La Conca del Disagio 2: non una notte di streghe e folletti, ma una di suoni distorti
31 Ottobre 2015: è la notte di Halloween, e tra dolcetto e scherzetto ho deciso di scegliere…disagio!
Così eccomi qui, a San Martino sul Secca (Carpi, provincia di Modena), in un luogo, l’Associazione Ekidna, che mi regala sempre grandi live e grandi emozioni.
Per la seconda serata de La Conca del Disagio – serie di serate per timpani forti organizzate da Jacopo “Gnappo” Besutti – l’Ekidna ospita Ornaments (posthc strumentale – Carpi/Bologna/Mantova), Hate & Merda (sludgenoise – Firenze) e DOLPO (ritual drone – Reggio Emilia).
Conosco bene i primi due gruppi che seguo assiduamente, ma sono molto curiosa di sentire finalmente live i DOLPO, ultima rivelazione dell’underground emiliano, particolarissimo ensamble che propone musica da monastero ispirata alla tradizione tibetana.
Verso le 23.00 vengo subito accontentata, La Conca del Disagio prende vita.
Il palco viene animato infatti da sei figuri, che si presentano al pubblico quali moderni monaci nei loro capucci neri.
Solo qualche attimo per sistemare gli strumenti e i DOLPO iniziano la loro cerimonia, tra il sacro e profano,tra doom-metal ed esoterismo, tra gli accordi distorti delle tre chitarre protagoniste e suoni dal richiamo esoterico e medievale, prodotti da vari strumenti – tra cui mi sembra riconoscere una ghironda.
Sarà Mali Yea, membro del gruppo, a confermare più tardi la mia tesi spiegandomi anche che molti degli strumenti non convenzionali presenti durante il live i DOLPO se li costruiscono da soli.
La sezione ritmica cadenzata e incalzante è affidata ad un basso e una “batteria” composta solamente da timpano e ride. Il tutto crea un tappeto di suoni lunghi e distesi dall’aspetto cupo e distorto, che ricorda la migliore tradizione del drone doom metal dei Sunn O))).
I circa 40 minuti di set in cui viene riproposto il loro ultimo lavoro (“Yak Path Sessions”, uscito sul finire del 2014), scivolano via veloci accarezzando e massacrando i timpani del pubblico che assiste a questo rito pagano dondolando sul posto.
Giusto il tempo di un rapido cambio strumentazione, e La Conca del Disagio cambia veste.
Il vero disagio della serata arriva infatti da Firenze e si chiama Hate&Merda, duo che sale sul palco con delle maschere da scheletro sopra la consueta calza nera che ne cela le reali identità.
Ritrovo i ragazzi in quest’occasione a pochi mesi dalla loro partecipazione al Pukkelpop 2015, festival annuale che si svolge nei pressi della città di Hasselt (Belgio) e che quest’anno li ha visti protagonisti sul palco degli emergenti curato da Mauro Pawlowski dei dEUS.
Sono curiosa di capire se e come quest’esperienza ha cambiato il loro modo di stare sul palco, e la risposta arriva dalla prime note di ‘L’Inesorabile Declino’, pezzo inedito che farà parte del loro nuovo lavoro e già contenuto nello split live realizzato con i Loia, che presenta al pubblico il duo sotto una luce ancor più cazzuta e convincente. Tra chitarre violentate e pestaggi selvaggi sulla batteria, i due Unnecessary aggrediscono il set con pezzi intensi e sincopati, per poi chiudere in decompressione con uno dei loro brani simbolo, ‘L’eternità Di un’Estate Terribile‘, non prima di aver regalato agli avventori dell’Ekidna anche una manciata di pezzi del loro nuovo lavoro, “La Capitale del Male”, in uscita a gennaio 2016, svelando così un suono più maturo e articolato senza andare a snaturare la loro personalità.
Finito il set degli Hate&Merda, è arrivato il momento del gruppo che a Carpi è di casa, e parlo degli emiliani Ornaments.
Non appena il gruppo sale sul palco, è chiaro a tutti che questo secondo appuntamento de La Conca del Disagio sarà un concerto diverso: infatti, la formazione che fa della sperimentazione musicale la sua cifra stilistica, presenta al pubblico parte del nuovo lavoro che al momento è in lavorazione in studio.
I nuovi brani denotano un’influenza più vicina al primo post hardcore dei Neurosis rispetto alle atmosfere più melodiche di “Pneumologic” (2013). Il quartetto, che vanta ormai più di 10 anni di carriera, sembra volersi reinventare spingendo su atmosfere più dure senza però abbandonare del tutto la vena melodica che li contraddistingue. Seppur con qualche problemino tecnico, prontamente risolto, anche il set dei tecnicissimi Ornaments scivola via velocemente, tenendo le teste del pubblico ciondolanti in una sorta di tensione positiva.
Arriva forse troppo in fretta ‘Aer‘, uno dei più bei momenti del loro ultimo lavoro e che viene ricordato anche per il favoloso videoclip.
Gli Ornaments lasciano il palco, le luci si spengono e si conclude La Conca del Disagio.
Ormai la mezzanotte è passata da un pezzo e non è più la notte di “dolcetto e scherzetto”, ma una notte come spero tante prossime future, in cui i timpani – un po’ doloranti – hanno goduto, la compagnia è stata delle migliori e la musica è stata protagonista.