Nova Rock Festival 2024 | Day 04 | Bring Me The Horizon
ULTIMO GIORNO DI NOVA ROCK (LA GIORNATA CHE NON SAREBBE DOVUTA ESISTERE)
Quarta giornata di Festival, a chiudere in bellezza l’edizione 2024 con i Bring Me The Horizon
Nelle sue edizioni precedenti, a tre o a quattro giorni, il Nova Rock calava il sipario di sabato sera, con uno spettacolo di fuochi artificiali a sancire la chiusura del festival. La domenica era quindi dedicata allo smontare le tende, il levare le ancora e ripartire verso casa per non mancare di timbrare il cartellino il lunedì mattina, (quasi) freschi e riposati. Anche l’edizione 2024 era partita con i soliti tre giorni ma vista la disponibilità di alcune band, si è aggiunta in corso d’opera una giornata. Senza aumentare il prezzo del biglietto. Che, ricordiamolo, a prezzo pieno prevede un costo di € 229 e comprende tutti gli spettacoli e l’accesso libero all’area green camping (comprese le docce gratuite, un supermercato attrezzato, un’area BBQ ad uso gratuito e molto altro ancora).
Anche a testimonianza della verve goliardica dell’organizzazione, siamo a presenziare una sorta di Ocktoberfest anticipato. Il palco si inaugura con l’esibizione di una banda tipica da fiera della birra. A cantare e suonare sono i protagonisti di questo festival: gli organizzatori e i volontari, il dietro le quinte. Vestiti con Dirndl e Lederhosen, allo scoccare delle 11 (di mattina) il barile di birra posto sulla passarella del palco viene aperto e si dà il via alle danze. Ed anche alle bevute, gentilmente offerte dallo sponsor.
Si è riso, scherzato e ballato fino a mezzogiorno ma tocca agli Escape The Fate riportare sui binari del metal l’ultima giornata del festival. Sono ancora almeno 30-40mila i presenti nonostante l’esodo da rientro e gli ETF, sotto il sole cocente, fanno di tutto per scaldare le persone con la loro energia dirompente. Una mezz’ora degna a constatare che la voglia di musica e di cantare non è stata portata via dalla tempesta della sera precedente. Chitarre e voci graffianti, basso e batteria pulsanti. What else? Un solo di chitarra alla fine del set, bello e lungo come i tempi passati. Energia che dimostra la validità di una carriera ventennale passata sui ogni tipo di palco – dai più piccoli ai più importanti.
A seguire i magnifici Black Stone Cherry. Sulle note di ‘Hell’s Bells’ degli AcDc, arriva sul palco Chris Robertson: il cantante, frontman della band, ci regala una voce calda e potentissima. I membri corrono su e giù per palco, indiavolati come la musica che suonano. ‘Me and Mary Jane’ apre il concerto. Con il suo riff potentemente blues, ci si sente proiettati sulle autostrade americane. ‘Hard Country’ ha una potenza metal ed una voce profonda, roca. I ragazzi del Kentucky sanno come dominare il palco e il loro country rock scorre forte nelle loro vene e nelle nostre orecchie. Parlano di vita e delle sue difficoltà, della guerra, della solitudine, dell’amore. Ma anche della lotta con i propri demoni, della mancanza e di tutto quello che un cuore può contenere e sopportare per andare avanti. Arriveranno in Italia in autunno e sarà naturalmente un appuntamento imperdibile.
Se i Judas Priest insegnano metal dagli anni ’70, i Beast in Black attingono alla lezione montessoriana e sviluppano il loro stile aggiungendo molto del mondo fantasy distopico tipico della opener ‘Blade runner’. Veloce e diretto, il santone Yannis Papadopoulos cammina su e giù dalla passerella arringando la folla con il dogma dell’heavy metal. Voce pulita, che tocca punti altissimi supportata da una sezione ritmica che ti fa muovere inesorabilmente le cinque vertebre cervicali. Sono stati una bella scoperta, tecnicamente impeccabili e anche abili imbonitori. Bravi.
