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Blackberry Smoke, troppo country per essere rock, troppo rock per essere country!

In un autunno stranamente caldo, il sound dei Blackberry Smoke riesce a rendere il clima ancor più torrido.
Grazie ad un concerto spettacolare, l’Alcatraz passa dall’essere un locale notturno ad un luogo immaginario, quasi come fosse un parco in riva ad un lago nel quale un gruppo di amici si ritrova in allegria.
Proprio così, perché dalle 21 del 19 ottobre non si è più immersi nel grigio della Brianza, ma grazie ad un groove sostenuto della sezione ritmica dominata dai fratelli Turner ci si ritrova circondati da atmosfere scanzonate, dirompenti e sfacciate tipiche del southern rock.
Fatto di machiso, sì, ma anche di disincanto e allegria.
Di temi leggeri e discussioni sul mondo, argomentazioni tipiche di una festa durante la quale allegria, bevute e spensieratezza abbracciano gli animi delle persone.
È un Alcatraz straordinariamente pieno accoglie il ritorno dei Blackberry Smoke, ed il pubblico non è composto solo da canuti e barbosi nostalgici del country rock anni ’60.
In effetti sono molti i giovani sui vent’anni, presenza che non fa sopire la speranza della funzione romantica della musica di saper unire ancora le generazioni.

Una band matura, quella dei Blackberry Smoke, con oltre 18 anni di carriera sulle spalle e la presenza costante del carismatico leader Charlie Starr, che conduce fermo e divertito un concerto ben bilanciato tra ritmi sostenuti da boogie woogie, dixie e altri più leggeri, da canzoni estive seduti attorno ad un falò.
L’approccio onesto della band fa passare in modo piacevole più di due ore, come se si stesse parlando con un vecchio amico pronto a raccontare le esperienze della vita.

Durante la serata la band ha ringraziato più volte la partecipazione calorosa del pubblico e personalmente posso affermare che di rado mi sono trovato insieme a fans così partecipi, pronti a cantare tutte le canzoni dalla prima all’ultima strofa.
Un pubblico attento e preparato, che addirittura ha preso il comando quando Starr intona le prime note di ‘Good one‘.

Una interazione sanguigna e spontanea, molto rara al giorno d’oggi che fa apprezzare come i Blackberry Smoke siano riusciti, col duro lavoro e serietà d’intenti, a conquistare un pubblico fedele anche al di qua dell’oceano, portandolo per un po’ a sognare nelle atmosfere calde degli Stati Uniti del Sud.

La band non ha scordato di omaggiare durante la serata i propri idoli, citando più vote i grandi nomi del passato – da ‘Johnny Be Good‘ a ‘Come Together‘ – per poi ritornare sul treno del presente e continuare a far danzare e cantare le persone, dimostrando di aver ben imparato la lezione e mettendo del loro per il futuro.
Menzioni d’onore sono alla ballatona ‘Medicate My Mind‘ e ‘The Whipporwill‘, che innalzano le singole ugole ad una voce corale e unisona.

I Blackberry Smoke funzionano, oltre che per le loro capacità oggettive anche per il nostro bisogno quasi fisiologico di recuperare sensazioni agresti e sociali oramai perse in una società moderna alienata.


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