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Tinariwen - Barezzi Festival

Barezzi Festival 2024 | Tinariwen

IL DESERT-BLUES DEI TINARIWEN INAUGURA LE DATE WAY DEL BAREZZI

Prima data al Teatro Valli di Reggio Emilia con la collaborazione di Festival Aperto e Fondazione I Teatri

Reggio Emilia, 17 settembre 2024 | Ph ©️ Carlo Vergani

Siamo a Reggio Emilia, nella splendida cornice del Teatro Valli, dove ad inaugurare le date del Barezzi Festival sono stati i Tinariwen per la loro unica data italiana.

I Tinariwen sono un collettivo musicale originario del Mali, al confine con l’Algeria, formatisi alla fine degli anni ‘70 ma che solo tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni ’00 iniziano a farsi conoscere nei circuiti musicali occidentali, ottenendo particolari apprezzamenti di fan del calibro di Thom Yorke, Cat Power, Wilco e instaurando collaborazioni con vari artisti , tra i quali Jack White e Kurt Vile.

Sono considerati i pionieri del “desert blues”, una miscela di musica tradizionale tuareg/africana con la fusione di chitarre stile blues, country-folk: un concerto dei Tinariwen evoca un immaginario di grandi strade americane ricamate dalle imponenti dune del deserto africano.

Il Teatro Valli si propone come elegante corniche a risaltare le affascinanti presenze della band capitanata dal Ibrahim Ag Aihabib, suo fondatore, insieme a Alhassane Ag Touhami e Abdallah Ag Alhousseyni, presenti nel collettivo dalla sua nascita e dai restanti musicisti, conosciuti durante un lungo periodo di addestramento militare, voluto dall’allora sovrano libico Mu’ammar Gheddafi. Abbandonate definitivamente le armi, a seguito di combattimenti di ribellione verso l’allora governo, i Tinariwen iniziarono a dedicarsi esclusivamente alla musica. Suonare risulta essere un atto politico e di manifestazione culturale per l’umanità tutta.

Accompagnati da un lungo applauso, salgono sul palco indossando gli abiti della tradizione tuareg.
Benvenuti nel Sahara! Un basso, quattro chitarre, percussioni tradizionali e un elemento danzante che a rotazione cambierà ruolo con una delle chitarre, stessa cosa per la voce principale, che non sarà mai la stessa.

L’uso del corpo e delle mani è uno degli strumenti per fondersi verso la platea, per raccontarci e renderci partecipi della storia.

Siamo ipnotizzati dalla danza e dal tumulto di chitarre e percussioni che creano una miscela densa di ritmica magia e profumi. In un primo momento le voci, appaiono piatte, monocorde, ma poi ci si accorge di essere entrati in un viaggio quasi psichedelico. Il battere le mani a ritmo, da parte del pubblico è stato un modo per frenare l’irresistibile voglia di alzarsi dalle comode sedute del teatro. Cosa che accadrà sul finale del concerto, quando tutti ci siamo alzati per fonderci in un ballo collettivo.

Quello a cui abbiamo assistito non è stato un concerto, ma un rituale. Le voci in simultanea, ripetitive, ci hanno trasportato in uno stato di meditazione, in luoghi desertici sconosciuti. Si respira la sabbia del deserto, la nostalgia della terra di origine, il desiderio di libertà, di lotta per i propri diritti. Nonostante le continue minacce, da parte dei fondamentalisti islamici contrari ad ogni forma d’arte, musica compresa, il gruppo è ancora unito e inneggia all’unione del popolo Tuareg contro i soprusi che il popolo è costretto a subire.

L’ultimo album dei Tinariwen si intitola “Amatssou”, uscito nel 2023, la cui traduzione dalla lingua tamashek è un invito a proseguire il proprio cammino “oltre la paura”.

Con un “grazie mille” che suona come un “grazie Emilia” i Tinariwen ci congedano da questa prima serata del Barezzi.
Il ringraziamento è reciproco, a voi, band del deserto, per averci dato la possibilità di conoscere la storia e la lotta di un popolo per i propri diritti.


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