Crystal Castles live a Milano: il peso dei ricordi
Il mio primo approccio con i Crystal Castles è avvenuto tanti anni fa ormai.
Si trattava di una puntata della serie TV inglese “Skins”: in una discoteca gremita di adolescenti complessati e strampalati, i due protagonisti della serie si incontravano in mezzo alla sala mentre sullo sfondo un dj ed una vocalist facevano ballare tutta la discoteca.
Il brano che usciva dalle casse era ‘Alice Practice‘ e loro erano rispettivamente Ethan Kath ed Alice Glass dei Crystal Castles.
Sono passati tanti anni ormai da quella puntata: i ragazzi di “Skins” sono cresciuti, noi siamo cresciuti e le cose sono andate avanti anche per il duo elettronico o per quello che ne rimane.
Martedì 13 dicembre i Crystal Castles sbarcano sul palco del Fabrique di Milano, accompagnati da una temperatura glaciale: il peso dei ricordi e del tempo passato si materializzano finalmente sul palco milanese.
La serata è aperta dal set di Dj Farrows, che rimane abbastanza in sordina.
Qualcuno è assiepato sotto la console del dj per assistere ai suoi movimenti, ma è ancora troppo presto per lasciare un segno tangibile del suo passaggio.
Dopo la sua esibizione viene messo un disco per riempire l’attesa, mentre si aspetta che il locale si riempia – il disco non potrebbe essere altro che una compilation dei brani dei sempre compianti Joy Division.
La scelta di questo disco è ricca di sfumature: i richiami alla tradizione musicale che nasce con i Joy Division e poi prosegue con i New Orders, i riferimenti in generale alla tradizione inglese e persino alla sopracitata serie “Skins”, che può annoverare anche le musiche di Ian Curtis tra l’elenco delle sue colonne sonore.
Con un pizzico di dispiacere, Ian scende dal palco ed è il momento del live tanto atteso della serata.
Si spengono per un attimo le luci e i Crystal Castles salgono sul palco: le luci stroboscopiche che animano la scenografia durante tutto il set sono violentissime e tagliano la nostra vista in sequenze frammentate.
Il nuovo duo prende possesso del palco e comincia ad agitarsi dietro la console.
Come annunciato i brani presentati in questo tour fanno quasi esclusivamente parte del nuovo disco “Amnesty (I)”, primo album del nuovo ciclo per la band canadese.
Infatti quella che si agita e salta da una cassa all’altra in questo momento non è Alice Glass, che ha lasciato la band nel 2014, ma la nuova vocalist Edith Frances.
Oltre ad Edith avvolta in un giaccone di pelle ed Ethan con il suo impermeabile stile Quechua, c’è anche alle loro spalle il contributo di un musicista che suona una batteria elettrificata.
Il live è potente e lo stile è quello tipico dei Crystal Castles: suoni violenti alternati da momenti melodici e voci femminile distorte.
Edith si contorce sul palco, salta e incita il pubblico: i suoi movimenti sono teatrali e scenici, gioca con i fili del microfono legandoseli attorno al corpo, prende delle bottigliette e se le rovescia sui capelli rosa per poi innaffiare il pubblico.
Verso la fine del set prende un mazzo di fiori, e dopo averli agitati come se fossero una mazza da baseball, comincia a strapparne i petali ed a farli piovere su di sé.
Ethan dietro alle sue tastiere non si scompone quasi mai, eseguendo in modo impeccabile tutti i brani e regalando qualche minuto di mixaggio fuori programma.
C’è spazio anche per i grandi successi degli anni passati come ‘Crimewave‘ o ‘Not in Love‘ ed ovviamente sono i brani più attesi e quelli su cui il pubblico si agita. Edith canta questi brani con un microfono che distorce ancora di più la sua voce, lasciando un ricordo nostalgico delle versioni originali cantate da Alice.
Il live dura poco più di un’ora.
Dopo aver fatto il bis ed aver suonato ‘Not in Love‘, le luci si riaccendono e la band si volatilizza in un baleno: non una parola durante tutto il live, non un saluto o un ringraziamento alla fine.
Le luci sono di nuovo quelle solite e torna a farsi sentire la voce di Ian.
Quasi stordito dalla velocità con cui è finito tutto quanto, mi avvio alla porta.
Quali conclusioni trarre da quello che abbiamo visto?
Che forse il tempo è passato un pò per tutti.
Noi e i ragazzi di “Skins” siamo cresciuti, siamo invecchiati ed abbiamo trovato posto dietro ad una scrivania.
Ethan ha iniziato un nuovo ciclo con il suo “Amnesty (I)”, ma forse questo ciclo non ha la stessa forza ed originalità degli esordi.
Il marchio Crystal Castles era indelebile nella mia mente e forse preferisco lasciarlo legato a quei ricordi piuttosto che a quello a cui ho assistito al Fabrique.
Se Ethan sarà di nuovo in grado di stupirci in un prossimo futuro, sarò sicuramente il primo a gioirne.
Cos’hanno fatto, hanno sostituito Alice? Ma ci ricordiamo quando sentimmo “Not in Love” per la prima volta? La voce storica ed evocativa di Robert Smith e le sonorità distorte, sporche, maledette dei Crystal Castle? Sembrava quasi un passaggio di testimone. Sembrava quasi che una cultura musicale ce la meritassimo anche noi. Quasi.
Sembrava 🙂