Nova Rock Festival 2024 | Day 02 | Avenged Sevenfold
La seconda giornata di Nova Rock si apre con l’Inghilterra, che ci regala al Blue Stage il live dei Wargasm. Sono il gruppo perfetto per svegliare quelli che qui hanno vissuto anche la notte, tornando nelle rispettive tende e al camping solo all’alba. Sono a tutti gli effetti una botta di caffeina satura di irriverenza, qualcosa che sveglia e fa correre le persone direttamente sottopalco. L’effetto funziona, siamo già in molti in prima linea.
I Wargasm sono una collisione di chitarre thrash, elettronica pompata e sex appeal, elemento che si nota soprattutto nei cantanti: Matlock e la molto bella (e svestita) Milkie Way. I tempi a disposizione, relativamente stretti, aiutano molto ad amplificare l’intensità della performance e i Wargasm soddisfano le aspettative.
Of Mice & Men salgono in cattedra con cattive intenzioni e prendono a righellate sui palmi chi ancora non si era svegliato, impartendo una sonora e violenta lezione di come miscelare metalcore e nu metal. Cattivi e inarrestabili, vomitano violenza con una sequenza di otto pezzi concentrati un 35 minuti. Tra essi la opener ‘Obsolete’, l’immancabile ‘You made me sick’, ‘Unbreakable’ per ‘Second & Sebring’, che conclude il set. Il tutto è coadiuvato da un impianto pirotecnico che ha ulteriormente scaldato i già molto accesi supporter presenti. Seriamente, viene il dubbio che il Nova Rock sia il depositario delle riserve di combustibile del passato tour dei Rammstein e che vogliano usarlo a piene mani prima che possa scadere.
Quanto può essere strano vedere dei tedeschi con cultura norrena cantare la rumena ‘Dragostea Din Tei’ all’unisono mentre ballano col il pubblico? Si tratta del campo fiorito del Valhalla calpestato dai Feuerschwanz. Si erano esibiti anche in Italia, al Live Music Club di Trezzo (MI) poche settimane fa e avevano raccolto molti consensi, ma qui è il loro feudo, siamo noi ad essere in terra straniera.
Raccolti sulle cime del loro fiordo, i Feuerschwanz cantano pezzi in tedesco e inneggiano a Thor, a Loki e alle loro epiche battaglie fino al Ragnarok. Naturalmente, non dimenticando di essere degli allegri bambini che giocano alla guerra. Il pubblico li asseconda ballando, cantando, sedendosi a terra a centinaia. L’immagine che ne scaturisce è quella di una nave vichinga carica di guerrieri che vogano al ritmo di ‘Valhalla Calling’. Spettacolari, divertenti e coinvolgenti: mattacchioni in costume con il plus di avere tra le file due donzelle con i lanciafiamme.
Ci sono poi dei gruppi che per la loro singolarità e proposta articolata hanno lo spiacevole effetto del ballo svuota pista nelle discoteche anni ’80. Laddove sei nel pieno del divertimento, ad un certo punto crolla il mood e vai a bar. Al Nova Rock, purtroppo, è accaduto con gli Igorrr.
Da un sottopalco e paltea gremiti di gente ci si è ritrovati con un capannello di un migliaio di persone a sentire vocalizzi estremi e potenti giri di basso e chitarra. È un genere di nicchia, e nella nicchia vivono completamente. I fan rimasti hanno tuttavia apprezzato.
L’offerta musicale che caratterizza il Nova Rock è estrema. Nel calderone del bill vengono inserite produzioni che più distanti tra loro non potrebbero essere ma questo è lo spirito guida del festival. Puoi avere sullo stesso palco, in sequenza, un duo folk seguito dalla peggiore death metal band alla quale seguirà, ancora, un gruppo elettronico. E con questo spirito, il Red stage offre oggi una produzione esattamente di questo tipo, tant’è che il turno adesso è del gruppo punk Neck Deep. Oltre a regalare una grande performance, i Neck Deep approfittano del palco per mantenere vivo anche in Austria il messaggio mai poco veicolato di una Palestina libera.
Sicuramente divertenti i Fäaschtbänkler, miscellanea potente di techno, ska, pop, musica classica, rock e canti a cappella, il tutto condito da sonorità punk e facendo ballare decine di migliaia di appassionati.
