Afterhours live a Collegno (TO): meglio Folfiri o meglio Folfox?
Chiedi a quello che sta vicino a te, c’è davvero tanta attesa per questo concerto, per scoprire gli Afterhours come daranno vita dal vivo al nuovo disco “Folfiri o Folfox”. Nome brutto, così brutto che instilla una perversa curiosità e un magnetico legame. Copertina bella, così bella che viene voglia di possedere il cd vivo. Quell’orchidea fresca su nero funebre rende solenne l’eterna e perdente lotta contro il destino generale dell’appassimento.
15 Luglio al Flowers Festival, parco di Collegno. È un luogo che molti chiamano ancora “Colonia Sonora”, qualcuno persino “Pellerossa”, dipende a quale festival si riferiscono i propri “migliori anni” di riferimento.
A pochi minuti da qui suona Luca Carboni (festival GruVillage), nemmeno lui vorrei perdermi ma, come è consuetudine, gli eventi imperdibili sono sempre in contemporanea, mentre gli eventi perdibili sono solitamente senza concorrenti. Controllate, esiste sicuramente una legge di Murphy che sintetizza il concetto meglio di me.
In apertura non c’è un ospite qualsiasi, c’è Emidio Clementi con il suo progetto Sorge insieme al producer Marco Caldera. “Mimì” stavolta è al piano, i suoi versi si arricchiscono di rime, le videoproiezioni sono parte integrante dello spettacolo. «Invece adesso che di anni ne ho 48, sono qui che scrivo versi mentre le mie figlie giocano in salotto…»
E poi gli Afterhours. Non serve essere chiaroveggenti per prevedere che la prima canzone sarà ‘Grande’. Manuel Agnelli ha deciso che in questo disco suona la chitarra acustica. Ci sta. Ma per i pezzi vecchi abbandona Gibson e suona Telecaster. Qui si aprono varie scuole di pensiero, diciamo che toglie una punta per mettere un trequartista, ne riparleremo al bar con gli amici chitarrofili.
“Folfiri o Folfox” è un disco doppio pertanto chiamo il cd1 “Folfiri” e il cd2 “Folfox”. Domanda classica dei dischi doppi, meglio l’I o il II? Come dice la canzone stessa, «meglio Folfiri o meglio Folfox?»
Le due canzoni che mi piacciono di più dell’album non sono in scaletta: ‘San Miguel’, preghiera funebre che accompagna l’anima del defunto, e ‘Folfiri o Folfox’, ovvero quando la tua vita dipende da terapie chemio e un medico fatalista. «E io mai affiderei la mia lavatrice amor se so che il riparator è un fatalista in cuor…»
Qui e per tutto l’album, le parole di Manuel Agnelli nascono dal lutto per la morte del padre. Perdita, malattia, tumore, medici, sanità… certo si parla di molte cose che non si trovano nelle nostre collezioni di dischi. Probabilmente sono i testi più “necessari” tra i suoi più recenti. Poi Dio, e ovviamente la morte: ma di altro livello di quella del sabato ammazzato dai milanesi.
La band: Giorgio Ciccarelli non c’è più, al suo posto c’è Stefano Pilia, i più l’avranno visto insieme proprio a Emidio Clementi, nei Massimo Volume. Anche Giorgio Prette non c’è più, al suo posto c’è Fabio Rondanini dei Calibro 35. Ma c’è sempre Xabier Iriondo nella sua posa statuaria tra una scarica elettrica e l’altra.
Dalla calca delle prime file, ammettiamolo, ci prendiamo sempre malissimo quando su ‘La verità che ricordavo’ Manuel inizia a roteare il microfono. Un giorno mi arriverà in faccia. Finirò sul giornale… ma non con un mio report!
Parentesi sul pubblico: avete presente il classico sbronzo che spintona a caso urlando cazzate? E quanto riesce a spezzarti l’ascolto? Ve lo ricordate tutti, c’era. Ma dopo un primo moto di odio, una sensazione di pena: ha una faccia talmente inebetita che non penso sia solo ubriaco, secondo me c’è rimasto sotto con qualche droga strana. Non so se si ripiglierà!
Comunque siamo davvero tanti. La tipa che ho a fianco a un certo punto mi dice: «vado un attimo in bagno, mi tieni il posto?» Genio.
Chiusa parentesi, ecco i numeri degli Afterhours che non ti aspetti: ‘Varanasi Baby’, ‘Solo sangue’, ‘Vedova bianca’, ‘Pop’ versione acustica, ‘Strategie’ versione elettrica… Roba del genere eccita il fan anche più dei classiconi, che comunque ci hanno abituato troppo bene.
‘Non voglio ritrovare il tuo nome’, secondo quello che ci dice Manuel, è una canzone su quando nella vita alcuni cerchi si aprono e alcuni cerchi si chiudono. Oggi il cerchio che si chiude è sulla finale ‘Bye bye Bombay’, dedicata a Emidio Clementi, la cui presenza ha aperto la serata e ora idealmente la conclude.
Insomma, è stato bello. D’accordo anche Luigi De Palma, che ha fatto le foto. Un disco intenso, un live potente, è vero: la sofferenza è la migliore ispirazione.
Comunque quando sento ‘Se io fossi il giudice’ non riesco a scacciare dalla testa eventuali allusioni a X-Factor. Pochi mesi e Manuel Agnelli inaugurerà la sua avventura televisiva. Chissà, le cose potrebbero cambiare anche musicalmente. Chissà, potrebbe essere l’ultima volta in cui sentiamo un approccio di un certo tipo. Vivere ogni concerto degli Afterhours come se fosse il mio ultimo: è una disposizione mentale che per varie ragioni mi porto dietro da sempre. Per fortuna ho sempre avuto torto, finora.
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