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David Gilmour

David Gilmour live a Roma: uno spettacolo senza prezzo

La prima ad essere annunciata fu la doppia data a Pompei: un evento storico, sull’onda del docufilm del ’74 diretto da Adrian Maben.
Con un biglietto pretenzioso, il concerto è subito sembrato rivolto ad un pubblico d’élite.
Più che altro, a qualcuno in grado di sostenere i 345 euro di costi.

In un secondo momento è stata data un’altra notizia: doppia data anche a Roma.
La rassegna è quella del Postepay Rock In Roma, e come fu per i The Rolling Stones, anche stavolta si sceglie il Circo Massimo come location.
Tocca dunque a David Gilmour, uno dei geni rivoluzionari più importanti nella storia della musica, essere la punta di diamante dell’estate romana.
E per questo gli sono dedicate le serate del 2 e del 3 luglio.

La passione, la stima (e anche i costi contenuti) fanno accorrere al cospetto di David Gilmour all’incirca 13.000 persone.
Il Circo Massimo per l’occasione è allestito con comode sedie numerate.
Sul palco troneggia un maxi schermo circolare e l’atmosfera è satura di emotività.
Al calar del sole, quando l’oscurità comincia ad avanzare, la città eterna si illumina nuovamente: giochi di luce e visual accompagnano il concerto con coreografie e storie che prendono vita grazie alla musica.

Gilmour è una figura che incute riverenza ed ottiene devozione.
Vederlo concentrato mentre suona la propria Fender è uno spettacolo che effettivamente non ha prezzo e rinfranca gli occhi e lo spirito.
La scaletta scelta per la serata del 2 luglio ha visto l’esecuzione dei grandi capolavori dei Pink Floyd e di alcune hit tratte dagli album post-Waters.
Nonostante la scelta sia stata oculata, è scontato ammettere che il pubblico freme più per i classici della band che per altro.
Il concerto è iniziato con tre brani tratti dall’ultimo lavoro solista di Gilmour (“Rattle that Lock”), ma è col quarto pezzo che giunge la prima ondata di commozione.
Le note di ‘Wish you were here‘ si innalzano verso il cielo, quasi a cercare un legame immaginario tra Gilmour, l’immensità di Syd Barrett e quella del cielo sopra le nostre teste.
Sono molti i brani che allietano la serata, da ‘Money‘ a ‘Time‘ fino all’accorata ‘Shine On You Crazy Diamond‘.
Sono suoni senza tempo, entrati nella storia ed eseguiti proprio dove la storia ha reso grande un impero intero.
Sono suoni rimpianti, concezioni musicali che oggi sembrano lontane mille miglia dalle produzioni moderne.
Sono suoni magistrali, interpretati con l’umiltà di chi nella vita alla musica ha dato tutto, anche oltre l’immaginabile.
E come si può descrivere a parole ciò che nel cuore rischia di scoppiare?

Se con ‘On an island‘ si assapora la maturità di Gilmour, è con ‘Comfortably Numb‘ che si comprende l’importanza e l’immensità della produzione dei Pink Floyd.
E la necessità, oggi più di ieri, di guardare in faccia la storia.

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