Dave Matthews & Tim Reynolds live a Padova: brani come poesia
Dopo il grande successo degli album live “Live at Luther College” (1999), “Live at Radio City” (2007) e “Live in Las Vegas” (2010), Dave Matthews & Tim Reynolds escono una volta ancora dalla formazione originale della Dave Matthews Band per intraprendere un tour in set acustico che toccherà diversi paesi europei.
In Italia ad ospitarli tre date, di cui una il palco del Gran Teatro Geox il 6 aprile 2017.
Uno show di circa tre ore per 25 brani (ri-arrangamenti della stesa Dave Matthews Band), tra cui ‘Crush lover‘, ‘Stay or Leave‘, ‘Lay down‘ e ‘Warehouse‘ fino ai bis con ‘Two step‘ e ‘Ants marching‘.
Personalmente ho sentito la mancanza di alcuni classici già proposti nelle setlist delle precedenti date e ahimè questa volta assenti. Tra le sorprese positive, invece, va menzionata la partecipazione del cantautore cubano Carlos Varela (in ‘Muros y puertas‘).
La scenografia dello stage è minimalista solo all’apparenza, nella realtà ogni dettaglio è posizionato con estrema precisione: il metallo vissuto dei fari grandi e rotondi, le luci calde, un piccolo tavolino a dividere le due sedute. L’attenzione del pubblico converge sui musicisti e non si disperde, il resto fa da piacevole atmosfera.
I brani proposti, privi degli ornamenti più rock si rivelano in tutta la loro essenza arrivando all’orecchio con dolcezza, come una poesia. Un’intimità smorzata solo dalle parentesi esilaranti in cui Matthews scherza con il pubblico a proposito dei suoi tic, delle sue buffe passioni. Sulla scia di altri colleghi americani, non perde l’occasione per enfatizzare il semi-serio disappunto politico sulle recenti elezioni (si scusa a nome degli americani per l’uomo eletto alla Casa Bianca).
Matthews, che si alterna tra chitarra e pianoforte, riconferma ancora una volta l’eleganza e la singolarità della sua voce, ma è Tim Reynolds a stupire davvero il pubblico: il web lo descrive come «maestro autodidatta del sitar, della chitarra jazz solista, del djembe solista, della chitarra a dodici corde, del violino e del mandolino, oltre che della chitarra acustica ed elettrica» e la sua performance effettivamente si rivela degna delle aspettative.
Lo strumento sembra essere un prolungamento naturale del suo corpo, un legno vivo che risuona di dedizione. I complessi assoli e tecnicismi vengono eseguiti con impeccabile naturalezza.
Il pubblico risponde con entusiasmo e non sembra cedere alla stanchezza di un live che ho trovato troppo lungo, per essere totalmente arrangiato in acustico.