Bravi tutti i giovani con il loro entusiasmo e le nuove proposte, e poi arrivano i Biohazard che falciano tutti con il loro thrash d’annata e dannato. In un attimo è subito mosh e circle pit, come se fosse il primo giorno del festival e non già tre giorni che si va avanti così. La new school vuol regnare? Sembrerebbe di sì ma sebbene lo scorrere del tempo, i nostri paladini non sono dello stesso parere. A guardarli sembra che i ventenni siano loro sul palco ed il pubblico fatica a seguirne i ritmi. Riff, tempi metal assurdi e potenza ritmica e vocale: ingestibili sul palco e quasi anche fuori. Il chitarrista salta sui monitor, poi sulla postazione video e se non fosse troppo lontano andrebbe sicuramente anche all’assalto del pubblico.
Memore del tentativo fallito, il chitarrista si lancia in mezzo al pubblico e inizia a correre nel circle pit: la folla si lascia trascinare dalla sua energia. ‘Black and White and Red all over’ sono i colori delle pastiglie di plutonio, uranio impoverito e napalm con un pò di zenzero che secondo me assumono a colazione: i Biohazard spirgionano tanta, tantissima energia. Possiamo averne anche noi? Anche mezza dose va bene, grazie.
Nel loro set c’è spazio anche per la cover di ‘We’re Only Gonna Die’ dei Bad Religion. Asfissianti per quanto non diano tregua al pubblico, facendo vedere che la old school non è solo un modo di vedere le cose passato e da compiacimento davanti alla TV seduti in poltrona. Si tratta semplicemente di quattro bestie affamate di palco unite a gente che esplode ai loro live. Questo sono i Biohazard, lo sono sempre stati dal 1987 e lo sono ancora.
L’enorme prato davanti al Blue stage è pieno di spettatori, molti dei quali accorsi solo per la giornata odierna. Quasi 80.000 persone accolgono le nipponiche Babymetal e il loro show. Oramai sono passati anni da quando si pensava ad una meteora che sfrecciava nella curiosità e nelle perplessità del mondo metal. Le ragazze, in dieci anni, hanno saputo guadagnare il rispetto dei colleghi e creare una fanbase solida. Le tre sacerdotesse raccontano, cantando e ballando all’unisono o con complicate ma attentissime coreografie, di temi importanti. Momo-metal, Su-metal e Moa-metal affrontano il bullismo parafrasando gli avvenimenti del loro dio volpe, entità ripresa anche da diversi manga (tipo Naruto, per esempio).
Salgono sul palco dopo l’annuncio di rito: si sta per entrare nell’universo del The Fox God. Con il loro cammino lento e controllato, dopo il consueto cerimoniale si scatenano con ‘Babymetal death’. Il pubblico è una voce sola con le tre ragazze, inarrestabili. Non hanno un calo per nessun pezzo proposto e mantengono vivo il controllo sullo stage ed il pubblico. Gran parte del lavoro è sicuramente fatto dall’intrattenimento delle tre cantanti ballerine, ma è imprescindibile dalla potenza e dall’immensa capacità tecnica e musicale. Il connubio tra il feroce sound e il faceto fronting ha creato uno zoccolo duro di seguaci che non perdono occasione di poter vedere dal vivo le proprie metal idol. I presenti, entusiasti, salutano le Babymetal sulle note del loro cavallo di battaglia, ‘Road of Resistance’.
Irish mood con i Dropkick Murphys: cornamusa sul piede di guerra con ‘The Lonesome Boatman’ e si comincia. «The boys are back and are looking for truble!»: venghino siori, venghino, che qui si servono birra a fiumi e guai di cui pentirsi.
