Delain, sinfonie invernali tra passato e presente
È la Santeria Toscana 31 di Milano il locale prescelto per accogliere l’unica data italiana dei Delain nell’ambito del tour in supporto a “Dark Waters”, l’album con cui il combo olandese è risorto dalle proprie ceneri dopo che i dissidi interni, culminati nella diaspora del febbraio 2021, ne avevano seriamente messo a repentaglio l’esistenza. Rimasto solo, Martin Westerholt si è trovato a dover ri-fondare la propria band, partendo da alcune vecchie conoscenze come Ronald Landa (chitarra) e Sander Zoer (batteria). Per completare la line-up di questi Delain 2.0 è stato reclutato il bassista italiano Ludovico Cioffi, mentre l’ingrato compito di riempire il vuoto lasciato da una vocalist di spessore come Charlotte Wessels è toccato a Diana Leah, romena di nazionalità ma italiana di adozione.
Occupata da un pubblico non particolarmente numeroso ma sicuramente appassionato, in Santeria serpeggia la curiosità di vedere in azione questa nuova configurazione dei Delain.
Una curiosità che non potrà venire immediatamente soddisfatta, dal momento che il cartellone prevede, prima di loro, ben due band di supporto. A pochi minuti dalle 20:00 salgono infatti sul palco i nostrani Sinheresy, formazione triestina fautrice di un power metal di stampo classico, che vede in prima linea i due vocalist Cecilia Petrini e Stefano Sain, sostenuti dalla chitarra di Lorenzo Pasutto e dalla sezione ritmica composta da Alex Vescovi alla batteria e Davide Sportiello al basso. Nonostante il genere non sia esattamente al top delle preferenze di chi scrive, la mezz’oretta a loro riservata trascorre senza traccia di noia, con i due vocalist che si danno un gran da fare nell’incitare un pubblico tutt’altro che timido nel ricambiare la cortesia.
Decisamente più intrigante per il sottoscritto il gruppo successivo.
Gli Illumishade arrivano della Svizzera e possono vantare tra le proprie file la presenza di Fabienne Erni e Jonas Wolf, rispettivamente voce e chitarra dei ben più noti Eluveitie, anche se l’arma segreta della band va probabilmente ricercata nelle abilità orchestrali di Mirjam Skal, apprezzata compositrice di colonne sonore che sul palco si trasforma in una sorta di fata dai capelli turchini, i cui incantesimi non scaturiscono da una bacchetta magica ma dai circuiti del suo sintetizzatore, apportando un contributo fondamentale ai fini dell’economia della band, la cui epica sinfonicità nasce proprio dal connubio tra la fantastica voce di Fabienne, la chitarra di Jonas e le orchestrazioni di Mirjam, come abbiamo potuto apprezzare su “Eclyptic: Wake Of Shadows”, il loro debut-album del 2020, tra l’altro auto-prodotto grazie ad una campagna di crowd-funding che fece registrare un pieno successo.
Lo show di questa sera però parte subito all’insegna delle novità: il nuovo album “Another Side Of You” uscirà tra pochi giorni su Napalm Records, quindi quale migliore occasione per offrircene un assaggio in anteprima: ‘Elegy’ ed ‘Enemy’ sono i due pezzi con cui gli Illumishade inaugurano la loro performance odierna, all’insegna di suoni che ad una prima sommaria impressione ci appaiono più moderni ed un po’ meno celestiali rispetto all’esordio. Più avanti nel set arriveranno anche ‘Here We Are’ e soprattutto la splendida ‘Cloudreader’, con una Fabienne strepitosa sia al piano che alla voce.
Esaurito lo spazio novità, viene dato largo spazio al disco precedente con ben cinque brani, tra cui val la pena di citare ‘Rise’ e ‘Muse Of Unknown Forces’.
Nell’after-show abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con Fabienne e Mirjam a proposito del nuovo disco (prenotabile al banchetto del merch), con il quale speriamo di vederli presto tornare a calcare un palco nostrano.
Si son fatte le 22:00 quando in scena entrano i protagonisti della serata. Il tour in supporto a “Dark Waters” si è già lasciato alle spalle un discreto numero di date, che consente ai Delain di presentarsi sullo stage della Santeria con una formazione inedita, ma già ben rodata. Martin Westerholt e le sue tastiere dominano dall’alto il palco, alla sua destra la batteria di Sander Zoer mentre più in basso si muovono Ronald Landa e Ludovico Cioffi.
Tra di loro si posiziona la bella Diana che con la nuova ‘The Cold’ apre il set di questa unica data italiana.
La perfetta padronanza della nostra lingua consente alla Leah di entrare subito in sintonia con il pubblico in sala, che pare aver già rimosso i bei ricordi della Wessels per accogliere a braccia aperte la nuova entrata, con Landa che ferma per un momento lo show ringraziando il nostro paese per aver donato ai Delain il tassello mancante per la rinascita della band. Il concerto prosegue andando a toccare un po’ tutta la propria produzione presente e passata, con giusta enfasi sul nuovo album ma andando saggiamente a toccare grosso modo tutti i dischi precedenti, quasi a ribadire che per quanto questi nuovo Delain siano un’entità diversa nei componenti, nello spirito sono sempre quelli di una volta.
Parlando del nuovo disco ci stupiamo dall’esclusione dalla scaletta di un pezzo notevole come ‘Invictus’, il preferito da chi scrive, vista anche la presenza sul palco dello special guest Paolo Ribaldini (Leverage/Skilttron), una vecchia conoscenza dei Delain che ne hanno saputo sfruttare le qualità vocali, affiancandolo a Diana in tre dei brani pubblicati su “Dark Waters”. Questa sera l’accoppiata Leah/Ribaldini non la troviamo solo sui pezzi nuovi, ma anche su classici del passato come ‘The Gathering’, ‘Your Body Is a Battleground’ e ‘Don’t Let Go’, per un finale in crescendo che nemmeno la band vorrebbe interrompere, tanto da abolire la tanto abituale quanto inutile sceneggiata del rientro in scena per gli encore, trascinando il pubblico verso l’esplosivo finale che culmina con una ‘We Are Others’, che manda tutti a casa visibilmente soddisfatti.
I Cinderella direbbero «the more things change, the more they stay the same», un adagio che possiamo applicare tranquillamente ai redivivi Delain.