando genio e sregolatezza salgono su un palco
Cantante, chitarrista e produttore discografico: Devin Townsend per una data in Italia
Il canadese in una data unica al Live Music Club di Trezzo sull’Adda
Pur essendo passato meno di un anno dall’ultima sua apparizione italiana, torna a farci visita il buon Devin Townsend.
E se in quell’occasione il suo ruolo era quello di scaldare gli animi ai fan dei Dream Theater, questa sera il geniale e schizoide artista canadese ci torna da protagonista, con un tour tutto suo dedicato alla promozione di “Lightwork”, suo ultimo parto in veste solista.
Un disco bellissimo, all’apparenza leggero nei suoni ma pregno di sfumature e impreziosito da un impatto emotivo di non secondaria importanza.
Ad accompagnarlo in questo viaggio attraverso l’Europa che fa tappa al Live Music Club di Trezzo troviamo i norvegesi Fixation ed i francesi Klone.
Se del metal-core dei primi abbiamo visto e sentito troppo poco per azzardare giudizi che risulterebbero oltremodo sommari, dei secondi invece non possiamo che dire un gran bene, e non solo in virtù del set proposto questa sera.
Notevole, infatti, è la progressione in termini di qualità, consistenza ed esecuzione che la band ha esacerbato con i suoi ultimi album, diciamo da “Here Comes The Sun” (2015) in poi, per un’evoluzione che trova la sua massima espressività con l’ottimo “Meanwhile”, ultimo loro parto, che ha visto la luce meno di un mese fa.
Per chi ama i raffronti, nel progressive-metal proposto dai Klone possiamo ritrovare spunti che richiamano realtà ben più rinomate, citando in primis Tesseract e Leprous, ma non mancano momenti più intensi vagamente alla Meshuggah, alternati a fasi più riflessive con qualcosina che alla lontana può ricordare i Porcupine Tree.
Non è un caso che nel breve set a disposizione abbondino proprio gli estratti dalle produzioni più recenti, con menzione d’onore per i brani di “Meanwhile”, tra i quali non possiamo che citare quel gioiellino che è ‘Elusive’.
Non manca un richiamo al passato più distante, con una rilettura tutto sommato sufficientemente personale di ‘Army Of Me’ di Bjork, che risale ai tempi di “Black Days”, il loro terzo album targato 2010.
Sgombrato il campo dalle strumentazioni dei gruppi spalla, ci apprestiamo a rivedere all’opera il buon Devin Townsend.
La curiosità è pari all’aspettativa, quindi molto alta.
Per l’occasione, il canadese si fa accompagnare da una sezione ritmica di tutto rispetto, che vede James Leach al basso ed alla batteria un mostruoso Darby Todd, che si renderà protagonista di una performance davvero impressionante.
Ultimo ma non ultimo, quel fenomeno di Mike Keneally, polistrumentista deluxe che forse ricorderete per aver affiancato Frank Zappa dal 1988 in poi, nonché prolifico autore di diversi album sia in veste solista che con la propria band.
Non appena si spengono le luci, HevyDevy ed i suoi fidi scudieri prendono posizione e aprono lo show con una spettacolare ‘Lightworker’, con quell’andamento orchestrale e quel chorus arioso che si apre a 360 gradi ed istiga il pubblico ad unirsi al canto.
È solo il primo degli estratti dal nuovo album, che in questa serata verrà rappresentato anche da quella splendida gemma filo-AoR che è ‘Call Of The Void’ (come avrei voluto vedere la divina Anneke Van Giersbergen salire sul palco ed affiancare Devin come sul disco), da ‘Heartbreaker’ e soprattutto da ‘Dimension’, un pezzo già di per se bello tosto ma che in sede live acquista ancor maggior spessore.
Sarcastico e pungente, in questa serata il genietto canadese risulta anche particolarmente ciarliero e comunicativo, prendendosi il tempo tra un brano e l’altro di intrattenere il pubblico con la sottile ironia che lo contraddistingue.
Svariati pupazzetti compaiono sul palco, incluso il polpo di peluche che avvolge i propri tentacoli sul Theremin di Devin.
Brano dopo brano, la setlist va progressivamente a rivisitare le opere precedenti del Townsend solista, da “Empath”, da cui ci propone sia ‘Why’’ che ‘Spirits Will Collide’ in giù fino ad arrivare ad ‘Infinity’ con una tellurica ‘Kingdom’.
Non manca un richiamo alla Devin Townsend Band con una ‘Deadhead’ oramai al ventesimo compleanno, e per non farci mancare nulla, nell’encore veniamo omaggiati da una graditissima ‘Love?’ che arriva dal repertorio dei mai troppo osannati Strapping Young Lad, nonché una delle preferite da chi scrive, con quella sconsacrata commistione tra il metal estremo dei SYL e gli Yes di “90125”.
Termina così una serata davvero gradevole, resa speciale da un Devin assolutamente in palla e visibilmente felice di essere nuovamente on the road.
Non resta che attenderlo nuovamente sul palco, nella certezza che ancora una volta saprà stupirci con la peculiarità della sua musica.