Storie di proletariato, di lavoro, di fatica. Storie di debolezza nell’affrontare le difficoltà della vita. ‘You’ll never walk alone’, cantata a pieni polmoni da tutti, lascia il posto alla canzone delle donne ‘Rose Tattoo’. Ken Casey e i suoi ci ricordano che ci sono molti modi per fare le cose, ma molte volte la via irlandese è la più divertente. Durante tutto il set, erano più quelli impegnati a fare crowd surfing che gli irlandesi arrivati a Boston con l’immigrazione. I Dropkick Murphy torneranno in Austria a febbraio con una doppietta di date con setlist differenti, scelta che consente di ottimizzare una discografia e che consente di non essere mai banali.
Gli headliner della data che non ci sarebbe dovuta essere sono i Bring me the Horizon. Il quartetto metal core da anni sta facendo parlare di sé per le esibizioni live e per le qualità oggettiva della band. Sarò però sincero nel dirvi che non li seguo e per me risultano essere una novità. Quello che propongono è un genere zeppo di gruppi clone ai quali non saprei dare un’identità e quindi son giunto qui scevro da pregiudizi. Pertanto, mi crederete nel momento in cui vi dirò che i BMTH hanno fatto un concerto della Madonna!
Hanno segnato per gli altri gruppi di genere il percorso da intraprendere, sia a livello sonoro ma soprattutto dal punto di vista degli effetti visivi del palco. Completamente immerso in un insieme di luci stroboscopiche, laser, fuoco e una scenografia eccellente, i BMTH hanno creato effetti visivi paragonabili a produzioni di anime del livello di “Evangelion” o “Ghost in the Shell“, che per i fanatici sono dei capolavori. Lo fanno creando una storia lunga tutto il concerto con le proiezioni sugli schermi d’interfaccia di comunicazione come nei videogiochi che anticipano i pezzi che verrano poi suonati. Il pubblico è giustamente in delirio e anche il sottoscritto non fatica a lasciarsi andare all’entusiasmo dilagante.
Per un metallaro di lungo corso i pezzi non sono difficili e praticamente sai già dove arriveranno i vari cori e gli staccati ma non importa. Perché è impossibile non riconoscere ai BMTH l’assurdo impegno profuso per creare questo concerto. Il concept, le grafiche e gli effetti visivi sono eccezionali. E non manca neanche l’attitudine live dei componenti della band e del cantante, che con microfono in una mano e GoPro nell’altra, canta una canzone spostandosi su tutta la lunghezza della transenna riprendendosi mentre viene abbracciato cantando dai suoi fans estasiati.
In occasione di ‘Kingslayer’ sono salite sul palco le Babymetal, ed è stata la ciliegina sulla torta di questa giornata. Non l’avrei mai detto ma da stasera i BMTH hanno un nuovo fans e, soprattutto, un fan molto convinto della loro qualità live tanto da poterli inserire nella top 3 provvisoria dell’olimpo dei migliori live visti fino ad ora quest’anno.
Come d’incanto, la musica finisce e iniziano i fuochi d’artificio che con il loro rimbombare ed esplodere colori in cielo sanciscono la fine di questo Nova Rock.
Partito con qualche perplessità dettata da un bill non particolarmente attraente rispetto agli anni passati, si è rivelato un festival spettacolare. I gruppi “medi” si sono fatti onore in maniera eccezionale, non facendo rimpiangere nessuno e i “grandi” hanno confermato le attese. La varietà delle band ha fatto breccia nel pubblico, anche perché se sai far cantare, ballare e pogare, il popolo del Nova Rock non ti lascerà mai e ti supporterà sempre.
Quando sei abituato a quelli italiani, il Nova Rock sembra un festival alieno. All’ingresso del camping viene chiesto dalla sicurezza solo se hai vetro o armi o martelli che possono creare problemi e all’interno dell’area concerti è praticamente concesso di tutto tranne tre cose. Non si devono creare risse o disordini, non devi mettere in pericolo la sicurezza di qualcuno e non devi mettere in pericolo la tua incolumità. Ma di questo, ne sono quasi sicuro, parleremo di nuovo più avanti.
Per ora, see you in 2025.
E affrettatevi: dopo due giorni i primi 8.000 early bird sono spariti.