Avishai Cohen Trio live a Roma: intesa, coesione e divertimento
Il 19 novembre, all’Auditorium Parco della Musica della Capitale, per il Roma Jazz Festival è la volta dell’Israele.
Di certo non poteva essere rappresentato da nessun altro che non fosse Avishai Cohen.
L’artista si presenterà sul palco della suggestiva sala Sinopoli con estrema puntualità e delizierà il pubblico con poco più di un’ora di live, il giusto che basta per goderne appieno della bellezza.
Sul palco insieme ad Avishai Cohen e al suo contrabbasso ci sono Eden Ladin al pianoforte e Daniel Dor alla batteria: rimarremo tutti estremamente colpiti dal notevole talento dei due, i quali nonostante la giovanissima età, non esiteranno a mostrarsi decisamente all’altezza nell’affiancare un mostro sacro del genere quale è Cohen, che anche nella scelta dei compagni di viaggio dimostra quella sicurezza un po’ borderline che in fondo è poi la sua musica.
Senza dubbio la musica dei tre è molto scritta, studiata, precisa, ma si viaggia sempre nell’atmosfera costante che vedrebbe un funambolo al di là e al di qua del filo: la base c’è, è classica, ben salda, rassicurante, ma c’è altrettanto spazio per la sperimentazione e il cedimento alla tentazione dell’osare. Bene, incredibilmente bene.
L’intesa, la coesione, il divertimento, lo stuzzicare gli standard, sono la cifra stilistica di questo concerto, che fa assaporarci più di un tipo di sonorità. Con estrema e abile eleganza si passa da accenni di musica classica a sound più moderni e scandagliati.
È come se, nonostante ormai Cohen si sia da tempo naturalizzato americano, in qualche modo le sue radici siano comunque rimaste e siano andate a contaminarsi con un suono più europeo piuttosto che a stelle e strisce. Tecnicamente assistiamo ad un’esibizione quasi perfetta, in cui l’empatia che c’è sul palco si trasferisce senza troppi tedi sul pubblico in sala.
Il trio esegue con maestria diversi brani tratti dall’album “From Darkness”, ultimo lavoro che ha visto la luce nel marzo del 2015, acclamatissimo da pubblico e critica.
Non manca naturalmente un pensiero per le vittime di Parigi, così come Cohen sa fare, in musica: ecco quindi una commovente ‘Remembering‘, una semi ballata scritta in omaggio della triste occasione, toccante e disarmante. I suoni leggeri della batteria di Dor e del piano di Ladin ci fanno riassaporare la pura essenza e la bellezza di un concerto acustico perfettamente in grado di adempiere alle aspettative, giustamente alte e chiaramente rispettate.
Tutto ciò è quindi il preludio a quella che sarà l’ultima esecuzione, una nota di immancabile classicità quale è ‘All the things you are‘, uno dei più noti standard del jazz americano degli anni quaranta.
Senza ombra di dubbio non sbaglia mica il suo mentore, nientedimeno che Chick Corea, quando definisce Avishai Cohen «un musicista geniale»: una definizione tanto apparentemente approssimativa quanto invece riassuntiva, in modo chiaro e limpido, di una piacevole realtà.
Photogallery della serata a cura di Fabrizio Giammarco
Ulteriori info sulla serata qui.