Damien Rice in concerto a Napoli: una serata intima e speciale
Non si può certo dire che quello del 19 maggio al Teatro Acacia di Napoli sia stato un concerto usuale, per una lunga lista di motivazioni – prima fra tutte, per l’importanza dell’artista che ne ha calcato il palco.
Lo scorso febbraio fu proprio Damien Rice a dare comunicazione di questa serata, i cui biglietti, una volta attivate le vendite, andarono a ruba in meno di un quarto d’ora.
L’occasione per questo evento unico e speciale è nata dall’amicizia del cantautore irlandese con lo street artist spagnolo Escif e la decisione di collaborare insieme per un progetto lodevole.
“Breath – Tempo di ricarica” mira infatti alla riforestazione del Monte Olivella, vetta di oltre mille metri nei pressi di Sapri, al confine tra Campania e Basilicata.
Il concerto di Damien Rice rientra nella campagna di crowdfunding che finanzierà l’opera ecologica di Escif: una “batteria” per ricaricare il Monte Olivella dopo la deforestazione attuata più di tre secoli fa, che ancora è causa di frane e alluvioni nei territori circostanti, una ricarica composta da 5000 alberi.
Damien Rice ha spiegato al pubblico del Teatro l’obiettivo dell’opera con un esempio semplice e quanto mai calzante: «Quando il nostro cellulare si scarica cerchiamo subito una possibilità vicina per ricaricarlo, chiediamo ai nostri amici se hanno a portata di mano un caricabatterie, cerchiamo una presa a cui attaccarlo. Ecco che la nostra terra ha bisogno di essere ricaricata, il Monte Olivella è il piccolo esempio di un’esigenza più grande. Gli alberi andranno a ricaricare di energia la montagna che spogliata dalla sua vegetazione ha perso ogni forza e “Breath” sarà la più grande opera ecologica d’Europa». Ecco spiegato il secondo motivo che ha resto inusuale e unico il concerto.
Lo show è totalmente unplugged: due microfoni, uno per la chitarra e uno per la voce, nient’altro ad amplificare i suoni. La scenografia è nuda, il teatro conserva il suo fondale nero, solo qualche luce calda ad illuminare l’artista.
Ad aprire il concerto è stato Massimo De Vita del duo napoletano Blindur, invitato dallo stesso Damien Rice che ha conosciuto recentemente proprio a Napoli, durante uno dei viaggi del cantautore irlandese – che ha dichiarato di amare molto la città campana.
Il terzo motivo che ha reso indimenticabile il concerto è dovuto alla scaletta, o meglio, all’assenza di essa, che ha fatto sì che il pubblico insieme a Damien scegliesse di volta in volta i brani da eseguire.
Un viaggio attraverso i brani più belli della carriera musicale dell’artista: nessun intento promozionale e nessun disco in uscita, solo la voglia di condividere due ore piene di musica ed emozione.
Un dialogo in continuo divenire tra il cantautore e il suo pubblico che lo abbraccia e lo accompagna.
Si parte con ‘Delicate‘ per continuare con ‘The Professor & La Fille Danse‘, poi ancora ‘My favourite faded fantasy‘ (dall’ultimo disco e “Older chests”) – su ‘Volcano‘ Damien Rice chiede la collaborazione del pubblico mettendo in piedi un vero e proprio coro.
Si continua con le richieste della platea con ‘Colour me in‘ e ‘Accidental Babies‘ – «It’ a very sad song», commenta Damien, ma il pubblico la richiede a gran voce.
Si continua con ‘9 crimes‘ e ‘I don’t want to change you‘, la prima vera canzone d’amore scritta dal cantautore per sua stessa ammissione – racconta di un amore che non vuole cambiare l’altro ma che lo accoglie e lo accetta così com’è.
È la volta di ‘Amie‘, e quando dal pubblico gli chiedono di suonare una delle sue canzoni preferite, Rice sceglie ‘Famous Blue Raincoat‘ di Leonard Cohen.
‘The greatest bastard‘ e ‘Cannoball‘ completano la setlist.
È a questo punto che Damien richiama sul palco Massimo dei Blindur al quale ha chiesto di proporre una canzone del repertorio tradizionale della musica napoletana: la scelta cade dunque su ‘Era de maggio‘, la cui esecuzione è accompagnaa dall’esibizione di una ballerina.
Il finale del concerto è il quarto motivo che ha reso indimenticabile la serata: Damien e Massimo improvvisano al buio con musica e parole, dieci minuti di viaggio tra i suoni di due cantautori pieni di talento, accomunati da una sensibilità fuori dall’ordinario.
È pur vero che ciò che di più speciale accade ai concerti di Damien Rice avviene fuori dalla venue, quando “finita la serata” lui imbraccia una chitarra e la porta tra la gente, in un parco pubblico o una piccola piazza vicina.
Quelli del pubblico che hanno atteso il momento si siedono attorno a lui e lo ascoltano, lo abbracciano, gli parlano come se fosse un vecchio amico.
Lui è instancabile e regala ancora ore di musica da suonare insieme.
Il 19 maggio a Napoli è successo qualcosa di speciale: non c’era più distanza tra l’artista e lo spettatore, non c’era più distanza tra palco e pubblico.
Tutti erano uniti insieme da un unico filo rosso, un’emozione condivisa che non si può raccontare se non ci sei dentro.