MarteLabel Fest live a Roma: legare il pubblico all’artista
La sera del 13 febbraio, in quanto amanti della bella musica indipendente italiana, siamo accorsi alla festa della MarteLabel nell’accogliente cornice del Monk di Roma.
Una festa dedicata ad un’etichetta ‘eclettica’, che su questo palco romano presenta la propria versione 3.0 con l’unione e l’espressione di tutte le novità 2016, le nuove produzioni in anteprima e alcuni spettacoli di circo, teatro, danza, reading letterari, mostre e live painting, che nel complesso creano una fantastica e movimentatissima notte.
Succedono infatti tantissime cose contemporaneamente in questi tre spazi, diversi ma tra loro collegati: il tanto rosso Main Stage, la Sala Camini (più piccola e in stile Old Wild West) e lo spazio esterno dall’atmosfera estiva con tavolini e biliardo.
Spazi accomunati da un cielo Capitolino che per l’occasione pare rasserenatosi concedendo una tregua dal freddo.
Si può dunque toccare con mano la scelta delle parole chiave di questo party: diversificazione ed ecletticità.
La musica sul main stage ha il proprio inizio ufficiale verso le 21, con il trio dei Moustache Prawn di Leo Ostuni, Ronny Gigante e Giancarlo Latartara che portano qui il proprio alternative rock da Fasano (BR), passando alla MarteLabel Fest come tappa del loro ”Something is growing – Tour 2016”.
Nel frattempo, già dalle 20 in Sala Camini ci si metteva in opera per il live di accompagno all’aperitivo con le atmosfere dark di Gianluca Secco, l’indie beat degli Odiens, il folk rock di Leo Folgori (recensione al disco) e un intervallo di musica mista ad un senso teatrale dei Camera.
Il tutto, prima della proiezione del cortometraggio ”Dal tramonto all’album” di Gianluca De Rubertis, accompagnato dalla colonna sonora originale tratta dal nuovo album dell’artista, ”L’universo elegante’‘, uscito ad ottobre 2015 (recensione al disco).
Tornando al main stage è il momento dei Mammoth, rock band con violino, e dopo la danza lieve della Compagnia Sinespatio tocca al duello in musica denominato ”Dellera vs De Rubertis” e animato dai musicisti stessi, che ci regalano alternandosi tra loro brani dai loro ultimi album solisti chiudendo il siparietto con una cover di Lou Reed, la straordinaria ‘Perfect day’.
Ci si guarda intorno e si scopre il circo di Irene Croce, di Canarina e della compagnia Crème & Brûlée e il teatro di Luigi Morra e Pasquale Passaretti.
Si fanno due passi all’aria aperta e si ammira il live painting di murales firmati Moby Dick.
E sulle pareti interne delle due sale, foto ed altre opere d’arte a cura di Alessandro Ribaldo, disegni creati da Cristiano Quagliozzi e Milena Scardigno e dipinti di Antonino Perrotta e Matteo Brogi, e ancora foto di Chiara Ernandez, Michela Amadei e i PP+C.
Si scorgono e si viene rapiti da visual mapping, ideati da Koreman per accompagnare, durante le loro performance Mammooth e Anudo.
Quasi ad aprire un secondo round salgono sul main stage Gli Scontati di Lorenzo Kruger (Nobraino) e Giacomo Toni, con la loro eleganza retrò ed il loro gusto disordinato: musica eccelsa, calci al pianoforte, bicchieri di vino distrutti e dita sanguinanti (fortunatamente dal pubblico arrivano cerotti e fazzoletti a soccorrere il ferito Kruger).
Nel frattempo la Sala Camini è inebriata dalle performances degli stessi artisti dell’aperitivo, che si offrono agli spettatori per la seconda parte dello show e che lasceranno spazio, a fine serata, al dj set di Son of Man.
Arriva anche il turno di UNA, che porta il suo folk pop turbolento ed un po’ di femminilità su di un palco lasciato all’elettronica degli Anudo, un progetto che è una collaborazione tra Daniele Sciolla, Giacomo Oro e Federico Chiapello.
Per chiudere un’immensa serata di bellezza ci si affida ai dj set di Sweat Drops featuring Dj Baro, Dj Stile e Funk Pope.
Una vera festa la MarteLabel Fest, un tripudio di gioia manifestata attraverso una molteplicità di espressioni artistiche.
Con il teatro, la pittura, la fotografia, il circo e soprattutto la musica, la MarteLabel fa ben capire la propria mission: legare con un filo invisibile, composto da emozioni, pubblico ed artista affinché il primo possa riconoscersi in modo imprescindibile nelle creazioni del secondo.