2Days Prog + 1 | Day 01
2Days Prog+1, tre giorni di “Veruno capitale del Prog”
Cronaca della 15ᵐᵃ edizione del festival Prog per eccellenza
Revislate, 06 settembre 2024
Giunto alla quindicesima edizione, il 2DaysProg+1 è per gli appassionati del rock progressivo una sorta di piccola Woodstock. Adagiato tra le colline del novarese e le rive del lago Maggiore, il festival da qualche anno si è trasferito dalla caratteristica Piazzetta della Musica di Veruno (che ne ha ospitato le prime edizioni) al meno pittoresco, ma senza dubbio più ergonomico e gestibile, campo sportivo di Revislate.
Organizzato dalla Ver1Musica, il 2Days Prog+1 è uno di quegli eventi che riesce nel tutt’altro che banale intento di unire alla qualità musicale un’organizzazione solida ed a misura d’uomo. A partire dal prezzo dei biglietti, a dir poco irrisorio – 5 euro a serata, 10 euro per tutta la manifestazione, costo puramente simbolico e strettamente necessario per garantire la prenotazione del proprio posto a sedere. Continuando con la qualità del cibo e della birra (anche in questo caso a prezzi davvero popolari), la presenza di numerosi banchetti in cui acquistare dischi e memorabilia, un’ampia disponibilità di parcheggio e generalmente un’atmosfera di festa da cui è davvero difficile non lasciarsi contagiare. E se ci vieni una volta, poi ci torni sempre.
Infatti, uno degli aspetti più gradevoli dell’intera manifestazione è proprio questo: chi segue questo genere, bene o male si ritrova sempre qui nel primo week-end di settembre, oggi come 15 anni fa. Perché entri nell’area concerti e ti rendi conto che in fondo in fondo ci si conosce un po’ tutti: non riesci a fare due passi che incontri un vecchio amico, qualche conoscente che bazzica nel giro del progressive oppure un musicista in attesa di salire sul palco con cui fermarsi a scambiare quattro chiacchiere.
L’atmosfera famigliare non sminuisce l’importanza dell’aspetto musicale della manifestazione. Veruno è diventato sinonimo di progressive, e sul suo palco è passato il gotha del progressive mondiale. Con un’unica regola aurea: chi passa di qui, ci passa una sola volta. Non sono ammesse repliche, se non per motivi di gravissima urgenza organizzativa. Vado a memoria, ma dovrebbe essere accaduto solo due o tre volte tipicamente per rimpiazzare al volo artisti che hanno dato forfait all’ultimo momento.
L’altra arma vincente sta nella varietà. È pur vero che siamo in un ambito, quello del progressive, all’apparenza poco incline alle contaminazioni. Ma negli ultimi le cose sono cambiate, e di parecchio. E i signori di Ver1 Musica han saputo incorporare nel palinsesto del festival un po’ tutto lo spettro dell’universo progressivo, fino a spingersi nei meandri del prog-metal. Il tutto, senza dimenticare entità più borderline o di nicchia. Il che ci ha permesso di assistere a concerti straordinari ed inediti per il nostro paese. Perché, diciamolo, se non ci fosse Veruno, certi artisti qui da noi li vedremmo col binocolo.
Ma bando alle ciance ed addentriamoci in questa edizione 2024 del 2Days Prog+1.
DAY 01 | Venerdì 06 settembre
La kermesse prende via come sempre alle 18:00 di un venerdì che ha ancora poco di estivo. Il meteo si dimostrerà comunque clemente, risparmiandoci umide sorprese sia per la serata odierna che per quella di domani. Per domenica invece la preoccupazione è palpabile, le previsioni danno pioggia certa, e proprio nei momenti clou della manifestazione.
Ma di questo parleremo più tardi, perché nel frattempo sono saliti sul palco i Caravaggio, formazione italiana che vede tra le proprie fila il cantante Vittorio Ballerio ed il chitarrista Fabio Troiani degli Adramelch, storica formazione metal nostrana, tra i precursori di quello che sarebbe diventato il prog-metal.
Archiviati gli Adramelch, il duo Ballerio/Troiani ha dato vita al progetto Caravaggio, che invece si immerge in territori più tradizionalmente progressivi, senza trascurare di infondere nella propria musica influenze mediterranee e medio-orientaleggianti ed un certo gusto pop che rende parecchio godibili i brani presentati sul palco di Veruno. Quattro in totale, tra cui l’opener ‘Rejoice’ e tre brani tratti dal loro omonimo album, uscito un paio di anni fa. Ottima prestazione, molto apprezzata anche dal pubblico presente che iniziava a popolare le file di sedie disposte nel campo sportivo.
Per chi scrive, il secondo gruppo in cartellone era oggetto di enorme curiosità, avendolo parecchio apprezzato sugli album fino ad ora pubblicati. Parliamo degli Agusa, formazione svedese di Göteborg fondata nel 2013 dal chitarrista Mikael Ödesjö.
Ben 6 dischi ed una serie di avvicendamenti alle spalle hanno portato gli Agusa a stabilizzarsi con Nicolas Difonis alla batteria, Simon Ström al basso, Roman Andrén alle tastiere e – ultima ma non ultima – l’avvenente Jenny Puertas, flautista e in buona sostanza front-woman della band.