Per la legge del contrappasso, purtroppo lo svuota pista è capitato anche agli Yaenniver, che oltre ad aver preso il nome dalla protagonista di “The Witcher” danno l’idea di sbagliato da subito. Un po’ l’atteggiamento volgarotto ed insignificante, la sola cosa degna di nota che li fa spiccare sono i colori fluo degli abiti della cantante. La sensazione è quella di qualcuno che vuole per forza sbalordire a tutti gli effetti, e questa necessità personale emerge malamente. Molto.
È arrivata l’ora dei Pendulum, che alle 23.10 regalano una prestazione a dir poco spettacolare. Il gruppo australiano, che da poco ha suonato anche in Italia, arriva sul palco con tutta la carica dei decibel coadiuvata da uno spettacolo di luci spettacolare concentrando una qualità audio eccezionale. La drum & bass rock band sa creare una vibrazione che impedisce, letteralmente, di stare fermi. Come in un rave, siamo quasi 60.000 persone accorse a ballare sotto il palco del Red Stage.
Pompano nelle casse. e pompano forte. Oltre a basso, chitarra e batteria c’è anche una guitar synth multieffetto, la cui implementazione aiuta tantissimo a ricreare suoni che altrimenti, nei live, dovrebbero essere campionati. I Pendulum sono dei Dj, ma dei Dj che suonano, non una chiavetta USB da collegare alla console. Semplicemente fantastici, la migliore conclusione possibile per il caleidoscopio offerto oggi dal Red Stage.
Si ritorna al Blue Stage e a rimetter ordine ci pensano i Thy Art Is Murder. Sono la cosa più apocalittica di esportazione australiana dopo il regista George Miller con il suo franchise Mad Max. Brani quali ‘Reign of Darkness’ e ‘The purest strain of hate’ sono vessilli per i reietti, quelli che sopravvivono combattendo il mondo oscuro che li circonda. La death metal band australiana è intensa e veramente merita il successo che li porta in giro in ogni angolo di questo mondo.
Ci invitano con ‘Join me in Armageddon’ e non mancano esplosioni e fiamme in ogni dove. Il gruppo si mostra compatto per verve e potenza musicale, nonostante negli anni abbia cambiato più membri di Valentina Nappi. L’unico non del tutto sottotono ma evidentemente al massimo delle sue possibilità canore, è Robby Flynn. La performance risulta molto convincente e sicuramente il pubblico ha ricambiato con un mosh degno dei tempi d’oro.
A seguire i Parkway Drive, attesissimi dai più e con ben donde. Il gruppo australiano oramai da vent’anni porta in giro un metalcore urlato e cantato. Le melodie sono veicolo di testi crudi e pesanti, il cui scopo è scuotere le recondite paure insite in ognuno di noi. Winston McCall prende seriamente il suo ruolo da intrattenitore e arringa la platea quasi mai spostandosi dal fulcro della passerella. Interpreta il dolore, la voglia, le difficoltà fisicamente e non solo urlando a squarciagola nel microfono. Una performance eccellente di tutto il gruppo.
Il palco è diviso con due piattaforme, delle quali una è dedicata alla batteria. Per le finali ‘Darker still’ e ‘Wild Eyes’ il gruppo verrà coadiuvato da due violiniste ed una viola. Intenso l’intro di ‘Crushed’, durante la quale la violinista suona in testa alla passerella centrale completamente circondata dal fuoco sui lati.
Passa molto tempo prima di poter concludere la serata con gli Avenged Sevenfold.
Indubbiamente la qualità del gruppo negli anni è sempre stata alta e ha contribuito a cementare un seguito altissimo e costante di fedelissimi. Tuttavia con l’opener ‘Game over’ lasciano molto interdetti riguardo la nuova scelta musicale proposta. Non si comprende cosa vogliano proporre risultandoun po’ come Balto, che sa solo quello che non è. A contribuire la crescente perplessità, anche la confusionaria proiezione sui maxi schermi. Ad ogni modo dura poco, e gli Avenged Sevenfold tornano ad essere quelli che conosciamo.
Undici pezzi senza sosta ed il pubblico completamente stregato quando suonano i grandi classici – ‘A Little piece of Heaven’, ‘So far Away’, ‘Save me’, ‘Hail to the king’ e ‘Buried Alive’. Molto bravi, lasciano alle spalle un’esibizione che accontenta il pubblico di bocca buona ma che alimenta più di una perplessità. Vedremo più in là cosa succederà, noi per stasera ce ne andiamo a dormire.