Arti Vive Festival | Ride
Le giornate solieresi di Arti Vive Festival si sono inaugurate con il live dei Ride.
Sono state quattro giornate ricche di musica, teatro e bellezza che hanno animato il centro di Soliera lungo le mura del suo castello. No token, no pit, nessuna diavoleria da festival sanguisuga “moderno”. Solo passione e birrette fresche. Dal lontano 2007 Arti Vive ha il merito di riuscire a proporre un calendario musicale attento e ricercato, senza mai lasciarsi tentare dalla banalità.
C’era molta attesa per l’edizione 2024 dopo l’annuncio dei primi ospiti: i Ride, da Oxford all’Emilia per l’unica data italiana della band. A cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, il quartetto inglese è stato tra i principali esponenti del movimento shoegazing nella sua declinazione più noise, potente e melodicamente facile da memorizzare. Una miscela perfetta per far presa sul pubblico più alternativo dell’epoca.
Dopo lo scioglimento nel 1996 (causato da divergenze stilistiche maturate tra Andy Bell e Mark Gardener) e un occasionale riavvicinamento nel 2001, nessuno avrebbe immaginato che a distanza di molti anni i Ride si sarebbero riuniti. Era il 2014 e nella primavera di quest’anno, dieci anni dopo, è uscito “Interplay”. È il terzo album post reunion, il più maturo e dal fascino sicuro.
I primi seguaci iniziano a riempire Piazza Sassi rifocillandosi a piadine, gnocco fritto e arrosticini. C’è chi arriva con un sobrio e rinfrescante gelato mentre una composta fila inizia a formarsi per l’ingresso in Piazza Lusvardi, quella con l’iconica scritta “ARTI VIVE FESTIVAL” proiettata sulla facciata del castello, al di là del fossato.
La piazza è una distesa colma di orecchie curiose ed emozionate. Soprattutto per chi, fan della prima ora, mai avrebbe pensato di poterli vedere dal vivo.
Con ‘Monaco’, singolo estratto dall’ultimo album, i Ride danno inizio al concerto in cui miscelano sapientemente i brani più recenti attingendo generosamente ai grandi classici del passato. Le atmosfere si fanno a tratti dilatate, con incursioni psichedeliche, ma senza arrivare a creare quel muro di suoni che in molti si aspettavano si sarebbe abbattuto su di noi. Suoni puliti e non sempre graffianti, fanno arricciare il naso alla fan base più storica e meno legata ai brani che strizzano l’occhio al britpop. Le aspettative deluse sono il male della vita.
Tra le varie band shoegaze tornate ad ossigenare il panorama musicale internazionale, sicuramente i Ride non raggiungono gli altissimi livelli onirici di band come gli Slowdive, ma riescono ancora a solleticare molto bene il nostro udito. Un brusio di corridoio ci fa credere che potrebbero tornare in Italia nella stagione autunno/inverno, incrociamo le dita, ve li consiglio.