Il loro è un rock progressivo prevalentemente strumentale, vagamente reminiscente dei Focus ma anche fortemente contaminato da atmosfere psichedeliche – queste ultime particolarmente evidenti in studio, ma meno prominenti nelle esibizioni live.
Anche per loro quattro i pezzi in scaletta, ma non chiedetecene i titoli, tutti rigorosamente in svedese stretto – sappiate solo che dal vivo sono un’esperienza, e che non vediamo l’ora di rivederli.
Mentre sul campo sportivo di Revislate sono calate le prime ombre della sera, sul palco prendono posizione Matias Eklundh ed i suoi
Freak Kitchen, probabilmente uno dei nomi più chiacchierati di questa edizione del festival. L’annuncio della loro partecipazione ha infatti suscitato pareri contrastanti, mettendo in contrapposizione il comprensibile entusiasmo dei fan della band (il loro ultimo passaggio in Italia risale al lontano 2019) ed il malcelato scetticismo da parte del pubblico piuttosto tradizionalista che frequenta abitualmente la kermesse verunese.
In effetti i punti di contatto tra l’universo progressive ed il trio svedese non sono così evidenti come nel caso dei Symphony X, anche loro chiamati a Veruno con il ruolo di headliner nella serata di domenica. Come era quasi scontato aspettarsi da una band che vede il suo punto di forza nel virtuosismo chitarristico di Eklundh, i Freak Kitchen hanno sfoderato una performance incentrata su sonorità solidamente hard/heavy, in cui qualsiasi velleità progressiva è risultata non pervenuta.
Detto questo, il concerto è risultato godibilissimo e per quanto le sue doti vocali non reggano il confronto con quelle chitarristiche. Il buon Matias e i suoi due compagni Christer Hysen (basso e voce) e Bjorn Fryklund (batteria) ci hanno offerto un rapido excursus nella discografia della band, inclusi tre brani dal nuovo album “Everyone Gets Bloody”, rilasciato nello scorso mese di maggio.
Il ruolo di headliner di questa prima giornata di festival è stato affidato ad una delle più belle voci attualmente in circolazione, quella di Anneke Van Griesbergen. La cinquantenne cantante olandese, nota per i trascorsi nei The Gathering, per le illustri collaborazioni con i vari Devin Townsend, Arjen Lucassen e Daniel Cavanagh, i progetti The Gentle Storm e Vuur e comunque titolare di un’invidiabile carriera solistica (sia a proprio nome che come Agua De Annique), si presenta a Veruno accompagnata dalla sua band elettrica, di cui fanno parte anche il marito Rob Snijders, già batterista dei Celestial Season e dei Kong, e la violinista Alle Summers. Un ottimo incentivo, dato che ultimamente l’usignolo olandese tende a performare prevalentemente in acustico.
Anche nel caso di Anneke le affinità con le sonorità progressive sono abbastanza latenti, ma fin dai primi minuti dell’opener ‘You Will Never Change’ la Van Giersbergen mette d’accordo un po’ tutti: quando dal palco arriva grande musica, le etichette perdono di significato.
Il sobrio completo nero a mezze maniche che indossa fa risaltare ancor di più la lunga capigliatura bionda, e muovendosi sullo stage con la grazia di una musa greca, Anneke ci incanta con quella voce che non mostra un filo di cedimento, perfettamente coadiuvata da una band affiatata ed in piena sintonia con il materiale presentato, ammaliando un pubblico compostamente seduto a cui offre un ampio spaccato sulla sua carriera solista, focalizzandosi in particolar modo sull’ultimo album “The Darkest Skies Are The Brightest” (fantastiche ‘I Saw A Car’ ed ‘Agape’) e su “Drive” del 2013, da cui citiamo una splendida versione di ‘Mental Jungle’ con cui ha chiuso il main set, facendo balzare in piedi tutto il pubblico per una meritatissima standing-ovation.
Non poteva mancare il doveroso omaggio ai The Gathering, infilando tra i brani solisti le apprezzatissime ‘Saturnine’, ‘The May Song’ ed una spettacolare ‘Strange Machines’. In mezzo a tutto questo ben di Dio difficile trovare spazio per presentare delle cover, ma qualche minuto da dedicare ad una delle sue più grandi influenze, la zia Kate Bush lo si doveva trovare ed ecco che ti butta lì, tra il nusco ed il brusco, una ‘Running Up That Hill’ sui cui è stato davvero difficile tenere a bada brividi e qualche luccicone.
C’è anche lo spazio con un encore, con cui si va a ritroso nel tempo per riportare alla memoria il progetto Agua De Annique con una ‘Witnesses’ con cui Anneke saluta e ringrazia il pubblico, per poi scendere dal palco lasciandosi circondare dai fan, concedendosi per le foto di rito, qualche autografo e quattro chiacchiere, con la consueta gentilezza e disponibilità che ha sempre dimostrato nei confronti di chi, in fin dei conti, ne ha sempre sostenuto la carriera.
Chiusa la serata ci avviamo verso casa, nella consapevolezza che domani saremo di nuovo qui, per la seconda giornata di festival ed un altro poker di artisti da assaporare, conoscere ed approfondire.