Bachi da Pietra – Necroide
“Necroide“, l’ultimo dei Bachi da Pietra, è un disco tremendo.
Nessuna negatività, ci mancherebbe, volevo solo che la recensione iniziasse con un termine spiazzante e soprattutto ambiguo.
Per così dire, appunto, tremendo.
Questo disco regala all’ascoltatore una bella botta di terrore che annichilisce dall’inizio alla fine.
È questo il mood affrontato in maniera più o meno seriosa o più o meno ironica nel sesto album del duo piemontese, il secondo sotto La Tempesta: un magone continuo, nel quale appaiono brevi attimi di serenità.
Tutto parte dalla combo ‘Blackmetal il mio folk‘ – stoner dalle cadenze metal pesanti con voce istrionica alternata ad un forte growl – e ‘Slayer and the family stone‘ – hardcore tribale con una chitarra sprezzante note di funky puramente marcio.
L’heavy in pieni anni ’80 di ‘Voodoviking‘, il blues dissacrante e spiazzante di ‘Tarli mai‘, la pausa grezza in chiave Daft Punk di ‘Apocalinsect‘, la lezione sludge di ‘Cofani funebri‘ e un finale di nemmeno 90 secondi con lo sfogo afro-industrial di ‘Danza Macabra‘: questi sono momenti salienti di un breve viaggio, scavando il baratro tra una riscoperta passione e una forte aspirazione a maturare liricamente.
Testi criptici, scanzonati.
Una metrica scomposta e ricomposta come fosse un mazzo di carte, con una perenne direzione stoner ed una ritmica spiazzante ed allucinante (‘Virus del male‘ ne è una dimostrazione in tutto e per tutto ).
Scendete nel baratro con i Bachi da Pietra, “Necroide” fa male, fa schizzare, ma risalirete sempre.
E lo farete con orecchie un po’ più accoglienti e una lieve paranoia in più, ma quest’ultima passerà.
Passerà anche la loro musica, sarà la loro forza invece che vi rimarrà fissata addosso.
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