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dEUs, rinnovarsi senza rinnegare il passato

Son trascorsi poco meno di due mesi dall‘uscita di “How To Replace It”, l’album con il quale i dEUs hanno interrotto un digiuno discografico dalla durata oramai ultradecennale, dando finalmente un seguito a quel “Following Sea” che vide la luce nel lontano 2012. Un buon disco – a tratti ottimo – che non farà impallidire due capisaldi come furono “Worst Case Scenario” e “In A Bar Under The Sea”, ma che ha il pregio di riconsegnarci una formazione tutt’altro che inaridita dal punto di vista compositivo, ed ancora in grado di colpire l’attenzione dell’ascoltatore con quell’ibrido di alternative e art-rock che ne sempre ha contraddistinto il sound.

Nuovo album significa anche nuovo tour, e considerato che chi scrive li ha sempre trovati più intriganti dal vivo che in studio, è con una buona dose di curiosità che una volta raggiunti i Magazzini Generali (che, diciamolo, non è esattamente il miglior locale da concerti che possa offrire la città) mi appresto a vederli all’opera.
L’atmosfera nel frattempo viene riscaldata dai Dirk, giovane quartetto belga dalle sonorità che possono vagamente ricordare (con le debite proporzioni) qualcosa dei Weezer: nulla di eclatante o per cui scrivere a casa, molto onestamente non mi hanno colpito abbastanza per distogliermi dalla necessità fisica di una visita al bar in attesa che i protagonisti della serata salgano sul palco, cosa che avviene in perfetto orario alle 21:30.

Dirk

L’attuale formazione è grosso modo quella che abbiamo imparato a conoscere dal 2005 in poi, e che vede radunarsi attorno ai due membri fondatori Tom Barman (voce e chitarra) e Klaas Janzoons (tastiere) la sezione ritmica composta da Alan Gevaert al basso e Stephan Misseghers alla batteria, ma soprattutto il redivivo Mauro Pawlowski (chitarra), rientrato nei ranghi proprio lo scorso anno.

Lo show si apre così come si apre il nuovo album, con l’ipnotico andamento di ‘How To Replace It’, e la voce sussurrata di Barman che sale progressivamente, in perfetta sintonia con il crescendo intessuto dalla band. Si continua con il nuovo materiale,  ‘Must Have Been Now’ è il singolo che qualche mese fa aveva anticipato l’uscita del disco ed infatti viene subito fatto proprio dal pubblico.

dEUS

Con le successive ‘Constant Now’ (da “Keep You Close”) e ‘The Architect’ (da “Vantage Point”) si torna indietro nel tempo ed è sostanzialmente questa la chiave di lettura di un concerto che vede una scaletta assolutamente dominata dal nuovo album, che nel corso della serata verrà presentato quasi per intero (alla fine conteremo ben 8 pezzi sui 12 totali di cui si compone), ma molto saggiamente la formazione di Antwerp ha pensato bene di alternare al nuovo materiale una selezione di brani che tocca praticamente tutta la loro discografia, senza esclusione alcuna.
Il che dona allo spettacolo un intrigante mix di antico e moderno che affianca ad una ‘Faux Bambou’ una ‘Instant Street’, piuttosto che una ‘W.C.S. (First Draft)’ ad una ‘1989’.
La formula viene riciclata anche per l’encore, che vede la splendida ballad ‘Love Breaks Down’ lasciare il passo al gran finale con una fantastica ‘Bad Timing’ che manda a casa tutti visibilmente soddisfatti.

Ancora una volta i dEUs sono riusciti a rafforzare la mia opinione su quanto meglio rendano dal vivo piuttosto che in studio, con una performance dal forte impatto emotivo e con un Tom Barman assolutamente protagonista.

A me sono mancati un po’ i classiconi come ‘Suds And Soda’ o ‘Roses’, assenze peraltro compensate da una set-list che ha rappresentato molto fedelmente l’attuale stato di una band che, ridendo e scherzando, vede rapidamente avvicinarsi il traguardo del trentesimo anniversario, consapevole del proprio passato senza esserne mai troppo dipendente.

Milano, 29 marzo 2023

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