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Lo Straniero - Lo Straniero

Lo Straniero – Lo Straniero


Pubblicato da La Tempesta Dischi, il primo album omonimo de Lo Straniero, band di Alessandria, è il frutto di una ricerca e di una sperimentazione musicale dal gusto un po’ anni ’80, che si autodefinisce come parte di un filone di ”Elettronica Psycho Sognante”.

Ascoltandolo, a questo genere di onirica ma energica atmosfera siamo già accompagnati a partire dalla prima, interessante, traccia del disco.
‘Speed al mattino’ si affianca subito dopo alla roboante ‘L’ultima primavera’, dedicata al fatto che «per amarsi non è mai troppo tardi».
Quest’ondata di elettronica che sembra ispirarsi al primo Battiato e a qualche reminiscenza dell’antica e pionieristica elettronica europea si intravede in tutte le altre tracce de ”Lo straniero”, come anche in ‘Rimango qui’.
In essa il testo è particolare e dark ed ha l’obiettivo di raccontare un’abbandono doloroso ma salubre e necessario.
Le storie, piccole ma rilegate ognuna entro nastri incantati sono il fulcro dell’album descritto in questa recensione.
E ‘Nera’ è uno dei casi più affascinanti in questo senso, un caso che si concentra sull’importanza cromatica dell’essere e del sentire: bianca è l’infanzia, nera l’adolescenza e così la presa di coscienza.
Con toni alla CCCP, Lo Straniero racconta quindi la crescita e la solitudine, per poi immergersi nei ‘1249 Modi’ per riuscire meglio in tutto, elencando quelle azioni tanto meccaniche quanto banali da seguire per ottenere la cosiddetta normalità.
I ‘Cavalli di carta’ fan sì che si abbandoni per un attimo l’elettronica sovrastante che accompagnano le voci maschile e femminili durante questo album, per raccontare di immagini di passatempi di bambini in mondi ormai cresciuti. ‘Braccia ribelli’ comincia con una sequenza tratta probabilmente da un film e riguarda i giovani d’oggi e la loro, a volte devastante, mancanza di posto nel mondo che li circonda, mentre ‘Jet Lag’ riecheggia con delicatezza nel ricalcare il sentimento della vicinanza, che sia solo fisica o sia anche sentimentale.
Il brano intitolato come il disco e come la band, quindi come immaginerete è ‘Lo straniero’, ondeggia sull’elettronica stile Kraftwerk e riflette sul malessere entro cui vive la popolazione, immaginando poi le vite di persone particolari e magari strane, che si ritrovano ad essere addirittura estranee a sé stesse.
La traccia numero dieci della tracklist si intitola ‘Sotto le palme di Algeri’ ed è un mix tra descrizioni di grandi città, viaggi, impressioni variopinte e ritmi altalenanti ma soavi.
A chiudere l’ascolto è ‘Angeli sulla punta di uno spillo’ un pezzo morbido ma al contempo acuto, nella sua capacità di descrivere quelle sensazioni legate alla ricerca di allineamento tra cinismo ed amore che ci possano rendere coerenti a noi stessi in ogni momento della nostra esperienza di vita.

”Lo straniero” è un disco che appare quasi come il prodotto di anni di esperienza, ricco di contaminazioni e di ispirata creatività, a tratti distante da quello che ci si aspetterebbe da una band emergente.
Questa è infatti una formazione decisa e talentuosa, pronta a tutti gli effetti a mettersi in gioco nello sterminato panorama indie italiano.

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