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Avatar live a Milano: che il freakshow abbia inizio

Accompagnati dal gruppo più anticonformista, ribelle e selvaggio composto da artisti disinibiti che rispondono al nome di Hellzapoppin Circus Sideshow, gli svedesi Avatar la sera del 29 marzo 2018 hanno messo a ferro e fuoco l’Alcatraz di Milano.

Dopo il busker show di Old Kerry McKee che per una mezz’ora abbondante ha prodotto un buon show percussionistico, su un palco con tutta la strumentazione coperta dal telo giallorosso da circo degli Avatar vanno in scena gli Hellzapoppin Circus Sideshow.
Venghino siori, venghino!
Se siete curiosi e volete assistere a gente impavida che gioca a tenere in equilibrio una motosega accesa con i denti o il più piccolo escapologo del mondo o il Johnny Freak immaginato in Dylan Dog con le sembianze di Lemmy dei Motörhead, potete incontrarli nello show presentato da Bruce “the Govna” Graves.

Stuntman estremi, performer che in nessun altro posto avrebbero decenza e dignità ad esibirsi.
Nik Sin, il nano escapologo, è bloccato da una camicia di forza e appeso a testa in giù su una sbarra di ferro retta a spalla dal The Govna e dal metà uomo e metà donna Mikey 5 Bucks : basta poco e sotto gli occhi attenti degli spettatori si libera con una semplicità impressionante.
Il pluri-detentore di record mondiali di mangiatore di spade Ryan Stock alza l’asticella del pericolo ingoiando una sciabola a 90 gradi e girandola all’interno del suo stomaco, da destra a sinistra: manco a dirlo, la fa ricomparire dopo urli di spavento da parte del pubblico.
Per farvi comprendere chi sia, sappiate che è l’unico al mondo ad ingoiare anche la punta da perforazione di un trapano elettrico acceso.
Inserimenti di ganci di acciaio che entrano dal naso e riescono dalla bocca e tanto ben altro su una colonna sonora che va dai Motörhead ai grandi classici rock passando anche dalla cover di ‘Black Betty‘ degli Spiderbait.
Quelli con gli HCS sono 45 minuti di spettacolo che il pubblico ha ben apprezzato e applaudito.
Uno spettacolo forte ed estremo, da rivedere assolutamente proprio per le sue performance sincere senza l’uso di effetti speciali.
Applausi misti a sentimenti a metà tra l’orrido e la meraviglia permeata di shock salutano gli HCS e appena liberato il palco si erge come baluardo il drappo con i colori ed il simbolo del Re.

Cade il drappo bicolore e sul palco si presentano gli Avatar scortati dai paggi del Re.

AvatarIl cantante Johannes Michael Gustaf Eckerström proclama la sua annunciazione e il Re, Jonas Jarlsby, ci degna della sua attenzione sbucando dietro la batteria, seduto su di un trono dorato che si eleva pian piano sopra di essa con il più regale e contenuto dei saluti cerimoniali possibili.
Arrogante, solenne, tirannico, pacchiano ma al contempo affascinante, Jarlsby rimane seduto con il suo sguardo attento, severo ma giusto, per tutta la opener ‘Glory to our king‘.

Servito dai paggetti in divisa coordinata, il Re si fa uomo tra gli uomini e imbracciata la sua fedele arma a sei corde, scende in battaglia con gli altri intonando la sua ‘Legend of the King‘.
Tutto lo show è in realtà spaventosamente intenso e coinvolgente grazie alla solida intesa dei musicisti.
Cori potenti, luci da circo che illuminano la scritta “Avatar”, ritmiche serrate e dal sapore zingaro, con l’intrusione anche di diversi siparietti tra la band ed il pubblico.
Oltre ad una grandissima presenza scenica del circo Avatar, si deve riconoscere una grande attenzione da parte del cantante nei siparietti in cui parla un ottimo italiano e interagisce e risponde alle gag con “la plebe”.
Sornione ma molto attento è il suo modo di porsi con la platea: non un monologo ma un’interazione corale che coinvolge tutti.
I pezzi si susseguono, energici e imponenti.
Gli Avatar sono un grandissimo gruppo che riesce ad unire canzoni in cui si alternano diversi ritmi e stili ad uno schiaffo visivo e circense che ammalia e conquista.
Riescono anche a proporre ‘Puppet Master‘ dove si vede l’attenzione tecnica e scenica della band con Eckerstorm che alle spalle del batterista John Alfredsson prende possesso del suo corpo e con dei fili immaginari lo comanda all’unisono come se lui fosse il suo pupazzetto.
Tim Öhrstrom alla chitarra e un solidissimo Henrik Sandelin al basso construiscono un tappeto sonoro su cui volare e immaginare che tutto sia possibile.

Ma la girandola non si ferma e il salto nel death metal più melodico di ‘War Song‘ stordisce ma è tutto controllato dalla grande qualita della voce di Eckerstorm che passa dal lirico e algido al growl più profondo senza sforzo.

Ricorda ai presenti il cammino che li sta portando dal suonare come gruppo spalla ad essere headliner della serata, facendo sold-out in molte date europee con una crescita avvenuta in pochi anni: sinceramente non esistono molti gruppi a meritare così tanto quanto gli Avatar.

Teatrali, facepainting jokerstyle, bolle di sapone, sketch con il pubblico da cui mai si distaccano, intensità e qualità esecutiva di tutti i membri: è un meraviglioso “Circus Sideshow” e la band fa in modo che tutti presenti siano rimasti pienamente soddisfatti.

Hail to Apocalypse‘ fa calare il sipario su questa serata fantastica e con gli occhi di bambini che ancora riescono a stupirsi delle meraviglie del circo e dei suoi artisti osanniamo tutti in coro «Gloria al Re, Viva il Re!».

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