AMA Music Festival live ad Asolo (TV): day 04
Steve Aoki calca il palco della quarta serata di AMA Music Festival (26 agosto) quasi fosse il sultano dell’EDM, tra macchine del fuoco e coriandoli – e non pensate che sia stato il suo il miglior live della serata.
Ad aprire la quarta giornata del festival asolano nel Circus Stage ci sono i Bee Bee Sea, trio mantovano in perfetto stile Black Lips, a cavallo tra garage e psichedelia. La voce mi ricorda vagamente quella del frontman degli MGMT, Andrew Vanwyngarden, anche se la chitarra è la padrona assoluta della scena.
Arrivo tardi e riesco ad ascoltare solamente la fine del live: peccato, il potenziale è altissimo ma l’orario l’afa sono avversi ai tre.
Piccola pausa per il cambio palco ed ecco comparire due batterie: i Thee Oh Sees stanno per suonare prima di cena e su un palco talmente striminzito che i componenti si devono incastrare a tetris per riuscire a comporre la formazione.
Band di riferimento per la scena garage californiana, attiva dal 1997 con una discografia veramente prolifica, nello Stivale i quattro non godono sicuramente del successo che si meriterebbero.
Surfando in rete è difficile non essere attratti, spiazzati e sconcertati di fronte all’energia dei loro live: il frontman John Dwyer (più che un frontman sembra un direttore di scena) si muove in una danza a metà strada tra le convulsioni e l’epilessia. I membri del gruppo lo seguono senza fare troppe domande dando vita ad un suono sporco, grezzo e acido, figlio del deserto californiano, che si adatta benissimo al caldo infernale di un pomeriggio di fine agosto rendendolo quasi più sopportabile.
Il live si apre con ‘The Dream’, pezzo forse più famoso della formazione.
Si respira un’aria strana: i Thee Oh Sees sembrano aver catalizzato l’attenzione anche di chi non è avvezzo al genere, o di chi si trova sotto a quel palco sperando nell’ennesimo siparietto EDM della serata.
Si alternano pezzi come ‘Plastic Pant’, ‘Witheread Hand’ e ‘Web’, chiudendo con la new entry ‘Gelatinous Cube’.
Sotto al palco sembra essersi organizzata spontaneamente una festa a metà strada tra un rave party ed un pogo hardcore e questo non può che rendermi immensamente felice: tutti si lasciano andare in balli sgraziati, headbanging e saltelli.
Anche i fotografi, impegnati tra i cinquanta movimenti al secondo di testa di Dwyer, si uniscono alla festa e nonostante la scaletta ridotta e le minuscole dimensioni del palco, i Thee Oh Sees portano a casa un live degno o addirittura migliore di un Main Stage di qualsiasi festival internazionale.
Inutile e superfluo dire che conquistano già a scatola chiusa il mio personale premio come miglior live della serata, e ovviamente uno dei migliori del festival.
La serata prosegue con Daniele Sciolla sul Circus Stage, ragazzo interessante dalle atmosfere un po’ deep, forse non troppo adatto ad un festival estivo ma preferibile in un piccolo club.
Nella giornata di oggi AMA Music Festival ha voluto mettere insieme l’EDM (qualcosa più sulla techno/ambient forse sarebbe stato più azzeccato) con il garage rock e la psichedelica.
Personalmente l’ho trovata una scelta azzardata, il pubblico sembra troppo eterogeneo e si è visto chiaramente uno spiazzamento generale tra la prima la seconda parte della serata. Nonostante ciò è apprezzabile come l’organizzazione sia riuscita a dare così tanto spazio ad un genere “underground” in una serata che sarebbe potuta tranquillamente trasformarsi nel classico prototipo mega-dj-live sulla spiaggia.
Finalmente il Main Stage si accende con Pluswell, dj già apprezzato tra i Beach Party estivi europei e reduce dall’Ultra Music Festival di Spalato.
Ai beat preferisco però un panino gamberi e zucchine, e mi preparo psicologicamente all’ultimo live della serata. Il cambio radicale di fauna da festival mi suggerisce che Steve Aoki sta per suonare quindi mi avvicino al Main Stage senza troppe pretese.
Aoki sa sempre far parlare di sé come nessun altro, prima come business man e imprenditore della musica da ballo e ora con l’uscita per Netflix USA del suo docu-film, “I’m sleep when I’m dead”.
Il palco è un tripudio di neon roteanti reduci di una cultura visuale figlia degli anni Novanta e i pezzi non sono da meno: tra un brano e l’altro dell’artista si alternano remix di brani culto di quegli anni come ‘Smells Like Teen Spirit’ dei Nirvana e ‘What’s My Age Again’ dei Blink 182.
Si intervallano “grandi classici intramontabili” come ‘My Heart Will Go On’ e qualche piccola soddisfazione italiana come ‘L’Amour Toujour’ di Gigi D’Agostino.
Inutile dire che i fans sono in delirio, c’è chi balla e chi allunga esasperatamente il selfie stick per cercare di immortalare anche solo un frammento dell’ampollosità visuale della performance.
Dal canto mio non capisco se farmi coinvolgere in tutto ciò o se restarmene in disparte a contemplare questa bellissima e magica fiera del trash.
Lo snodo cardine della performance arriva quando Aoki arriva sul palco con una quantità non identificabile di torte di panna e si scaglia sul pubblico, lanciandogliele letteralmente in faccia al grido di «Cake me!».
Inutile dire che per i fans questo sembra essere il cordone ombelicale che li lega all’artista: tutti cercano in qualche modo di farsi coinvolgere e di afferrare qualche pezzo di torta.
La performance si chiude con una pioggia di coriandoli e stelle filanti, ma il desiderio irrefrenabile di dancefloor non si placa: salgono sul palco infatti i dj di Le Roi Soudsystem che danno una degna chiusura ad una serata tanto musicalmente indecifrabile quanto accattivante per la varietà di generi proposti.